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Israele uccide il comandante che armò Hamas

21 Giu 2025 - Geopolitica

L’eliminazione di Saeed Izadi segna un punto di svolta nella guerra a distanza tra Israele e Iran: centrato nel cuore dell’Iran il coordinatore delle operazioni Quds verso Gaza. Operazione di precisione con droni stealth o missili stand-off.

Israele uccide il comandante che armò Hamas

Un bersaglio di altissimo valore

La notte del 20 giugno, in un’operazione ad altissima precisione condotta nella città iraniana di Qom, Israele ha eliminato Saeed Izadi, il comandante della Divisione Palestinese della Forza Quds, l’unità operativa esterna dei Guardiani della Rivoluzione islamica (IRGC).

Secondo il ministro della Difesa Israel Katz, Izadi era il principale architetto del trasferimento di fondi, tecnologia e armi sofisticate da Teheran verso la Striscia di Gaza, in particolare verso le brigate di Hamas, prima e dopo il massacro del 7 ottobre 2023. Per Tel Aviv, la sua figura rappresentava l’anello di congiunzione tra l’apparato militare iraniano e la rete delle milizie anti-israeliane attive a Gaza e in Libano.

L’operazione: intelligence, precisione e penetrazione

L’attacco è stato portato a termine grazie a un’intensa attività d’intelligence, probabilmente condotta in sinergia tra l’Unità 8200 (l’intelligence elettronica israeliana) e il Mossad. Le modalità dell’eliminazione non sono state rese note ufficialmente, ma secondo fonti occidentali il raid potrebbe essere stato condotto con un missile stand-off a lungo raggio lanciato da velivoli al di fuori dello spazio aereo iraniano, oppure mediante l’utilizzo di droni stealth ad alta penetrazione come gli Eitan o unità Harop.

Izadi si trovava in un appartamento sicuro a Qom, considerata da Teheran una zona “off-limits” per operazioni nemiche. Il colpo, preciso e localizzato, fa pensare all’uso di un’arma a guida elettro-ottica (probabilmente Spike NLOS o munizionamento guidato israeliano), in grado di colpire selettivamente senza causare vittime collaterali.

Il significato strategico dell’eliminazione

Saeed Izadi non era un semplice ufficiale: la Divisione Palestinese della Quds Force gestisce l’interfaccia con Hamas e Jihad Islamica, addestrando combattenti, coordinando il trasferimento di razzi avanzati, droni esplosivi e componenti per il programma missilistico. Secondo fonti militari israeliane, Izadi era dietro alla fornitura di missili a lungo raggio derivati dai Fateh-110 e di droni suicidi Shahed, già impiegati in passato sia da Hamas che dagli Houthi.

La sua eliminazione è un colpo all’infrastruttura logistica che collega l’Iran ai gruppi armati sunniti. Non a caso, Katz ha dichiarato: “Giustizia è stata fatta per gli assassinati e gli ostaggi. Il braccio di Israele raggiungerà tutti i suoi nemici”. Un messaggio chiarissimo per Teheran e per le sue proiezioni in Libano, Siria e Gaza.

Reazioni e rischio di escalation

Nessuna conferma ufficiale da parte della Repubblica Islamica, ma nei giorni successivi l’Iran ha risposto lanciando una serie di missili balistici a corto raggio e droni da combattimento verso il territorio israeliano, causando 24 vittime civili, secondo dati diffusi da Israele. In parallelo, almeno 639 vittime sarebbero state registrate sul suolo iraniano in seguito a contrattacchi israeliani, tra cui un’ondata di bombardamenti contro siti sensibili, come centrali di comando e presunti impianti di arricchimento dell’uranio.

Una guerra sempre più senza confini

Israele ha dimostrato di poter colpire in profondità, a oltre 1.500 chilometri di distanza, nel cuore del dispositivo militare iraniano, senza dover impiegare le sue risorse nucleari o attacchi convenzionali su larga scala. Ciò conferma il pieno controllo israeliano sulla guerra asimmetrica: tecnologie, intelligence e capacità chirurgica.

Questa operazione segue un’escalation che dura ormai da settimane, in cui Israele ha colpito diversi depositi missilistici e laboratori nucleari, dichiarando di aver ritardato il programma atomico iraniano di almeno 2-3 anni. Una chiara strategia di interdizione.

L’eliminazione di Saeed Izadi non è solo una vendetta simbolica, ma una dimostrazione di forza strategica e tecnologica da parte di Israele. In un momento in cui l’Iran cerca di alzare la posta con missili, proxy e nucleare, l’operazione su Qom rappresenta un messaggio inequivocabile: nessun luogo è al sicuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Articolo scritto da:
Antonio Antipari

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