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Orbán sfida la Corte Penale Internazionale: “Nessun effetto in Ungheria per Netanyahu”

22 Nov 2024 - Europa

Orbán sfida la Corte Penale Internazionale e si allinea agli Stati Uniti: "Netanyahu sarà il benvenuto in Ungheria. Non riconosceremo il mandato d'arresto della CPI." Un gesto politico che divide l'Unione Europea.

Orbán sfida la Corte Penale Internazionale: “Nessun effetto in Ungheria per Netanyahu”

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, presidente di turno dell’Unione Europea, ha annunciato un gesto politico forte e simbolico, sfidando apertamente la Corte Penale Internazionale (CPI). Durante un’intervista alla radio di stato, Orbán ha dichiarato che inviterà il premier israeliano Benjamin Netanyahu a visitare l’Ungheria, assicurandogli che il mandato di arresto emesso dalla CPI non avrà alcun valore nel paese magiaro.

“Oggi inviterò il primo ministro israeliano Netanyahu a visitare l’Ungheria, dove gli garantirò, se verrà, che la sentenza della Corte Penale Internazionale non avrà alcun effetto in Ungheria e che non ne rispetteremo i termini,” ha dichiarato Orbán, ribadendo una posizione che allinea l’Ungheria agli Stati Uniti, che hanno definito “vergognosa” la decisione del tribunale.

Una sfida al diritto internazionale

La CPI ha recentemente emesso mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante l’ultimo conflitto nella Striscia di Gaza. Orbán, tuttavia, ha scelto di ignorare queste accuse, sostenendo di voler garantire un ambiente sicuro a Netanyahu durante eventuali negoziati in Ungheria.

Questa dichiarazione si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra l’Ungheria e le istituzioni internazionali, in cui il governo di Orbán ha spesso adottato posizioni divergenti rispetto agli altri membri dell’Unione Europea. Mentre Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’UE, ha ricordato che gli Stati membri devono rispettare le decisioni della CPI, l’Ungheria sembra voler seguire una strada autonoma.

Il peso politico della dichiarazione

Con questa mossa, Orbán rafforza i suoi rapporti con Netanyahu, con cui condivide una visione politica conservatrice e un approccio pragmatico ai temi della sovranità nazionale. I due leader hanno già dimostrato una stretta collaborazione in passato, con Netanyahu che visitò Budapest nel 2017 in un clima di grande affinità politica.

Orbán si presenta così come un leader disposto a sfidare apertamente le istituzioni internazionali, rafforzando il messaggio di autonomia e sovranità che da sempre caratterizza il suo governo. Questo episodio segna inoltre un nuovo capitolo nella politica estera ungherese, sempre più distante dalle tradizionali posizioni europee e più vicina a una linea filo-israeliana e filo-americana.

Le implicazioni per l’Unione Europea

Essendo presidente di turno dell’UE, la posizione di Orbán potrebbe creare frizioni all’interno dell’Unione. Il mancato rispetto delle decisioni della CPI da parte di uno Stato membro rappresenta un problema non solo legale, ma anche politico, mettendo a rischio la coesione interna dell’Unione in un momento storico già complesso.

La dichiarazione di Orbán, pur essendo un gesto politico mirato, lancia un messaggio chiaro: l’Ungheria, sotto la sua guida, continuerà a perseguire una politica estera indipendente, anche a costo di isolarsi dagli altri membri dell’Unione Europea.

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