L’Ue vara il Patto per gli Oceani
10 Giu 2025 - Europa
Von der Leyen lancia da Nizza una strategia integrata per difesa ambientale, industria marittima e soft power globale. In arrivo una legge europea sugli oceani entro il 2027.

L’Unione Europea vara il Patto per gli Oceani: tra soft power, strategia industriale e sovranità ambientale
L’istituzione del Patto europeo per gli oceani, annunciata da Ursula von der Leyen a Nizza in occasione della conferenza Onu sul mare, rappresenta un passo altamente significativo nel consolidamento della diplomazia blu dell’Unione Europea. L’iniziativa, pur presentata in termini ambientalisti, è in realtà un sofisticato strumento di geopolitica marittima, con implicazioni rilevanti sul piano della sovranità industriale, della competizione globale per le risorse marine e della proiezione di potenza normativa europea.
Ripristino ecosistemico e assorbimento di CO₂: tra clima e sicurezza
Uno dei capisaldi del patto è il ripristino del 20% degli ecosistemi marini europei entro il 2030. Ma al di là della retorica ecologista, questo obiettivo ha un valore eminentemente strategico: gli ecosistemi costieri e marini (come le praterie di Posidonia oceanica, i banchi corallini e le zone umide) funzionano come “carbon sink” naturali, fondamentali nella compensazione delle emissioni di gas serra.
In un contesto globale in cui la sicurezza climatica è sempre più correlata alla stabilità geopolitica, questi interventi rafforzano anche la resilienza delle infrastrutture costiere europee, esposte ad aumenti di livello del mare e a eventi meteorologici estremi.
Una strategia integrata per la sovranità marittima
Von der Leyen ha posto l’accento su una prospettiva olistica: ambiente, industria e difesa delle coste sono trattati come elementi di un’unica architettura strategica. Il Patto funge da cornice per una futura Legge europea sugli oceani, prevista entro il 2027, che codificherà vincoli e standard comuni su scala comunitaria.
Questa legge rafforzerà l’armonizzazione normativa tra gli Stati membri, andando a incidere direttamente su:
- zone di pesca esclusiva e licenze marittime,
- delimitazioni territoriali e uso delle ZEE (Zone Economiche Esclusive),
- standard navali e portuali europei, in concorrenza con quelli cinesi e americani.
Un miliardo per il Global Ocean: soft power europeo
L’Ue ha destinato un miliardo di euro a 50 progetti globali per la tutela marina, di cui 300 milioni per il sostegno alla ricerca scientifica. Questo investimento non è solo ambientale, ma anche diplomatico: si inserisce all’interno della strategia di cooperazione con il Sud Globale, soprattutto in Africa, nel Sud-est asiatico e nel Pacifico, dove la presenza cinese si sta rapidamente espandendo.
Si tratta di un chiaro tentativo europeo di contenere l’influenza marittima della Belt and Road cinese, offrendo un modello alternativo di sviluppo costiero sostenibile e regolato da standard internazionali.
Trattato per l’Alto Mare e leadership normativa
L’Ue rilancia il Trattato ONU per l’Alto Mare, approvato nel 2023 ma ancora in attesa della ratifica di almeno 60 Stati per entrare in vigore. Bruxelles punta ad assumere il ruolo guida nella sua attuazione, offrendo 40 milioni di euro attraverso il programma Global Ocean per assistere i Paesi in via di sviluppo nella gestione e protezione delle acque internazionali.
Questo posizionamento serve a rafforzare la leadership normativa dell’Unione in un ambito – quello degli “oceani globali” – che resta in gran parte privo di governance vincolante. È un tentativo di esercitare influenza normativa (“normative power”) laddove il potere militare non è praticabile.
La dimensione industriale e navale
Parallelamente alla componente ambientale e diplomatica, il Patto dedica attenzione all’industria marittima europea: cantieristica, logistica, tecnologie blu. L’obiettivo è difendere la competitività dell’Europa contro la concorrenza asiatico-americana, sostenendo anche la piccola pesca artigianale come elemento di identità e sovranità alimentare.
Tra le tecnologie promosse ci sono:
- propulsioni navali a idrogeno o metanolo verde,
- monitoraggio satellitare della pesca e della biodiversità,
- sistemi di protezione costiera basati su intelligenza artificiale.
Conclusione: un patto che è anche deterrente
Il Patto europeo per gli oceani va letto come una strategia multilivello: tutela ambientale, rilancio industriale, diplomazia economica e normativa si fondono in un disegno che rafforza la sovranità dell’Unione Europea sui propri mari e sulla governance globale degli oceani.
In un momento storico in cui la pressione sulle risorse marine è crescente — dall’estrazione dei noduli polimetallici al controllo delle rotte artiche — l’Ue cerca di garantirsi un ruolo attivo e credibile nel nuovo equilibrio marittimo globale.