L’Italia si riscopre regista tra USA e UE
18 Mag 2025 - Italia
Nel cuore di Roma va in scena il nuovo equilibrio occidentale: l’Italia fa da ponte tra la forza di Trump e l’Unione Europea in crisi di leadership.

Meloni guida l’Occidente tra l’inconsistenza di Bruxelles e la nuova America di Trump
Il vertice trilaterale svoltosi il 18 maggio a Palazzo Chigi ha offerto un’immagine plastica del nuovo ordine occidentale: Giorgia Meloni al centro, a coordinare da vera statista il dialogo tra Ursula von der Leyen, sempre più debole e in bilico a Bruxelles, e J.D. Vance, il vicepresidente di un’America finalmente tornata forte grazie a Donald Trump.
Il clima era chiaro: Meloni come ago della bilancia. A fianco a lei due interlocutori con visioni molto diverse, ma entrambi consapevoli che senza l’Italia non si va da nessuna parte. E così è toccato proprio alla premier italiana fare da ponte tra le esigenze di un’Europa appesantita da burocrazia e ideologia e gli interessi di un’America che, con Trump, torna a difendere il lavoro e la produzione interna.
Vance ringrazia Meloni: “Ponte tra Stati Uniti ed Europa”
L’elogio del vicepresidente americano J.D. Vance è stato netto. Non un rituale diplomatico, ma un riconoscimento sincero: “Meloni è una buona amica e una leader capace di costruire ponti”. E ha aggiunto: “Questo è l’inizio di un dialogo commerciale che spero sia fruttuoso per entrambe le sponde dell’Atlantico”. Una chiara apertura a nuovi scenari di cooperazione economica, dopo anni di imposizioni a senso unico da Bruxelles.
Von der Leyen prova a restare in partita
Ursula von der Leyen, giunta con il solito atteggiamento da maestrina, ha dovuto riconoscere che i tempi del monopolio ideologico dell’UE sono finiti. Ha parlato di commercio equo e di una pace “giusta e duratura” in Ucraina, ma senza slancio né convinzione. Sembrava seguire l’agenda dettata da Meloni, più che guidare la discussione. D’altra parte, la sua ricandidatura è appesa a un filo, mentre le prossime elezioni europee si annunciano come un terremoto per l’establishment.
Ucraina e dazi: le sfide su cui l’Italia può dire la sua
Il tema della guerra in Ucraina, ormai in una fase di logoramento e impopolarità, è stato affrontato con l’intento comune di trovare una via d’uscita diplomatica. Ma è chiaro che se c’è oggi un leader europeo in grado di portare avanti questo processo con credibilità, quella è Giorgia Meloni. Non certo chi, come von der Leyen, ha cavalcato lo scontro per anni senza mai avere un vero piano.
Sul fronte commerciale, l’Italia si candida a essere il mediatore tra la spinta protezionistica americana – oggi più che mai legittima – e un’Europa che ha finito per penalizzare le proprie industrie con ideologie ambientaliste e normative folli.
Meloni, leader del nuovo asse occidentale
Con questo vertice, Giorgia Meloni ha rafforzato la sua immagine internazionale. Non più solo la presidente del Consiglio italiana, ma una vera guida per un’Europa dei popoli e delle identità. In un momento in cui Macron affonda nei sondaggi e Scholz è sparito, l’unica vera leader capace di sedersi al tavolo con Washington a testa alta è lei.
L’incontro di Palazzo Chigi non è stato solo una formalità diplomatica, ma la fotografia di un cambiamento in atto: l’Italia torna centrale, l’asse con l’America trumpiana prende forma, e l’Europa del futuro – se vuole sopravvivere – dovrà abbandonare l’autoreferenzialità tecnocratica per tornare a parlare il linguaggio della realtà. E Meloni, oggi, è l’unica che questo linguaggio lo conosce e lo sa usare.