Milano, Sala nega l’intitolazione della scuola a Ramelli: memoria selettiva e ideologia di sinistra
26 Mag 2025 - Italia
Il sindaco respinge la proposta di intitolare l’ITIS Molinari a Sergio Ramelli, giovane massacrato a sprangate da militanti rossi. E mentre a Varalli è già dedicata una scuola, Ramelli resta “divisivo”.

Ramelli, simbolo degli anni di piombo e vittima della violenza comunista
Sergio Ramelli, 18 anni, militante del Fronte della Gioventù, venne aggredito a Milano il 13 marzo 1975 da un commando di Avanguardia Operaia. Lo colpirono più volte con una chiave inglese davanti casa. Morì dopo 47 giorni di agonia. Pagò con la vita la colpa di pensarla in modo diverso, in un’Italia soffocata dalla violenza dell’estrema sinistra.
La proposta: intitolare a Ramelli l’ITIS Molinari
L’iniziativa è stata lanciata dal presidente del Senato Ignazio La Russa: intitolare l’Istituto Tecnico Industriale “Molinari” — frequentato da Ramelli — proprio a lui. Un atto simbolico per onorare una vittima dimenticata, che da decenni è ricordata soltanto da chi ha il coraggio di sfidare l’egemonia culturale della sinistra.
La risposta di Sala: nessun onore per Ramelli
Il sindaco Beppe Sala ha rifiutato la proposta, motivando la scelta con due argomenti: mancano “spazi disponibili” e l’intitolazione “sarebbe divisiva”. Una presa di posizione gravissima, che offende la memoria di un giovane assassinato da chi voleva imporre il pensiero unico con la violenza.
Varalli sì, Ramelli no: due pesi e due misure
A Milano esiste già una scuola intitolata a Claudio Varalli, giovane militante di sinistra morto negli stessi anni tragici. Nulla da eccepire sul suo ricordo. Ma è inaccettabile che, nello stesso tempo, Sergio Ramelli venga escluso. La sinistra celebra solo le proprie vittime, dimenticando — o peggio rimuovendo — quelle dell’altra parte. Una vergogna per una città che si definisce democratica.
Il centrodestra insorge: «Sala ostaggio dell’ideologia»
Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno criticato duramente la decisione di Sala. Riccardo De Corato ha parlato di “discriminazione ideologica”, mentre Maurizio Gasparri ha definito “incredibile” che non si riesca a riconoscere dignità a un giovane ucciso solo per le sue idee. Ignazio La Russa ha ricordato che Ramelli è un simbolo nazionale e che escluderlo è un atto di intolleranza.
Memoria storica o propaganda politica?
Ciò che emerge è una memoria a senso unico, gestita da chi, come Sala, si erge a giudice morale decidendo chi ha diritto a essere ricordato. È questa la pacificazione? È questo il superamento degli anni di piombo? Intitolare una scuola a Ramelli significherebbe ammettere che anche a destra ci furono vittime, giovani massacrati da chi rifiutava la libertà altrui.
Basta ipocrisia: onorare Ramelli è un atto di giustizia
Sergio Ramelli merita una scuola, una piazza, una via. E non per ideologia, ma per verità storica. Perché se la memoria è selettiva, diventa propaganda. Se si escludono le vittime “scomode”, si legittima la violenza. E chi oggi, nel 2025, continua a ignorare il sacrificio di Ramelli, non ha nulla da insegnare in termini di democrazia e civiltà.