Londra e Parigi accelerano sulla pace in Ucraina: quale sarà il prezzo?
3 Mar 2025 - Mondo
Starmer annuncia una "coalizione dei volenterosi" e non esclude truppe britanniche sul terreno. Trump elogiato per il suo impegno diplomatico, mentre Mosca parla di "frammentazione dell'Occidente". Zelensky resiste, ma l’Europa pensa alla tregua.

L’Unione Europea e il Regno Unito sembrano voler accelerare i tempi per un cessate il fuoco in Ucraina, con l’obiettivo di raggiungere un accordo di pace “complessivo e duraturo”. Questo è quanto emerge dalla bozza delle conclusioni del Consiglio Europeo previsto per il 6 marzo, dove si sottolinea che qualsiasi accordo dovrà includere “garanzie di sicurezza robuste e credibili” per Kiev. Tuttavia, al di là degli annunci ufficiali, resta da capire quale sarà il vero prezzo di questa “pace” e chi ne trarrà vantaggio.
La strategia di Londra e Parigi: tregua parziale e “coalizione dei volenterosi”
Il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha preso una posizione aggressiva, dichiarando alla Camera dei Comuni che la Gran Bretagna avrà un ruolo “leader” nella pace ucraina, anche con “scarponi sul terreno e aerei nei cieli” se necessario. Parole che lasciano intendere un ulteriore coinvolgimento militare britannico, mentre la Francia di Emmanuel Macron propone una tregua parziale di un mese, ufficialmente per testare la volontà russa di negoziare.
In parallelo, Starmer ha annunciato la formazione di una “coalizione dei volenterosi”, un’alleanza di Paesi pronti a garantire la sicurezza dell’Ucraina e a difendere i termini dell’eventuale accordo di pace. Un piano che, per alcuni analisti, potrebbe nascondere un obiettivo più ampio: trasformare l’Ucraina in un protettorato occidentale de facto, sotto tutela NATO.
La posizione degli Stati Uniti e il dilemma di Trump
Dagli Stati Uniti arriva un cauto sostegno alla strategia europea. Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, ha accolto con favore il fatto che gli europei stiano assumendo un ruolo più attivo nella risoluzione del conflitto, ma ha anche ammonito che devono “investire nelle capacità per farlo”. Un segnale chiaro: Washington vuole meno impegni diretti e più spese europee.
Un altro elemento chiave è il ruolo del presidente Donald Trump, che Starmer ha difeso davanti al Parlamento britannico dichiarando che “nessuno dovrebbe dubitare del suo sincero impegno per la pace”. Un’affermazione che suona come un tentativo di rassicurare i leader europei, che temono una possibile inversione di rotta americana sulle strategie NATO in caso di un secondo mandato di Trump.
La reazione di Mosca: “L’Occidente si sta frammentando”
Il Cremlino osserva con attenzione le mosse occidentali e, attraverso il portavoce Dmitri Peskov, ha dichiarato che “l’Occidente collettivo sta diventando meno collettivo”, con le posizioni dei vari Paesi che si fanno sempre più sfumate. Un chiaro riferimento alla crescente divergenza tra i governi europei su come gestire il conflitto e su chi debba farsi carico degli sforzi maggiori.
Mosca accusa inoltre alcuni governi, come quello britannico e tedesco, di far parte del cosiddetto “partito della guerra”, ossia quei Paesi che insistono nel rifornire l’Ucraina di armi e finanziamenti, anziché favorire una soluzione diplomatica. Peskov ha infine ribadito la posizione russa secondo cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non vuole la pace e andrebbe “costretto” a negoziare.
Zelensky rilancia: “La Russia deve essere costretta alla pace”
Dal fronte ucraino, Zelensky ha invece accusato Mosca di non avere alcuna intenzione di fermare il conflitto. Su Telegram, il leader di Kiev ha denunciato un’intensificazione degli attacchi russi, con più di 1.050 droni da attacco e oltre 1.300 bombe aeree lanciate sul territorio ucraino nell’ultima settimana. Per il presidente ucraino, “chiunque voglia negoziare non colpisce intenzionalmente i civili con missili balistici”.
Ma la sua posizione è sempre più delicata. Mentre l’Europa avanza con piani di tregua e negoziati, Zelensky continua a insistere sulla necessità di un maggiore supporto militare, sostenendo che la guerra non potrà finire senza un rafforzamento delle difese ucraine e delle garanzie di sicurezza occidentali. Una strategia che rischia di entrare in rotta di collisione con l’approccio più diplomatico che alcuni governi europei sembrano voler adottare.
Quale pace per l’Ucraina?
La pace sembra dunque ancora un miraggio, nonostante i negoziati in corso. Il rischio concreto è che un accordo di pace imposto dall’Occidente non tenga conto delle reali condizioni sul campo e serva più agli interessi strategici di Londra, Parigi e Berlino che a quelli dell’Ucraina.
Se la Gran Bretagna spinge per una maggiore militarizzazione della situazione e la Francia propone tregue tattiche, il Cremlino avverte che la “frammentazione dell’Occidente” potrebbe aprire nuove crepe nel fronte anti-russo. Intanto, Zelensky continua a chiedere più aiuti e più armi, ma quanto ancora potrà farlo senza perdere il sostegno di quei Paesi che iniziano a intravedere un possibile accordo con Mosca?
Resta da capire chi guiderà davvero questo processo: gli europei, con un piano autonomo di pace e sicurezza, oppure gli Stati Uniti, con la possibilità di una nuova strategia sotto la guida di Trump? Ciò che appare certo è che questa guerra non è solo una questione tra Kiev e Mosca, ma il campo di battaglia di un più ampio scontro geopolitico, in cui la posta in gioco è il futuro degli equilibri internazionali.