Khamenei accusa USA e Israele: “Dietro il crollo di Assad in Siria”
11 Dic 2024 - Medio Oriente
La Guida Suprema iraniana punta il dito contro Washington e Tel Aviv per il rovesciamento del regime siriano, promettendo un rafforzamento del fronte della resistenza.
Nuove tensioni emergono in Medio Oriente con le recenti dichiarazioni della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei. In un discorso dai toni duri, Khamenei ha puntato il dito contro Stati Uniti e Israele, definendoli i principali responsabili del rovesciamento del regime di Bashar al-Assad in Siria. Un evento che, secondo il leader iraniano, è stato orchestrato attraverso un complotto congiunto.
Le Accuse di Khamenei: Un Piano Mirato a Distruggere l’Asse della Resistenza
Khamenei non ha risparmiato critiche: “Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che quanto accaduto in Siria è il risultato di un piano congiunto di USA e Israele,” ha affermato. Pur evitando di nominare esplicitamente la Turchia, ha lasciato intendere un coinvolgimento di un paese vicino alla Siria, accusato di aver avuto un ruolo attivo nel complotto. Tuttavia, per Khamenei, “il centro di comando resta in America e nel regime sionista”.
L’Iran, storico alleato del regime siriano, ha da sempre considerato Assad un pilastro fondamentale dell’asse della resistenza, una coalizione anti-israeliana che include gruppi come Hezbollah e Hamas. La caduta di Assad rappresenta una sfida geopolitica di grande portata per Teheran, che ha promesso di rafforzare ulteriormente il “fronte della resistenza”. “Con la forza divina, il dominio della resistenza coprirà tutta la regione,” ha aggiunto il leader iraniano.
La Conquista di Deir Ezzor: Nuovi Equilibri in Siria
Nel frattempo, sul terreno, i ribelli siriani hanno annunciato di aver preso il controllo della città strategica di Deir Ezzor, nell’est della Siria. Secondo fonti locali, l’offensiva lampo è stata condotta con successo grazie al supporto aereo degli Stati Uniti e alla collaborazione di combattenti arabi locali. Questo sviluppo segna un ulteriore indebolimento delle forze fedeli al regime, mentre le Forze Democratiche Siriane (FDS), guidate dai curdi, continuano ad espandere la loro influenza.
Al Bashir e la Nuova Siria: Sfide e Promesse
In questo scenario di profonde trasformazioni, il nuovo premier siriano, Muhammad al Bashir, ha delineato le priorità per la Siria del dopo-Assad. In un’intervista esclusiva al Corriere della Sera, al Bashir ha promesso di “ristabilire sicurezza e stabilità” e di facilitare il ritorno dei milioni di profughi siriani. “La Siria è ora un Paese libero,” ha dichiarato, impegnandosi a garantire i diritti di tutti i cittadini, in una chiara svolta rispetto al passato regime.
Tuttavia, le sfide economiche rimangono enormi. “Nei forzieri ci sono solo sterline siriane che valgono poco o niente,” ha ammesso al Bashir, evidenziando la necessità di un rilancio economico e di riforme profonde. In politica estera, il premier ha sottolineato la volontà di dialogare con tutti i paesi che si sono tenuti lontani dal regime di Assad.
Una Regione in Ebollizione
Le dichiarazioni di Khamenei e i recenti sviluppi sul campo riflettono un Medio Oriente sempre più polarizzato. Da una parte, l’Iran intensifica la sua retorica e promette di rafforzare l’asse della resistenza; dall’altra, gli Stati Uniti e i loro alleati continuano a sostenere i cambiamenti in Siria. Il futuro della regione dipenderà non solo dagli equilibri interni, ma anche dalle alleanze e dai contrasti tra le grandi potenze che vi giocano un ruolo fondamentale.
Un nuovo capitolo della crisi siriana si apre, lasciando sullo sfondo una domanda cruciale: chi guadagnerà davvero dal crollo di Assad?