Israele sotto attacco: gli incendi attorno a Gerusalemme riaccendono l’ipotesi terrorismo
2 Mag 2025 - Medio Oriente
Dietro i roghi che hanno devastato le colline di Gerusalemme potrebbe nascondersi una strategia terroristica. Mentre Hamas rilancia la “jihad del fuoco”, Israele risponde con fermezza: non è solo un disastro ambientale, è un attacco alla nazione.

Negli ultimi giorni di aprile, Israele ha affrontato uno degli attacchi più gravi degli ultimi anni, sebbene questa volta le armi non fossero razzi o coltelli, ma fuoco. Le colline attorno a Gerusalemme sono state devastate da vasti incendi, costringendo lo Stato ebraico a dichiarare lo stato d’emergenza. Dietro a questi roghi, però, non c’è solo il cambiamento climatico: cresce con forza l’ipotesi che si tratti di un attacco terroristico deliberato.
Un disastro ambientale e strategico
Le fiamme hanno bruciato oltre 5.000 acri di foresta, minacciando aree residenziali e infrastrutture critiche. La Highway 1, arteria fondamentale che collega Tel Aviv a Gerusalemme, è stata chiusa per ore. Più di 7.000 persone sono state evacuate. Almeno 23 feriti, tra cui molti vigili del fuoco. Non si tratta soltanto di un’emergenza ambientale, ma di un chiaro colpo alla stabilità e alla sicurezza dello Stato.
Ben-Gvir: “Potrebbe essere terrorismo”
Il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha dichiarato apertamente che non si può escludere l’ipotesi di incendio doloso a fini terroristici. Se la sinistra e certa stampa internazionale puntano il dito contro il riscaldamento globale, il governo israeliano – con pragmatismo – si interroga invece su dinamiche ben più inquietanti: quelle dell’incitamento alla violenza da parte di organizzazioni ostili.
Hamas e la “jihad dei roghi”
Secondo quanto riportato da Il Giornale, Hamas ha rilanciato messaggi in cui invita i suoi seguaci a incendiare foreste e terreni agricoli israeliani come “atto di resistenza”. Una vera e propria “jihad del fuoco”, già sperimentata in passato, torna dunque a minacciare Israele. Non sono parole isolate: esistono video e messaggi che celebrano questi atti come strumenti di lotta contro “l’occupante sionista”.
Una risposta rapida ed efficiente
Israele ha schierato oltre 160 squadre di soccorso e 12 aerei antincendio. A dimostrazione della sua efficienza e resilienza, le autorità sono riuscite a contenere i roghi in poche ore, anche grazie al miglioramento delle condizioni meteo. Non è mancato l’aiuto di diversi Paesi amici, tra cui Italia, Francia e Croazia, che hanno messo a disposizione mezzi aerei.
Chi nega la realtà fa il gioco dei nemici di Israele
Minimizzare la gravità di questi eventi e attribuirli esclusivamente alla crisi climatica significa, di fatto, fare il gioco di chi vuole distruggere Israele con mezzi non convenzionali. La guerra asimmetrica si combatte anche con il fuoco, e il bersaglio sono i civili, la natura e la stabilità dello Stato ebraico.
Conclusione: Israele ha il diritto di difendersi
Questi incendi rappresentano un attacco al cuore verde di Israele. Finché le indagini non faranno piena luce, ogni ipotesi deve restare sul tavolo. Ma una cosa è certa: uno Stato ha non solo il diritto, ma il dovere di proteggere il proprio territorio da chi cerca di distruggerlo con ogni mezzo, anche con le fiamme.