L’America in piazza: le proteste contro Trump infiammano le città
10 Giu 2025 - USA
Da Los Angeles a Seattle, New York a Atlanta: la mobilitazione contro la linea dura di Trump sull’immigrazione si estende, cresce la tensione e il ricorso all’esercito diventa inevitabile.

Il pugno duro dell’amministrazione Trump
Mentre le proteste si moltiplicano in numerose città americane — da Los Angeles a New York, passando per San Francisco, Seattle, Atlanta, Dallas e Louisville — la Casa Bianca ribadisce con fermezza la propria linea sull’immigrazione. Il presidente Donald Trump ha promesso una politica di tolleranza zero verso l’immigrazione illegale, ponendo al centro della sua presidenza la sicurezza dei confini e la protezione della sovranità nazionale.
Los Angeles epicentro della tensione
A Los Angeles la situazione è degenerata in scontri violenti: secondo CNN e NBC, la polizia ha usato granate stordenti e proiettili di gomma per disperdere circa un migliaio di manifestanti. Alcuni di essi sventolavano bandiere messicane e bandiere americane capovolte, simbolo di dissenso radicale e di rifiuto dell’identità nazionale. Una provocazione evidente che ha contribuito a far degenerare la situazione.
La risposta dello Stato: mobilitati 2.800 militari
Per evitare che il caos prendesse piede, l’amministrazione ha autorizzato il dispiegamento di una task force composta da 2.100 soldati della Guardia Nazionale e 700 Marines. Una mossa necessaria per garantire l’ordine pubblico e proteggere personale e infrastrutture federali, ha spiegato il Northcom, il Comando Settentrionale degli Stati Uniti. La Task Force 51 opera principalmente nell’area metropolitana di Los Angeles.
Scontri e arresti anche in altre città
Anche a San Francisco la tensione è alta: almeno 150 manifestanti sono stati arrestati, mentre a New York si parla genericamente di “diverse persone” fermate. L’obiettivo, secondo le autorità, è contenere i disordini e impedire che le manifestazioni scivolino in atti di violenza e vandalismo come accaduto in passato.
Media e attivisti: il solito doppio standard
Non sono mancati episodi di tensione anche tra forze dell’ordine e giornalisti. La CNN riferisce che una sua troupe è stata allontanata dalla zona di protesta a Los Angeles e due membri della sicurezza dell’emittente sono stati brevemente fermati. Reporter sans Frontières e il Los Angeles Press Club parlano di 27 episodi di “attacchi” ai giornalisti. Un racconto che tende, come spesso accade, a ribaltare il piano della responsabilità, accusando le forze dell’ordine mentre si sorvola sulle illegalità e provocazioni dei manifestanti.
Una protesta eterodiretta?
Ciò che emerge con evidenza è che, dietro le proteste per i “diritti dei migranti”, si muovono organizzazioni militanti e radicali che approfittano del contesto per attaccare l’autorità statale e la legittimità delle istituzioni. Il fatto che si sventolino bandiere di altri Paesi nelle piazze americane dovrebbe far riflettere su chi e cosa queste manifestazioni rappresentino realmente: non un moto spontaneo di cittadini, ma un attacco ideologico a un modello di società basato su confini, legge e identità nazionale.
Trump: “Non faremo un passo indietro”
Nonostante la pressione mediatica e la narrativa vittimistica amplificata da certi ambienti progressisti, il presidente Trump ha confermato la volontà di procedere con i piani per rafforzare le frontiere, colpire le reti di immigrazione illegale e garantire che il rispetto della legge torni ad essere il cardine della convivenza civile negli Stati Uniti. In un momento in cui molte democrazie cedono al ricatto delle piazze, l’America guidata da Trump dimostra che la sicurezza non è negoziabile.
L’Insurrection Act spiegata per il pubblico italiano
L’Insurrection Act, o “Legge sull’insurrezione”, è una normativa statunitense che consente al Presidente di impiegare forze militari in casi di disordini interni o insurrezione, quando la situazione supera la capacità delle autorità locali di mantenere l’ordine. Per un pubblico italiano, si può paragonare a quelle leggi emergenziali che permettono al governo di intervenire con misure straordinarie per ristabilire la normalità in situazioni di grave crisi. In questo contesto, l’adozione dell’Insurrection Act ha rappresentato un chiaro segnale del governo americano: in presenza di disordini e minacce alla sicurezza pubblica, lo Stato non esita a mobilitare le proprie forze armate per tutelare l’ordine e la legalità, anche a costo di apparire eccessivamente autoritario.