Meloni sui referendum: «L’astensione è un diritto anche del centrodestra»
6 Giu 2025 - Italia
La premier chiarisce la sua posizione sui quesiti referendari dell’8 e 9 giugno: andrà al seggio per rispetto istituzionale, ma invita alla riflessione sull’astensione come strumento legittimo anche per chi non è di sinistra.

Meloni: «Vado al seggio, ma non condivido i contenuti»
Giorgia Meloni, ospite d’onore della seconda edizione de Il giorno de La Verità a Palazzo Brancaccio, ha voluto chiarire la sua posizione in merito ai referendum in programma per l’8 e il 9 giugno. Una posizione netta, coerente con la sua linea di rigore istituzionale ma anche di chiarezza politica.
«Ho scelto di dire che vado al seggio, banalmente perché sono il presidente del Consiglio dei ministri, penso che sia giusto dare un segnale di rispetto nei confronti delle urne, dare un segnale di rispetto nei confronti dell’istituto referendario», ha affermato la premier. Una scelta di responsabilità che sottolinea ancora una volta l’importanza della partecipazione democratica, anche quando si sceglie legittimamente di non votare.
Astensione: strumento politico legittimo per tutti
La vera stoccata è arrivata quando Meloni ha affrontato la questione dell’astensione, replicando alle critiche della sinistra. «Con sfumature diverse, non condivido i contenuti del referendum e, come sempre nella storia di questa nazione, quando non si condividono i contenuti di un referendum c’è anche l’opzione dell’astensione». E poi la domanda retorica che suona come una provocazione: «Astenersi è un diritto dei lavoratori solo di sinistra o è un diritto anche dei lavoratori che non sono di sinistra?».
Meloni ha voluto ristabilire un principio elementare ma spesso strumentalizzato: l’astensione non è un tradimento democratico, ma una forma di espressione politica prevista dalla nostra Costituzione. Tutti i partiti, ha ricordato, ne hanno fatto uso, a fasi alterne, in base alla convenienza del momento.
Referendum fatti e disfatti dalla sinistra
La presidente del Consiglio ha inoltre evidenziato l’incoerenza dell’opposizione: «È un referendum che tendenzialmente per la gran parte abolisce delle leggi o parti di leggi fatte dalla sinistra. Leggi che adesso la sinistra, che sta all’opposizione, chiede di abolire. Quindi diciamo ‘se la cantano e se la suonano’». Una dinamica che smaschera, secondo Meloni, l’ipocrisia di certe battaglie politiche, più utili a rilanciare una sinistra in crisi che a proporre una visione coerente.
Sulla cittadinanza: «No alla scorciatoia ideologica»
Un altro passaggio significativo riguarda il tema della cittadinanza, cavallo di battaglia progressista: «Sono contrarissima a dimezzare i tempi. Continuo a ritenere che la legge sulla cittadinanza in Italia sia un’ottima legge». Meloni ha ricordato che l’Italia, pur con i tempi attuali, è tra i paesi europei che concedono il maggior numero di cittadinanze ogni anno.
Una risposta secca a chi vorrebbe smantellare l’attuale normativa per aprire a nuove ondate di cittadinanze facili, spesso con logiche ideologiche e clientelari. Il messaggio della premier è chiaro: la cittadinanza è un traguardo, non un automatismo.