La guerra dei dazi di Trump bloccata dai giudici
29 Mag 2025 - USA
Una corte federale tenta di fermare la strategia tariffaria di Trump contro il fentanyl e le importazioni sleali. La Casa Bianca: “Non tocca a giudici non eletti decidere su emergenze nazionali”.

Uno stop politico mascherato da sentenza?
Un tribunale federale di Manhattan ha emesso un verdetto destinato a far discutere, ordinando lo stop a una serie di dazi imposti dall’Amministrazione Trump nel quadro della sua strategia commerciale e di sicurezza nazionale. I tre giudici della United States Court of International Trade hanno bocciato la legittimità dell’uso dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per giustificare tariffe aggiuntive, definite dal tycoon come “misure difensive” contro l’invasione commerciale e sanitaria in atto.
Le misure nel mirino: Cina, Messico e Canada
La decisione riguarda specificamente i dazi del 30% sulle merci cinesi, del 25% su quelle provenienti da Messico e Canada e del 10% sulla maggior parte degli altri beni importati. Secondo la corte, questi provvedimenti eccedono i poteri conferiti al presidente dalla legge d’emergenza IEEPA. Non vengono invece toccate le tariffe del 25% su auto, acciaio e alluminio applicate in base al Trade Expansion Act.
L’argomentazione dei giudici: “nessun riferimento ai dazi”
Secondo la CNN, la corte ha sottolineato che l’IEEPA non menziona esplicitamente la possibilità di imporre tariffe doganali, smontando così il presupposto giuridico utilizzato da Trump per giustificare le sue misure. I giudici hanno parlato di “ingiunzione permanente” e dato dieci giorni di tempo all’Amministrazione per adottare provvedimenti conformi al blocco.
Il contesto: la guerra al fentanyl e l’equità commerciale
I dazi bloccati fanno parte di un piano più ampio annunciato il 2 aprile, ribattezzato dal Presidente il “Giorno della Liberazione”, volto a reagire non solo alla concorrenza sleale cinese ma anche al flusso di fentanyl e precursori chimici attraverso Messico e Canada. La decisione giudiziaria mina quindi anche la dimensione securitaria della politica tariffaria trumpiana.
La reazione della Casa Bianca: “Giudici non eletti interferiscono”
Il portavoce Kush Desai ha attaccato frontalmente la decisione parlando di “usurpazione giudiziaria”: “Non spetta ai giudici non eletti decidere come affrontare un’emergenza nazionale”, ha dichiarato, ribadendo la dottrina dell’America First. Più esplicito ancora Stephen Miller, che ha definito la sentenza “un colpo di stato giudiziario” volto a impedire al Presidente eletto di usare gli strumenti legittimi per proteggere il Paese.
Il ricorso è già stato depositato
L’Amministrazione ha già fatto appello contro la decisione, giudicata “infondata” e “ostile all’interesse nazionale”. Il caso è nato da un ricorso del Liberty Justice Center, in rappresentanza di cinque piccole imprese danneggiate dai dazi, tra cui Vos Selections, e sostenuto da dodici Stati americani a guida progressista, primo fra tutti l’Oregon.
Uno scontro che va oltre il commercio
L’episodio conferma il clima di polarizzazione istituzionale negli Stati Uniti, dove il potere giudiziario – storicamente schierato verso sinistra nei tribunali federali – continua a ostacolare le scelte del Presidente Trump. Una battaglia che non riguarda solo l’economia, ma anche il rapporto tra sovranità popolare e controllo tecnocratico della politica.