Kaja Kallas e la guerra immaginaria: quando la politica estera Ue finisce in mani sbagliate
20 Giu 2025 - Europa
Dichiarazioni allarmistiche, piani di riarmo da 800 miliardi e frasi da romanzo distopico: l’Ue affida la sua diplomazia a una ex giornalista senza esperienza strategica. Un sintomo della decadenza delle istituzioni europee.

Kaja Kallas, l’ultima Cassandra d’Europa
“Se non aiutiamo l’Ucraina, dovremo imparare il russo”. Con questa frase degna di una pellicola di propaganda anni ’50, Kaja Kallas, oggi Alta rappresentante dell’Ue per la Politica Estera e la Sicurezza, ha lanciato da Strasburgo il suo ennesimo appello alla paura. Secondo l’estone, Vladimir Putin avrebbe già pronto “un piano a lungo termine per un’aggressione a lungo termine” contro l’intera Europa. Nessuna prova concreta, ovviamente. Solo retorica allarmistica e dati gonfiati sulla spesa militare russa, come se bastasse tagliare la sanità per essere pronti a invadere Varsavia.
Chi è davvero Kaja Kallas?
Per capire il peso reale delle sue parole, occorre guardare al personaggio. Figlia dell’ex premier Siim Kallas (già commissario europeo), Kaja ha iniziato la sua carriera come avvocato e commentatrice televisiva, prima di entrare in politica grazie a un cognome spendibile. Nessuna esperienza in ambito militare, nessuna formazione in strategia geopolitica. Eppure oggi rappresenta l’intera Unione europea in affari esteri. Un po’ come se si affidasse la plancia di comando di una portaerei a una dama del bridge.
La sua ascesa è emblematica della crisi di rappresentanza che attraversa Bruxelles: invece di personalità autorevoli, dotate di visione e pragmatismo, si preferiscono figure mediaticamente docili, funzionali al pensiero unico eurofilo e completamente scollegate dalle realtà strategiche.
La “minaccia russa” e l’ossessione baltica
È noto che gli Stati baltici vedano Mosca come un nemico esistenziale. Ma far diventare queste paranoie una linea diplomatica comune è un salto nel vuoto. Secondo Kallas, la Russia starebbe già “attaccando l’Europa”, con sabotaggi, attacchi a cavi sottomarini, incursioni nello spazio aereo. Peccato che le prove concrete latitino, e che i servizi segreti europei si limitino a illazioni generiche.
Intanto, nel mondo reale, Mosca combatte una guerra estenuante in Ucraina, con ingenti perdite e risorse economiche sotto pressione. Ma per la Kallas, questo significherebbe solo che è pronta ad attaccare anche Parigi e Berlino. È il paradosso dei falchi da scrivania: più la Russia si logora, più diventa pericolosa.
Il piano ReArmEu: 800 miliardi di ideologia
Alla base del discorso c’è la proposta della Commissione Europea di destinare 800 miliardi di euro al riarmo europeo: il cosiddetto ReArmEu. Un piano mastodontico che però non convince quasi nessuno, né i cittadini né molti governi. In Italia, solo il 28% della popolazione è favorevole. E con buone ragioni: non si risponde all’insicurezza con l’isteria, né si costruisce una difesa credibile affidandosi a burocrazie lente e inefficaci.
Un’Europa guidata da burocrati e comparse
La figura di Kaja Kallas è il simbolo perfetto del declino europeo. Un continente che affida la sua politica estera non a statisti, ma a politicanti improvvisati, utili per firmare comunicati e ripetere slogan. Dietro le quinte, gli equilibri sono gestiti da tecnocrati non eletti e da logiche di spartizione partitica, non da reali visioni di potenza e sicurezza.
Mentre il mondo cambia, e potenze come Stati Uniti, Cina e Russia agiscono secondo logiche dure, realiste e nazionali, l’Unione europea continua a credere che si possano risolvere le crisi con le conferenze stampa e i moniti moralistici. E invece di produrre classi dirigenti competenti, si premiano figure leggere, mediatiche, addomesticate.