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L’Italia si è legata mani e piedi all’Ucraina, ma ora paga il conto: USA e Russia trattano, noi restiamo isolati

12 Feb 2025 - Geopolitica

Dopo anni di fedeltà cieca alla strategia di Washington, l'Italia rischia di essere la grande sconfitta della nuova fase geopolitica. Con USA e Russia che tornano al dialogo, Roma si ritrova senza alleati e senza un piano per il futuro.

L’Italia si è legata mani e piedi all’Ucraina, ma ora paga il conto: USA e Russia trattano, noi restiamo isolati

Il sostegno italiano all’Ucraina: un’adesione acritica agli interessi di Washington

Sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, il governo italiano ha scelto di allinearsi in modo totale alla strategia degli Stati Uniti e della NATO. Dai governi di Mario Draghi fino a Giorgia Meloni, Roma ha sostenuto economicamente e militarmente Kiev, adottando senza riserve tutte le misure sanzionatorie contro la Russia e accettando persino il progressivo sganciamento energetico da Mosca, nonostante i costi per l’economia nazionale.

Tale decisione non è stata il frutto di un’analisi degli interessi nazionali italiani, ma di una volontà di accreditarsi come partner affidabile agli occhi di Washington. Nel luglio 2023, il Presidente Joe Biden ha pubblicamente lodato Giorgia Meloni per il suo “forte e incondizionato sostegno” all’Ucraina, rafforzando l’idea che l’Italia avesse definitivamente sposato la linea angloamericana sulla guerra.

Tuttavia, ora che il quadro geopolitico si sta ridefinendo, emergono le prime crepe di questa strategia. Mentre gli Stati Uniti stanno rivedendo le proprie priorità globali, l’Europa e l’Italia rischiano di restare con il cerino in mano.

Washington e Mosca tornano al dialogo: l’Europa esclusa dai giochi

Negli ultimi mesi, si sono moltiplicati i segnali di un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Le dichiarazioni del nuovo inquilino della Casa Bianca suggeriscono un cambio di strategia: nonostante il supporto ufficiale all’Ucraina, la priorità americana è ora contenere la Cina e rafforzare il controllo sul Pacifico.

A conferma di questo cambio di rotta, diverse fonti diplomatiche parlano di un rinnovato interesse di Washington per il dialogo con Mosca, al fine di evitare che la Russia scivoli definitivamente sotto l’influenza di Pechino. Questo scenario spaventa soprattutto l’Unione Europea, che si trova sempre più ai margini delle grandi decisioni strategiche.

Secondo un’analisi dell’ISPI, l’Europa rischia di essere “marginalizzata” nei nuovi equilibri globali, ridotta a spettatrice mentre le due superpotenze ridisegnano la mappa del potere. Questo è il risultato di anni di scelte errate: invece di perseguire una politica autonoma, Bruxelles ha accettato di essere una semplice estensione degli interessi americani.

Russia e Italia: la rottura di un asse strategico

Per decenni, l’Italia ha mantenuto un rapporto privilegiato con la Russia. I governi italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno sempre riconosciuto l’importanza strategica di Mosca come partner economico ed energetico.

Nel 2019, l’allora Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi affermava che “è impensabile per l’Italia ignorare la Russia”, sottolineando l’importanza del dialogo tra Roma e Mosca. Tuttavia, con l’arrivo del conflitto ucraino, questa politica è stata completamente ribaltata.

Le sanzioni hanno azzoppato il commercio tra i due paesi, l’Italia ha perso l’accesso privilegiato alle risorse energetiche russe e i rapporti diplomatici si sono deteriorati. E mentre paesi come la Francia e la Germania hanno mantenuto canali di comunicazione aperti con il Cremlino – come dimostrato dai continui contatti tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin nel 2022 – l’Italia si è distinta per una posizione di chiusura totale.

Il risultato? Oggi Roma è tagliata fuori da qualsiasi trattativa con la Russia e si trova nella posizione peggiore possibile: dipendente dagli Stati Uniti, ma senza alcuna garanzia di tutela dei propri interessi.

Il rischio di una Russia ostile e le conseguenze per l’Italia

Mentre gli USA possono permettersi di riallacciare i rapporti con la Russia perché il loro obiettivo principale è contenere la Cina, l’Europa e l’Italia rischiano di ritrovarsi in una posizione svantaggiosa.

Da un lato, Washington continuerà a esercitare pressioni su Roma per mantenere una politica anti-russa, impedendole di riallacciare i rapporti economici con Mosca. Dall’altro, la Russia non dimenticherà il ruolo dell’Italia nel conflitto e potrebbe escludere il nostro paese da future collaborazioni strategiche, privilegiando invece partner più affidabili come la Cina, l’India e persino alcune nazioni europee meno ostili.

Un esempio concreto è la questione del gas: mentre l’Italia si è affrettata a interrompere le forniture russe, la Germania ha mantenuto una posizione più pragmatica, lasciando aperta la possibilità di un futuro riavvicinamento. Berlino potrebbe quindi beneficiare di un ritorno ai rapporti economici con Mosca prima di noi, rendendo l’Italia ancora più vulnerabile dal punto di vista energetico.

Una politica estera fallimentare: è tempo di cambiare rotta

L’errore principale della politica estera italiana degli ultimi anni è stato quello di rinunciare a qualsiasi forma di autonomia strategica. Il governo ha adottato in maniera acritica le direttive di Washington, senza considerare le conseguenze a lungo termine per il nostro paese.

Oggi è chiaro che questa strategia ci ha resi più deboli:

  • Abbiamo perso il nostro principale fornitore energetico e ora paghiamo il gas a prezzi molto più alti rispetto al passato.
  • Siamo esclusi dai negoziati tra USA e Russia, mentre altri paesi europei mantengono margini di manovra.
  • Ci troviamo esposti alle conseguenze di un conflitto che non abbiamo contribuito a risolvere, ma che abbiamo solo assecondato passivamente.

È necessario un cambio di paradigma. Il governo italiano deve avere il coraggio di recuperare una politica estera autonoma, difendendo prima di tutto gli interessi nazionali. Il ritorno a un dialogo con Mosca non deve essere un tabù, ma una necessità strategica per il futuro dell’Italia.

Se continueremo a seguire la linea di Washington senza alcuna autonomia, saremo condannati a un ruolo di secondo piano in Europa e nel mondo. Ora che il contesto geopolitico sta cambiando, è il momento di riconsiderare le nostre alleanze e costruire una politica estera basata sulla realtà degli interessi nazionali, non sulle pressioni di potenze straniere.

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