Muore Oliviero Toscani: genio o provocatore?
13 Gen 2025 - Italia
Scompare a 82 anni il fotografo che ha diviso l’Italia con le sue campagne choc. Tra accuse di strumentalizzazione e polemiche, resta un’eredità discussa.

La politica sopra l’arte
Non si può parlare di Toscani senza menzionare il suo coinvolgimento diretto con la sinistra radicale. Candidato con il Partito Radicale nel 1996 e nel 2006, rispettivamente con la Lista Marco Pannella e La Rosa nel Pugno, Toscani ha portato avanti una visione politica fortemente schierata, sposando cause come l’abolizione della pena di morte e promuovendo battaglie globaliste che, secondo i suoi detrattori, spesso mancavano di connessione con le vere problematiche della società italiana.
Presidente onorario di “Nessuno tocchi Caino”, associazione che si batte contro la pena capitale, Toscani ha utilizzato il suo lavoro per imporre messaggi politici che a molti sono sembrati più provocazioni fini a sé stesse che strumenti di reale cambiamento. Il suo costante utilizzo del “politicamente corretto” e della retorica progressista ha fatto di Toscani una figura divisiva, celebrata da chi ne condivideva le idee e criticata da chi le riteneva lontane dalle priorità dei cittadini.
Lo scandalo del Ponte Morandi e il divorzio dai Benetton
Uno degli episodi più rappresentativi del carattere di Toscani è la controversia legata al crollo del Ponte Morandi. Durante un’intervista radiofonica, Toscani si lasciò andare a un’uscita infelice: “Ma a chi interessa che caschi un ponte?”, una frase che indignò le famiglie delle vittime e l’intera opinione pubblica. Nonostante le sue scuse tardive, questa dichiarazione portò al suo licenziamento da Benetton, segnando la fine di una lunga collaborazione.
La vicenda non fu solo un incidente di percorso, ma un simbolo del distacco di Toscani da una sensibilità popolare spesso ignorata nelle sue opere e dichiarazioni. La sua indifferenza verso una tragedia che ha colpito profondamente l’Italia ha confermato, per molti, un atteggiamento elitario e distante dalle reali sofferenze del Paese.
Le campagne: tra provocazione e strumentalizzazione
Le campagne fotografiche di Toscani, pur riconosciute per il loro impatto visivo, hanno spesso suscitato critiche per l’uso strumentale di temi delicati. Che si trattasse di razzismo, anoressia o pena di morte, le sue immagini, definite “shockvertising”, erano più volte accusate di sfruttare tragedie personali o sociali per attirare l’attenzione sul marchio committente, senza proporre soluzioni concrete.
Un esempio emblematico è la campagna contro l’anoressia del 2007, in cui Toscani fotografò una modella gravemente malata, suscitando polemiche per la crudezza delle immagini. Molti si chiesero se il suo fosse un genuino tentativo di sensibilizzazione o solo un modo per cavalcare l’onda del sensazionalismo.
L’eredità di un artista controverso
Oliviero Toscani ha vissuto una vita all’insegna della provocazione, sia attraverso l’arte che nelle sue scelte politiche. Il suo lavoro, pur riconoscibile e influente, è stato spesso percepito come espressione di un progressismo esasperato, lontano dai valori tradizionali e dal sentire comune. Per chi crede nella sobrietà e nella genuinità del messaggio artistico, il lascito di Toscani appare segnato da una ricerca costante di scandalo più che di autenticità.
Con la sua scomparsa, Toscani lascia dietro di sé non solo immagini iconiche, ma anche un’eredità divisiva, che continua a suscitare dibattiti sul rapporto tra arte, politica e senso della misura.
L’ho sempre trovato un soggetto disonesto e spesso ripugnante.