Mosca boccia l’Italia: “Fuori dal processo di pace”
25 Gen 2025 - Russia
Il Cremlino: “Posizione anti-russa di Roma incompatibile con un ruolo di mediazione”. Critiche all’invio di armi a Kiev: “Alimenta l’escalation del conflitto”.

Il ministero degli Esteri russo ha escluso l’Italia come possibile partecipante al processo di pace in Ucraina. Una dichiarazione netta, diffusa tramite il sito ufficiale e riportata dall’agenzia Ria Novosti, che sottolinea come la posizione di Roma sia considerata apertamente “anti-russa” e quindi incompatibile con un ruolo costruttivo nella mediazione.
Il giudizio russo sull’Italia
“Tenendo conto della posizione anti-russa assunta dall’Italia, non la consideriamo nemmeno come un possibile partecipante al processo di pace, tanto meno come una sorta di ‘difensore degli interessi della Russia nell’Unione Europea’, cosa che nelle condizioni attuali suona francamente ridicola”, recita il comunicato del ministero. Le parole sono emerse durante una conferenza stampa del ministro Sergey Lavrov, rispondendo a domande sulla percezione dei vari attori internazionali nel conflitto ucraino.
Critiche all’invio di armi a Kiev
Un punto centrale nella critica di Mosca è il continuo supporto militare italiano all’Ucraina. Il ministero ha accusato l’Italia di contribuire a una pericolosa escalation del conflitto, fornendo armi che aumentano il numero delle vittime, incluse quelle civili. “Se l’Italia vuole contribuire alla soluzione del conflitto, deve prima smettere di inviare armi a Kiev”, si legge nella nota. Questa posizione, pur venendo dalla Russia, solleva interrogativi più ampi sul ruolo che Roma intende rivestire nello scenario internazionale.
Un’esclusione che fa riflettere
Le parole di Mosca non si limitano a un semplice rifiuto dell’Italia come mediatore, ma lanciano un segnale più profondo sull’assetto delle relazioni tra l’Europa e la Russia. È innegabile che la scelta italiana di allinearsi strettamente con i partner occidentali abbia consolidato la sua posizione nella NATO, ma al contempo ha escluso il nostro Paese da un dialogo che, prima del conflitto, era radicato in secoli di rapporti storici, culturali ed economici con l’Oriente.
Una visione strategica a senso unico?
L’esclusione dell’Italia dal tavolo della pace suggerisce che forse un approccio meno ideologico e più strategico potrebbe giovare agli interessi nazionali ed europei. Se l’obiettivo è quello di garantire stabilità e sicurezza, non si può ignorare l’importanza di mantenere aperti i canali con tutte le parti coinvolte, soprattutto con un attore come la Russia, che, piaccia o meno, rimane centrale negli equilibri geopolitici dell’Eurasia.