Orban difende la sovranità ungherese: il Pride di Budapest diventa provocazione politica europea
28 Giu 2025 - Europa
Attesa per la marcia del 28 giugno, promossa dal Comune contro il divieto governativo. Il premier ungherese avverte: “Ci saranno conseguenze legali”. Cresce la tensione con Bruxelles.

Una marcia annunciata, pensata come provocazione politica
Sabato 28 giugno si svolgerà a Budapest una manifestazione che si presenta come un evento per i “diritti civili”, ma che di fatto rappresenta una sfida diretta al governo democraticamente eletto dell’Ungheria. Il Budapest Pride, che in teoria dovrebbe essere una celebrazione pacifica della diversità, si trasforma quest’anno in un’operazione politica internazionale, alla quale prenderanno parte circa 70 parlamentari europei.
Tra questi una nutrita delegazione italiana, composta da esponenti del PD, M5S, AVS, Più Europa, Azione e Italia Viva. Figure note come Elly Schlein, Carlo Calenda e Ivan Scalfarotto parteciperanno in aperta contrapposizione al divieto governativo, aggirato formalmente dal sindaco della capitale.
Karácsony autorizza il Pride contro le istituzioni centrali
Il sindaco Gergely Karácsony, leader dell’opposizione progressista al governo di Viktor Orban, ha autorizzato la manifestazione appellandosi alle competenze del Comune, forzando la cornice normativa nazionale. Secondo fonti ungheresi riportate da Magyar Nemzet e Hirado.hu, il gesto viene letto dalle autorità centrali come un atto di disobbedienza istituzionale e una violazione della divisione delle competenze.
Il premier Orban è stato chiaro: “Ci saranno conseguenze legali per chi parteciperà a una manifestazione non autorizzata”. La tensione tra potere centrale e amministrazione comunale si inserisce in un contesto più ampio di scontro tra Budapest e Bruxelles, in cui la questione LGBTQ+ viene sempre più spesso utilizzata come pretesto per attaccare la sovranità nazionale.
Perché Orban vuole vietare il Pride
La scelta del governo ungherese di vietare il Budapest Pride non nasce da un impulso repressivo, ma da una visione culturale e giuridica coerente e ben radicata nella società magiara. Al centro di questa posizione vi è l’idea che lo spazio pubblico debba essere preservato da ciò che viene percepito come propaganda ideologica, soprattutto se diretta ai minori.
Il governo Orban considera che il Pride abbia perso da tempo il suo significato originario di rivendicazione di diritti e sia divenuto invece una piattaforma politica militante, spesso radicale, che promuove modelli antropologici in netto contrasto con la visione tradizionale della famiglia e dell’identità su cui si fonda la cultura ungherese.
Nel 2021, il Parlamento ha approvato una legge che vieta la promozione di contenuti legati all’omosessualità e al cambio di sesso ai minori, nel quadro della protezione dell’infanzia. Una legge compatibile con la sovranità legislativa di uno Stato membro, ma che ha suscitato attacchi feroci da parte dell’Unione Europea.
In questo contesto, il Pride viene visto non come un evento inclusivo, ma come una manifestazione incompatibile con l’ordinamento nazionale e la protezione dei valori fondanti della comunità. Inoltre, la presenza di decine di parlamentari stranieri viene letta come una palese ingerenza politica: non un gesto di solidarietà, ma un tentativo di pressione per forzare un cambiamento culturale non voluto dalla popolazione ungherese.
Una presenza straniera che solleva dubbi sulla neutralità europea
Difficile non cogliere la dimensione ideologica dell’evento. Parlamentari italiani e di altri Stati membri sfileranno a fianco di associazioni progressiste locali, con dichiarazioni fortemente polemiche contro il governo ungherese. Calenda definisce Orban “servo sciocco di Putin”, il PD parla di “prepotenza autoritaria”, il M5S accusa il premier ungherese di condurre l’Ungheria verso un “modello regressivo”.
Il rischio, evidente, è che l’Unione Europea venga percepita non come garante del pluralismo ma come portatrice di una visione ideologica unica, che tende a punire gli Stati membri che si discostano dalla linea dominante imposta da Bruxelles e dalle sue élite culturali.
Orban: difendere la Costituzione e il diritto nazionale
Il governo ungherese non si è opposto al Pride per intolleranza, ma per una precisa scelta di ordine pubblico e coerenza istituzionale. In un momento in cui l’autorità dello Stato è costantemente messa in discussione da iniziative locali politicizzate, il ruolo dell’esecutivo è quello di garantire la tenuta costituzionale dell’intero ordinamento.
Come riportano i principali media ungheresi, il ministro dell’Interno Sándor Pintér ha avviato una verifica legale su come contrastare un’iniziativa che potrebbe violare le disposizioni in materia di manifestazioni pubbliche. Una linea chiara e coerente con il principio democratico che prevede l’equilibrio tra poteri e il rispetto della legge nazionale.
L’Ungheria non si piega: un messaggio a tutta l’Europa
Il Pride di Budapest si presenta come il simbolo di una sfida più profonda: da un lato, un’Europa che pretende uniformità ideologica in nome dei “diritti”; dall’altro, un Paese che rivendica il diritto a difendere la propria identità, i propri valori e la propria sovranità legislativa.
Viktor Orban rappresenta oggi, nel cuore dell’Europa, una voce alternativa al pensiero unico progressista. Difendere il principio che ogni nazione ha diritto a decidere sul proprio ordinamento sociale non è un atto di chiusura, ma di libertà. E la vera Europa — quella delle Patrie, delle tradizioni e delle differenze — ha bisogno anche di questo coraggio.
La Schlein parla d’amore, forse perché quando non si hanno argomenti, si parla del tempo che mette tutti d’accordo; in questo caso tuttavia, la perversione mai appagata di pittoreschi individui perennemente a caccia anche quando accoppiati, assume il carattere vorace di predatori mascherati da pagliacci che nulla hanno da condividere con l’amore e che nemmeno rappresentano chi omossessuale lo è per natura e non per scelta. Capisco che una sconosciuta che ha il solo merito di essere confusa sul suo stesso sesso, non abbia contenuti politici per cui battersi appassionatamente se non riguardano quello che vorrebbe avere nelle mutande e non ha, tuttavia la spedizione a Budapest pagata dai contribuenti, serve solo ad uno scopo: indebolire la società occidentale partendo proprio dall’erosione della sua base, la famiglia di padri e madri sempre più coraggiosi ad allevare i figli in un mondo di confusi.