Israele ignora la morte del Papa: gelo e polemiche
23 Apr 2025 - Medio Oriente
Il silenzio di Netanyahu e la rimozione del tweet di cordoglio scatenano indignazione tra i diplomatici israeliani. A rischio i rapporti con il mondo cattolico.

Il silenzio di Netanyahu sulla morte del Papa: un grave errore strategico
La morte di Papa Francesco ha commosso miliardi di persone nel mondo, suscitando un’ondata di cordoglio che ha attraversato continenti, confessioni e culture. Eppure, proprio in questo momento di raccoglimento globale, Israele ha scelto la via del silenzio. Un silenzio che ha fatto rumore. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale. Peggio ancora, il Ministero degli Esteri israeliano ha pubblicato un tweet di cordoglio – «Riposa in pace, Papa Francesco. Che la sua memoria sia una benedizione» – salvo poi cancellarlo poche ore dopo.
Una decisione dettata dalla miopia ideologica
Ufficialmente, il post sarebbe stato «pubblicato per errore», ma è evidente che la decisione di rimuoverlo sia legata al rapporto teso tra lo Stato di Israele e il pontefice, che più volte ha criticato le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, arrivando a parlare di «crudeltà» dell’IDF e, nel suo ultimo libro, evocando persino il termine «genocidio». Ma anche queste parole, che possono apparire forti, nascevano da un contesto umanitario e non ideologico. L’attacco personale post mortem al Papa – per omissione e per cancellazione – si rivela dunque non solo inutile, ma profondamente controproducente.
Diplomatici israeliani in rivolta
Fonti interne al Ministero degli Esteri di Gerusalemme hanno riferito a Yedioth Ahronoth e Ynet che la rimozione del messaggio ha generato sconcerto tra gli stessi diplomatici, in particolare quelli dislocati nei Paesi a maggioranza cattolica. Alcuni ambasciatori hanno ricevuto l’ordine diretto di non firmare i libri delle condoglianze presso le ambasciate vaticane nel mondo. Una direttiva che, a detta di molti funzionari, potrebbe compromettere in maniera seria l’immagine internazionale dello Stato ebraico. «Abbiamo cancellato un tweet innocente, solo perché il Papa ha osato criticare le nostre operazioni a Gaza. È una pessima figura», ha dichiarato un diplomatico sotto anonimato.
Il danno presso i cattolici: calcolo errato o provocazione voluta?
L’ostilità verso il Papa, anche dopo la sua morte, rischia di alienare a Israele la simpatia di centinaia di milioni di cattolici nel mondo, molti dei quali tradizionalmente favorevoli allo Stato ebraico e consapevoli della sua fragile posizione geopolitica. In tempi in cui Israele dovrebbe cercare alleati morali e spirituali, ha scelto invece di chiudersi in un arrocco ideologico, guidato più da rancori interni che da una visione strategica di lungo periodo.
Israele si isola e alimenta la narrativa dei suoi nemici
È legittimo per uno Stato difendersi e respingere le critiche quando le ritiene ingiuste. Ma lo è altrettanto non perdere il senso della misura e della decenza istituzionale, soprattutto alla morte di una figura mondiale come Papa Francesco. Lungi dal mostrare forza, l’atteggiamento israeliano trasmette fragilità, insicurezza e volontà di chiudere i ponti con una parte significativa dell’opinione pubblica mondiale.
Un errore che pesa sul piano morale e diplomatico
L’ex ambasciatore israeliano in Vaticano Raphael Schutz lo ha detto chiaramente: «Non si tiene il conto delle divergenze dopo la morte di un uomo». Una lezione di umanità e realpolitik che l’attuale leadership israeliana farebbe bene ad ascoltare. La scelta di non partecipare ai funerali del Papa e di non manifestare alcuna forma di cordoglio ufficiale non solo è una caduta di stile, ma rischia di diventare un autogol diplomatico in un momento in cui Israele ha più che mai bisogno di comprensione, non di isolamento.