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Olanda 2025: il voto che sfida Bruxelles

- Europa

Il voto olandese del 2025 spiazza Bruxelles: il Paese si divide tra il ritorno sovranista e il richiamo globalista. Un’elezione che pesa sull’equilibrio europeo.

Olanda 2025: il voto che sfida Bruxelles

📋 Riassunto dell'articolo

Le elezioni anticipate nei Paesi Bassi del 29 ottobre 2025 segnano un duello tra la D66 e la PVV di Geert Wilders, entrambe con 26 seggi. Ma rispetto alle precedenti elezioni, il leader sovranista perde terreno: il suo consenso cala e il sogno di un governo identitario sfuma, frenato dall’isolamento politico.

Il 29 ottobre 2025 i cittadini olandesi si sono recati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento dopo il crollo del governo guidato dalla destra sovranista della PVV. Il voto, tutt’altro che locale, si è trasformato in un test europeo sulla capacità dell’establishment progressista di resistere all’avanzata identitaria.
Il risultato è una fotografia nitida della spaccatura continentale: da una parte la D66, espressione del progressismo europeista, dall’altra la PVV di Geert Wilders, simbolo del sovranismo in chiave olandese. Due visioni inconciliabili di società, economia e destino europeo, entrambe ferme intorno ai 26 seggi, troppo deboli per governare da sole, ma abbastanza forti per condizionare la politica nazionale.

Crisi di governo e identità nazionale

La caduta del governo Wilders lo scorso giugno è stata l’esito di una frattura profonda: la politica migratoria. L’Olanda si trova da anni al centro di una pressione demografica crescente, con centri d’accoglienza sovraffollati e tensioni sociali sempre più evidenti. In questo clima, la promessa di “riprendere il controllo” dei confini è diventata la leva principale della PVV.
Ma la narrazione sovranista ha incontrato un muro politico: la chiusura totale dei partiti tradizionali, che hanno escluso in blocco ogni possibilità di alleanza con Wilders, nonostante i milioni di voti ottenuti. Un isolamento che ha permesso ai progressisti della D66 di recuperare terreno, posizionandosi come forza di stabilità e continuità europea.

Il calo di Wilders e la rimonta della D66

Rispetto alle elezioni del 2023, Geert Wilders esce indebolito. La sua PVV perde seggi e non riesce a confermare lo slancio che due anni fa lo aveva portato in cima ai sondaggi. Il suo messaggio resta potente ma non più travolgente: la retorica della “difesa dei confini” si scontra con la difficoltà di tradurre consenso in capacità di governo.
La D66 di Rob Jetten, invece, ha costruito la propria rimonta su un messaggio di fiducia nelle istituzioni europee e sull’immagine di un’Olanda moderna, inclusiva e ambientalista. Il suo è un successo di resistenza, più che di entusiasmo, ma sufficiente per riportare il Paese nell’alveo del blocco liberal-progressista.

Geert Wilders: l’outsider permanente

Geert Wilders resta il volto della frustrazione identitaria olandese. Demonizzato dai media e isolato dalle élite politiche, rappresenta quella parte del Paese che si sente ignorata da Bruxelles e tradita dai propri governanti.
Eppure, il risultato di queste elezioni segna una battuta d’arresto: il leader sovranista paga la frammentazione interna al suo campo e l’incapacità di costruire alleanze durature. Il consenso rimane alto, ma non sufficiente per guidare il governo. Un segnale che anche nel cuore del Nord Europa, la destra identitaria incontra la resistenza delle istituzioni e dei poteri consolidati.

Una coalizione fragile e una lezione per l’Europa

Con il Parlamento frammentato, la D66 dovrà cercare alleanze al centro e con i verdi, costruendo un governo fragile e probabilmente effimero. Il rischio è un esecutivo debole, incapace di affrontare le grandi sfide olandesi: casa, lavoro, sicurezza.
Per l’Europa, il segnale è duplice. Da un lato, la resistenza del sistema globalista; dall’altro, la prova che le idee sovraniste non sono un’onda passeggera, ma un radicamento culturale profondo. L’Olanda mostra che il consenso per la destra identitaria è ormai strutturale, anche se il potere resta in mano ai centristi.

Il bivio olandese e il destino europeo

Il voto olandese del 2025 è una radiografia dell’Europa: un continente spaccato tra chi vuole dissolversi nella tecnocrazia di Bruxelles e chi rivendica la propria sovranità. Wilders non ha perso la battaglia delle idee, ma ha subito un contraccolpo politico.
Bruxelles tira un sospiro di sollievo, ma l’onda sovranista non si ritira: resta sotto la superficie, pronta a riemergere al primo segnale di crisi. L’Olanda, come l’Europa, resta sospesa tra due visioni opposte del futuro — una che guarda ai mercati, l’altra che guarda alla nazione.

Fonti

Associated Press
Chatham House
The Guardian
Time
Al Jazeera
Reuters
Le Monde
Wikipedia – 2025 Dutch General Election

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