Immigrazione irregolare: la Cassazione risarcisce i migranti della Diciotti mentre Milano si organizza con le ronde
11 Mar 2025 - Italia
Mentre la Cassazione impone risarcimenti ai migranti della Diciotti e la magistratura ostacola i centri in Albania, a Milano nascono ronde spontanee contro la criminalità. La frattura tra giustizia e società civile si fa sempre più profonda.

In Italia cresce la sensazione di una distanza sempre più marcata tra le decisioni della magistratura e la sicurezza percepita dai cittadini. Da un lato, una sentenza della Corte di Cassazione impone al governo di risarcire i migranti della nave Diciotti. Dall’altro, a Milano spuntano ronde spontanee di cittadini esasperati dalla criminalità diffusa, un fenomeno che segnala la sfiducia crescente verso il sistema giudiziario. E nel mezzo, il governo si scontra con continui ostacoli giudiziari nel tentativo di rafforzare i controlli sui flussi migratori, come dimostra il caso dei centri in Albania.
IL CASO DICIOTTI: UNA SENTENZA CHE FA DISCUTERE
La recente sentenza della Cassazione ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire un gruppo di migranti eritrei trattenuti a bordo della nave Diciotti nell’agosto 2018. Una decisione che ha suscitato non poche polemiche: se da un lato si richiama al rispetto dei diritti individuali, dall’altro si inserisce in un contesto in cui molti cittadini si sentono sempre più esposti alla criminalità senza adeguate tutele.
Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno e principale artefice della decisione di trattenere i migranti, ha definito la sentenza una “vergogna”, mentre Giorgia Meloni l’ha giudicata “opinabile”. Al centro della questione c’è un interrogativo che si pongono in molti: perché lo Stato deve risarcire chi è entrato illegalmente nel Paese mentre le vittime di aggressioni, furti e rapine spesso non ricevono giustizia?
IL BLOCCO GIUDIZIARIO DEI CENTRI IN ALBANIA: UN ALTRO OSTACOLO PER IL CONTROLLO DEI FLUSSI
Questa sentenza non è un episodio isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà nell’attuare politiche di gestione dell’immigrazione. Il governo ha siglato un accordo con l’Albania per istituire centri di accoglienza in grado di snellire le procedure e ridurre la pressione sulle città italiane. Tuttavia, i continui ricorsi e cavilli giudiziari stanno di fatto ostacolando la realizzazione del progetto.
Il premier Meloni e il ministro degli Interni Piantedosi hanno più volte sottolineato l’importanza dell’accordo come strumento per garantire sicurezza e controllo, ma l’iter è costantemente rallentato da interventi che sembrano complicare, piuttosto che facilitare, l’attuazione di misure concrete per la gestione del fenomeno migratorio.
MILANO: IL FENOMENO DELLE RONDE SPONTANEE
Mentre il dibattito politico si concentra sulle sentenze e sui cavilli legali, nelle città la tensione sociale aumenta. A Milano, una pagina Instagram recentemente creata, Articolo 52, ha reso pubblica l’esistenza di gruppi di cittadini che, esasperati dall’insicurezza, hanno deciso di intervenire direttamente per difendere il proprio territorio.
Il video pubblicato dalla pagina mostra l’aggressione a un giovane di origine straniera, accusato di furto in zona Darsena. Il titolo del video, “Maranza viene catturato”, lascia intendere la volontà di questi gruppi di agire laddove ritengono che la giustizia non arrivi. La descrizione del video parla chiaro: “Finché questa situazione verrà ignorata, le ronde si moltiplicheranno”.
Anche se il fenomeno delle ronde non è nuovo in Italia, la sua ricomparsa in una metropoli come Milano evidenzia un malessere sempre più diffuso. I cittadini percepiscono che lo Stato fatica a garantire sicurezza, e in assenza di risposte concrete, alcuni scelgono la strada della giustizia fai-da-te.
GIUSTIZIA E SICUREZZA: SERVE UN NUOVO EQUILIBRIO
Questi episodi mostrano un problema di fondo: una frattura tra chi prende le decisioni nei tribunali e la realtà vissuta dalle persone nelle strade. Non si tratta di attaccare l’indipendenza della magistratura, ma di interrogarsi su quanto le sentenze e le azioni giudiziarie rispondano realmente alle esigenze di sicurezza della popolazione.
Il governo sta tentando di riportare ordine, sia con il controllo dell’immigrazione sia con il contrasto alla criminalità, ma i continui ostacoli giuridici rendono difficile l’attuazione di misure efficaci. Nel frattempo, i cittadini si sentono abbandonati e iniziano a organizzarsi autonomamente.
Se non si interviene con soluzioni concrete, il rischio è che la distanza tra cittadini e giustizia diventi incolmabile. E a quel punto, la sfiducia nelle istituzioni sarà il problema più difficile da risolvere.