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L’odio della sinistra contro Norma Cossetto: negare la memoria per difendere Tito

1 Mar 2025 - Approfondimenti Politici

Dalla Toscana alla Puglia, vandalismi e insulti contro la memoria di una giovane seviziata e gettata viva in una foiba. Silenzio della sinistra, che continua a difendere il carnefice Tito.

L’odio della sinistra contro Norma Cossetto: negare la memoria per difendere Tito

L’ennesimo attacco alla memoria di Norma Cossetto non è solo un insulto alla storia, ma soprattutto una dimostrazione inquietante di come l’odio ideologico porti una parte della sinistra italiana a negare persino il rispetto per la vita umana. Una giovane donna, brutalmente seviziata e gettata viva in una foiba nel 1943, continua a essere bersaglio di disprezzo e negazionismo solo perché la sua tragedia non si allinea alla narrazione politica di chi ancora oggi preferisce onorare il suo carnefice, il maresciallo Tito.

Il dovere della sinistra: difendere Tito e infangare le vittime

L’atteggiamento di chi cerca di sminuire la tragedia delle foibe è il riflesso di una realtà più profonda: per una parte della sinistra, è ancora un dovere morale difendere la memoria di Tito, il macellaio dei confini orientali, colui che sterminò migliaia di italiani e che puntava a conquistare le terre del nord-est. Senza l’eroica resistenza dei partigiani bianchi, che combatterono contro il doppio nemico – il nazismo da una parte e il comunismo titino dall’altra – oggi Trieste e l’intera Venezia Giulia sarebbero finite sotto il giogo della Jugoslavia socialista.

Eppure, chi dovrebbe riconoscere e condannare il passato di questo criminale di guerra, continua a tacere. Lo stesso Tito che fece trucidare civili, donne e bambini nelle foibe è ancora un punto di riferimento per chi, con imbarazzo, evita di prendere le distanze da quel sanguinario passato.

Campiglia Marittima: Norma Cossetto è “controversa”, ma Tito no

A Campiglia Marittima, nel livornese, la giunta di sinistra ha respinto la proposta di intitolare una strada a Norma Cossetto, definendola una “figura controversa”. Una ragazza violentata e uccisa per la sola colpa di essere italiana viene messa in discussione, mentre nelle stesse città non si trova nessuna esitazione a dedicare strade e piazze a personaggi della storia comunista, compresi coloro che furono complici delle stragi titine.

Questo doppiopesismo è la dimostrazione di una verità scomoda: per certa sinistra, non tutte le vittime meritano rispetto. Se sono vittime del comunismo, allora si possono infangare, negare o dimenticare. Se invece appartengono alla narrazione ufficiale della Resistenza, vengono elevate a simbolo senza alcun esame critico.

Lecce: la panchina tricolore sfregiata in nome dell’odio

Lo stesso odio si è manifestato a Lecce, dove una panchina tricolore dedicata a Norma Cossetto è stata vandalizzata e trasformata in una bandiera palestinese. Un gesto che non solo oltraggia la memoria di una vittima innocente, ma che mostra come il fanatismo ideologico sia ancora più forte del rispetto per la vita umana.

Dietro a questi atti c’è una matrice ben precisa: negare le vittime delle foibe significa legittimare, ancora oggi, la furia anti-italiana che spinse Tito, con la connivenza e complicità di alcuni comunisti italiani, a trucidare migliaia di persone. Non è solo una questione di memoria, ma di giustizia.

Il silenzio della sinistra: complicità o paura della verità?

Di fronte a questi episodi, il silenzio della sinistra è ancora più grave della negazione stessa. Nessuna parola da parte di Elly Schlein, Giuseppe Conte o degli altri esponenti dell’opposizione. Eppure, se fosse accaduto l’opposto – se una panchina dedicata a una vittima della Resistenza fosse stata vandalizzata – avremmo assistito a mobilitazioni, indignazione e denunce su tutti i media.

La verità è che per la sinistra esistono vittime che meritano rispetto e vittime che devono essere dimenticate. Il loro imbarazzo davanti ai crimini di Tito e dei suoi complici dimostra che non sono pronti a fare i conti con il passato. Tacere su Norma Cossetto significa avallare, ancora oggi, quell’odio ideologico che giustificava gli eccidi nelle foibe.

Il rispetto per la vita umana al di sopra delle ideologie

Questa non è una battaglia politica, ma una battaglia di civiltà. Norma Cossetto non deve essere ricordata perché appartiene a una parte politica, ma perché è stata una vittima innocente di una violenza efferata.

Negare il rispetto per la sua storia significa accettare l’idea che alcuni morti contino più di altri, che alcune vittime possano essere derise e dimenticate in nome dell’ideologia. Questo è il vero pericolo: quando la politica decide chi merita pietà e chi no, nessuno è più al sicuro.

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