Israele occupa il sud della Siria: escalation militare e nuove tensioni
4 Mar 2025 - Geopolitica
L’IDF prende il controllo della zona cuscinetto al confine siriano con l’obiettivo dichiarato di garantire la sicurezza di Israele. Proteste a Damasco e timori di un’espansione territoriale permanente.

Negli ultimi giorni, il sud della Siria è diventato teatro di una massiccia operazione militare israeliana che ha sollevato interrogativi sulle reali intenzioni di Tel Aviv nella regione. L’aviazione israeliana ha colpito obiettivi strategici, mentre le truppe di terra si sono insediate nella zona cuscinetto, consolidando una presenza che ormai si configura come un’occupazione di fatto. Il governo Netanyahu giustifica l’operazione come una misura di sicurezza, ma l’ombra di un’espansione territoriale si fa sempre più concreta.
Raid aerei e avanzata di terra: Israele prende il controllo della fascia meridionale siriana
Il 25 febbraio, l’aeronautica militare israeliana ha sferrato una serie di attacchi su obiettivi militari situati nei pressi di Kiswah, a sud di Damasco, e nella provincia di Daraa, zona storicamente cruciale per il controllo del confine siriano. Fonti locali confermano che i bombardamenti hanno colpito infrastrutture dell’esercito siriano, depositi di armi e postazioni radar. Parallelamente, unità speciali dell’IDF (Israel Defense Forces) hanno occupato la zona cuscinetto lungo il confine tra Siria e Israele, un’area che formalmente dovrebbe rimanere smilitarizzata secondo gli accordi internazionali.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’operazione mira a prevenire la presenza di milizie ostili nella regione, insistendo sulla necessità di garantire la sicurezza di Israele con una “presenza stabile e duratura” nel sud della Siria. Dichiarazioni che, nei fatti, sembrano preludere a una politica di consolidamento territoriale, piuttosto che a un semplice intervento difensivo.
Israele stabilisce una nuova zona di influenza in Siria?
Con la caduta del regime di Bashar al-Assad nel dicembre 2024 e la conseguente instabilità del paese, Israele ha progressivamente esteso la propria influenza nel sud della Siria, occupando di fatto la zona cuscinetto stabilita dalle Nazioni Unite. Questo nuovo assetto pone seri interrogativi sulle intenzioni israeliane: si tratta di un’operazione temporanea o siamo di fronte a un’espansione territoriale su modello delle alture del Golan, annesse unilateralmente nel 1981?
La comunità internazionale, pur esprimendo preoccupazione per la violazione della sovranità siriana, appare finora incapace di reagire in modo concreto. Stati Uniti e Regno Unito hanno confermato il loro sostegno a Israele, mentre Russia e Iran hanno denunciato l’operazione come una violazione del diritto internazionale.
Proteste in Siria e rischio di escalation regionale
L’occupazione israeliana ha scatenato un’ondata di proteste nelle principali città siriane, con migliaia di manifestanti che hanno denunciato l’azione come un’aggressione militare ingiustificata. A Damasco e Aleppo si sono registrate marce contro l’intervento israeliano, mentre il nuovo governo siriano ha chiesto un’immediata condanna da parte dell’ONU e l’intervento degli alleati regionali.
Contestualmente, la presenza israeliana in territorio siriano rischia di innescare una reazione da parte dell’Iran e di Hezbollah, due attori che da anni sostengono militarmente Damasco. Fonti di intelligence parlano di un rafforzamento delle forze iraniane in Siria, segnale che il conflitto potrebbe presto assumere una dimensione ancora più ampia e pericolosa.
Israele prepara una nuova strategia espansionistica?
La storia insegna che quando Israele occupa un territorio per motivi “difensivi”, spesso la presenza militare si trasforma in un’acquisizione permanente. L’esempio delle alture del Golan e delle zone palestinesi occupate è un precedente che non può essere ignorato. La domanda ora è: la comunità internazionale lascerà che Israele riscriva nuovamente i confini del Medio Oriente a suo favore?
L’operazione nel sud della Siria si inserisce in un più ampio contesto di ridefinizione degli equilibri regionali. L’indebolimento della Siria, la neutralità occidentale e la determinazione israeliana a garantire una “zona di sicurezza” potrebbero segnare l’inizio di una nuova fase dell’espansionismo israeliano, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità dell’intera area.