Israele e Hamas: accordo per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri
18 Gen 2025 - Medio Oriente
Via libera dal governo israeliano alla tregua mediata da Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Liberati 33 ostaggi israeliani e oltre 700 prigionieri palestinesi, tra cui noti terroristi. Divisioni nella politica interna.

Una tregua tra critiche e speranze
Il governo israeliano ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hamas, mediato da Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Il patto entrerà in vigore domenica 19 gennaio alle 8:30 ora locale (7:30 in Italia), segnando un primo passo verso una possibile distensione del conflitto. Tuttavia, il prezzo pagato da Israele, con la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi, molti dei quali legati a gruppi terroristici, ha sollevato polemiche nell’arena politica e tra la popolazione.
Lo scambio: ostaggi israeliani contro prigionieri palestinesi
La prima fase dell’accordo prevede il rilascio da parte di Hamas di 33 ostaggi israeliani, compresi donne, bambini e civili feriti, sequestrati durante l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023. In cambio, Israele libererà oltre 700 prigionieri palestinesi, inclusi membri di gruppi come Hamas, Jihad Islamica e Fatah. Tra questi figura anche Zakaria Zubeidi, ex leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e responsabile di numerosi attacchi contro civili israeliani.
Questo scambio, percepito da molti come una concessione pericolosa, ha scatenato divisioni all’interno della coalizione di governo. Il partito Otzma Yehudit, guidato da Itamar Ben Gvir, ha minacciato di lasciare la coalizione, denunciando il rischio di un pericoloso precedente.
Divisioni nel governo e reazioni interne
Dei 32 ministri israeliani, 24 hanno votato a favore dell’accordo, mentre otto si sono opposti, in gran parte provenienti dai partiti di destra Otzma Yehudit e Religious Zionism. La popolazione israeliana, però, appare divisa. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Maariv, il 73% degli israeliani sostiene il cessate il fuoco, sebbene tra gli elettori della coalizione di governo solo il 52% approvi l’accordo.
Una tregua condizionata
Durante la prima fase di 42 giorni, le forze israeliane si ritireranno da alcune aree densamente popolate di Gaza, mantenendo comunque una presenza strategica. Israele intende garantire che Hamas non approfitti del cessate il fuoco per rafforzarsi militarmente. Il ritiro completo sarà subordinato al rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti, inclusi cittadini stranieri e soldati israeliani.
Un rischio calcolato?
L’accordo rappresenta un dilemma per Israele: se da un lato si risponde alla pressione pubblica per salvare vite innocenti, dall’altro si teme che la liberazione di terroristi condannati possa incentivare ulteriori rapimenti e attacchi. L’opposizione ha già definito il patto un segnale di debolezza che mina la sicurezza nazionale.
La prospettiva geopolitica
La mediazione di Stati Uniti e Qatar sottolinea il ruolo centrale di questi attori nella regione. Tuttavia, resta da vedere se questa tregua possa costituire un primo passo verso una soluzione duratura o se rappresenti solo una pausa temporanea in un conflitto più ampio. I mediatori hanno sottolineato che i dettagli delle fasi successive saranno negoziati nei prossimi giorni, con l’obiettivo dichiarato di porre fine alla guerra.