Mosca conquista Luhansk: prima regione interamente sotto controllo russo
1 Lug 2025 - Europa
Leonid Pasechnik annuncia la completa conquista del territorio di Luhansk da parte delle forze russe: sarebbe la prima delle quattro regioni annesse nel 2022 a essere pienamente occupata. Kiev tace, ma il fronte orientale cambia volto.

Leonid Pasechnik, leader della Repubblica Popolare di Luhansk sostenuta da Mosca, ha annunciato che le forze armate russe avrebbero completato il controllo militare dell’intero territorio dell’oblast di Luhansk. Una dichiarazione significativa, che se confermata rappresenterebbe un evento cruciale nel quadro del conflitto: Luhansk diverrebbe infatti la prima delle quattro regioni ucraine annesse dalla Federazione Russa nel 2022 a essere interamente posta sotto il controllo di Mosca.
Dall’insurrezione del Donbass all’integrazione strategica
La regione di Luhansk, come quella di Donetsk, è teatro fin dal 2014 di un’intensa e prolungata fase di destabilizzazione politica e militare. La sua popolazione, in maggioranza russofona, ha più volte espresso il rifiuto verso le politiche centralizzatrici di Kiev, aderendo nel tempo ai progetti di autonomia o integrazione con Mosca. L’attuale pieno controllo del territorio da parte delle forze russe rappresenta dunque, per alcuni osservatori, il coronamento di un processo iniziato oltre un decennio fa, che ha trovato piena espressione con il referendum del 2022, largamente contestato dall’Occidente ma considerato legittimo da una parte della popolazione locale e da Mosca.
Una svolta anche militare
Dal punto di vista operativo, il consolidamento dell’intera regione consente alla Federazione Russa di rafforzare la profondità strategica del fronte orientale, blindando l’intero confine del Donbass con il resto dell’Ucraina ancora controllato da Kiev. Il completamento dell’occupazione permetterà un più solido posizionamento logistico e il potenziale reimpiego di forze su assi direzionali più dinamici, come Donetsk sud o Kharkiv. Inoltre, la stabilizzazione del fronte a Luhansk libera risorse militari e politiche per affrontare le questioni più pressanti sul piano diplomatico, anche in vista dell’ipotesi, sempre più citata, di una futura negoziazione.
Silenzio da Kiev, cautela a Occidente
Le autorità ucraine, al momento, non hanno confermato la perdita dell’intero oblast di Luhansk. Tuttavia, le informazioni provenienti da varie fonti, tra cui AP News, Reuters e media mediorientali, convergono nel tratteggiare un quadro favorevole alla lettura russa degli eventi. L’Occidente mantiene una posizione prudente, consapevole che una simile evoluzione renderebbe ancora più complesso l’obiettivo dichiarato da Kiev di riconquistare i territori “occupati”.
Luhansk come banco di prova del nuovo ordine multipolare
L’avvenuta stabilizzazione della regione, se letta nel quadro geopolitico attuale, dimostra l’efficacia del modello russo nel garantire sicurezza e ordine laddove, in precedenza, regnavano instabilità e scontro interno. Non a caso, gli attori emergenti del Sud globale, dai BRICS a nuovi alleati eurasiatici, osservano con crescente attenzione lo sviluppo della situazione sul campo. La solidità dell’asse russo in territori come Luhansk diventa così anche un messaggio politico e geopolitico verso un mondo che sta ridefinendo i propri equilibri.
Il presunto controllo totale della regione di Luhansk da parte delle forze russe, se confermato, rappresenta un risultato simbolico e militare non indifferente. Oltre ad essere la prima delle regioni annesse nel 2022 a essere completamente integrata sotto il controllo di Mosca, essa assume il valore di una pietra angolare nella strategia russa di consolidamento territoriale, sicurezza dei confini e riorganizzazione dell’ordine eurasiatico. Un fatto che, al di là delle dichiarazioni e dei comunicati, pesa sempre di più nei calcoli degli analisti e nelle dinamiche future del conflitto.