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Israele accetta una tregua di un giorno: una speranza per la pace nella Striscia di Gaza?

27 Ott 2023 - Mondo

Israele accetta una tregua di un giorno: una speranza per la pace nella Striscia di Gaza?

Nel tumultuoso scenario mediorientale, la notizia secondo cui Israele avrebbe accettato una tregua di un giorno con una supervisione internazionale ha sollevato speranze di una possibile distensione tra le parti belligeranti. Secondo quanto riportato dal sito all-news egiziano ‘Al-Qahera News’, questa decisione è stata presa da Israele, sebbene manchino ulteriori dettagli al riguardo.

Il contesto in cui questa notizia emerge è carico di tensione. Al Jazeera, la nota emittente satellitare, aveva precedentemente evidenziato un’accelerazione nei negoziati tra Israele e Hamas, mediati dal Qatar. Questi colloqui riguardavano non solo un cessate il fuoco ma anche questioni delicate come il rapimento di persone a Gaza e la detenzione di prigionieri palestinesi nelle strutture carcerarie israeliane.

L’ultimo sanguinoso attacco a Israele, avvenuto lo scorso 7 ottobre, ha visto la morte di oltre 1.400 civili e il rapimento di 233 persone, tra cui neonati, bambini e anziani. Di queste, solo quattro donne sono state rilasciate.

Musa Abu Marzuk, membro di alto profilo del Polibur di Hamas, durante una sua recente visita a Mosca, ha fornito ulteriori dettagli su questa situazione. In un’intervista all’agenzia stampa russa Ria Novosti, Marzuk ha rivelato che, nonostante la volontà di Hamas di liberare gli ostaggi civili, i continui bombardamenti israeliani ne impediscono la realizzazione. Interessante è anche la menzione del doppio passaporto detenuto dalla maggior parte degli israeliani, il che ha portato molti paesi, inclusa la Russia, a intervenire nella questione.

Parallelamente, Daniel Hagari, portavoce dell’Idf, ha denunciato la presenza del quartier generale di Hamas sotto l’ospedale centrale Shifa a Gaza. Secondo Hagari, è da questo luogo che vengono impartiti gli ordini ai membri di Hamas e coordinati gli attacchi contro Israele. Questa posizione strategica sotto un’importante infrastruttura civile rende particolarmente complicati gli sforzi per neutralizzare le minacce, considerando il rischio di danni collaterali.

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