La Cina alza la voce: “Guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, siamo pronti”
5 Mar 2025 - Oriente
Pechino risponde con fermezza alle minacce tariffarie di Trump, annunciando misure di ritorsione e un'indagine antitrust su Google.

Nelle ultime settimane, le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un nuovo picco. Il presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre un ulteriore 10% di dazi su tutte le importazioni cinesi, accusando Pechino di non aver fermato il flusso di droghe illegali, in particolare il fentanyl, verso gli Stati Uniti.
La risposta cinese non si è fatta attendere. In un tweet dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti, il portavoce Liu Pengyu ha dichiarato: “Se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere la questione fentanyl, allora la cosa giusta da fare è consultarsi con la Cina, trattandosi reciprocamente da pari. Se ciò che vogliono gli Stati Uniti è la guerra, che si tratti di una guerra tariffaria, commerciale o di qualsiasi altro tipo di guerra, siamo pronti a combattere fino alla fine”.
Pechino ha annunciato l’introduzione di tariffe aggiuntive fino al 15% su prodotti agricoli statunitensi, tra cui pollo, grano, mais e cotone, a partire dal 10 marzo. Inoltre, il governo cinese ha ampliato i controlli sulle esportazioni e ha inserito ulteriori aziende americane nella sua lista di entità non affidabili. Una delle mosse più significative è stata l’avvio di un’indagine antitrust su Google, segnalando la volontà di Pechino di colpire le principali aziende tecnologiche americane.
Ma la Cina non è sola nella risposta a Washington. Anche Canada e Messico hanno reagito con misure drastiche. Il governo di Ottawa ha imposto tariffe del 25% su oltre 155 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi, colpendo settori strategici come il succo d’arancia, il bourbon e i prodotti tecnologici. Il Messico, dal canto suo, si prepara a un boicottaggio mirato di aziende americane come Nike, McDonald’s e Apple, con la presidente Claudia Sheinbaum che annuncerà domenica le prossime mosse.
Nel frattempo, il gigante finanziario BlackRock, in collaborazione con Mediterranean Shipping Company (MSC), ha acquisito il 90% di Panama Ports, la società che controlla i due ingressi del Canale di Panama. Questa mossa, strategicamente rilevante, riduce l’influenza cinese sulla rotta commerciale vitale tra l’Atlantico e il Pacifico, segnando un punto a favore degli Stati Uniti in questo braccio di ferro economico.
Questa escalation potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia globale. Le catene di approvvigionamento internazionali, già messe a dura prova dalla pandemia, rischiano ulteriori interruzioni. Le borse mondiali hanno reagito con volatilità alle notizie, mentre gli analisti avvertono che una guerra commerciale prolungata potrebbe rallentare la crescita economica in diverse regioni.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’evolversi della situazione. L’Unione Europea ha esortato entrambe le parti a tornare al tavolo delle trattative, sottolineando l’importanza di un commercio globale stabile e prevedibile. Tuttavia, sia Washington che Pechino sembrano determinate a mantenere le proprie posizioni, lasciando incerto il futuro delle relazioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali.
Mentre il mondo trattiene il fiato, la domanda rimane: fino a che punto si spingeranno Stati Uniti, Cina e i loro alleati in questa pericolosa partita a scacchi economica?