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Macron nel panico: dopo anni da megafono di Biden, scopre che l’Europa è irrilevante

16 Feb 2025 - Europa

Dopo aver alimentato la guerra con retorica incendiaria, Macron si accorge che il tavolo delle trattative è nelle mani di Trump e Putin. Il vertice di Parigi? Un disperato tentativo di rimanere a galla.

Macron nel panico: dopo anni da megafono di Biden, scopre che l’Europa è irrilevante

Il presidente francese scopre l’ovvio: l’Europa non conta più nulla

Dopo anni passati a fare da megafono alle follie di Joe Biden, Emmanuel Macron sembra aver finalmente compreso una verità che a molti era chiara da tempo: l’Europa non ha più voce in capitolo sulla guerra in Ucraina. Il presidente francese, che fino a ieri rilanciava l’idea di mandare truppe NATO sul campo, ora convoca in fretta e furia un vertice a Parigi per discutere delle sorti del Vecchio Continente.

A dare la notizia è stato il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, dal palco della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Un annuncio che ha tutto il sapore della disperazione: dopo aver passato due anni a gettare benzina sul fuoco e a sostenere acriticamente ogni richiesta di Zelensky, ora si accorgono che il tavolo delle trattative lo stanno apparecchiando gli americani con i russi, senza neanche invitarli. Il rischio, per Macron e soci, è che la partita si chiuda senza che l’Europa abbia mosso una pedina.

Un vertice inutile per salvare la faccia

Dall’Eliseo non arriva ancora alcuna conferma ufficiale sulla portata del summit, ma appare evidente che si tratta più di un’operazione di facciata che di un incontro realmente decisivo. Secondo Sikorski, sarà presente almeno il primo ministro polacco Donald Tusk. Un nome che basta a far capire che non sarà certo un vertice rivoluzionario, ma piuttosto un consesso di leader che, dopo aver sbagliato tutto sulla crisi ucraina, cercano disperatamente di restare rilevanti.

Macron, lo stesso che fino a pochi giorni fa predicava l’escalation, ora dice di voler prendere sul serio la questione della difesa europea. Un’illuminazione tardiva che non cancella i disastri causati da una classe politica miope, che ha assecondato Washington in ogni errore, senza mai chiedersi quale fosse l’interesse dell’Europa. L’industria europea ha subito il contraccolpo delle sanzioni, il costo dell’energia è esploso e interi settori economici sono stati sacrificati sull’altare della retorica atlantista. Oggi Macron finge di voler cambiare rotta, ma non è più lui a decidere.

Zelensky e il sogno di un esercito europeo

Come se non bastasse il disastro di questi due anni, Volodymyr Zelensky dal palco di Monaco ha rilanciato la sua idea di un esercito europeo. Un progetto vago e irrealizzabile, ma che serve al leader ucraino per mantenere alta la tensione e strappare nuove concessioni. “L’Europa deve avere un proprio esercito”, ha tuonato, accusando gli Stati Uniti di poter abbandonare il Vecchio Continente da un momento all’altro. Il sottotesto è chiaro: se non arriveranno più dollari da Washington, dovranno essere gli europei a mantenere l’Ucraina e a farsi carico delle sue necessità militari.

Peccato che, mentre Zelensky sogna una NATO 2.0 a guida europea, la realtà sia un’altra: l’Europa è divisa, politicamente fragile e incapace di prendere decisioni autonome. E il paradosso è che sono proprio leader come Macron e Scholz, che hanno favorito il caos attuale, a voler ora presentarsi come salvatori della situazione.

Trump detta le regole: Europa fuori dal tavolo

A mettere i puntini sulle i ci ha pensato Keith Kellogg, l’uomo di Trump per l’Ucraina, che nei prossimi giorni sarà a Kiev per trattare direttamente con Zelensky. La posizione di Washington è chiara: gli Stati Uniti si occuperanno della mediazione, l’Europa potrà, al massimo, prendere atto delle decisioni prese. “L’Europa sarà presa in considerazione, ma non sarà al tavolo dei negoziati”, ha chiarito il generale in pensione. Una sentenza che ridimensiona le velleità di Macron e compagni.

Un’Europa che ha fallito e una nuova classe politica necessaria

La situazione attuale è il risultato della miopia di una classe dirigente europea che ha preferito fare il pappagallo di Biden anziché difendere gli interessi dei propri cittadini. Macron, Scholz, Tusk e gli altri capetti di periferia hanno creduto di poter giocare alla guerra senza pagarne le conseguenze, e ora si ritrovano irrilevanti. Il futuro dell’Europa non può essere nelle mani di chi ci ha portato fino a qui: serve una nuova classe politica, capace di far valere gli interessi europei e di dire basta a politiche suicide.

Mentre gli Stati Uniti prendono in mano le redini della trattativa e l’asse Mosca-Washington si rafforza, ai leader europei non resta che l’ennesimo vertice inconcludente per provare a salvare la faccia. Ma il danno è fatto: l’Europa è fuori dai giochi e chi l’ha condotta fino a qui farebbe bene a farsi da parte.

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