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Immigrazione, il conto salato: in Francia costa il 3,4% del Pil

6 Lug 2025 - Europa

Uno studio dell’Osservatorio sull’Immigrazione e la Demografia smonta il mito dell’immigrazione come risorsa: le entrate fiscali non coprono le spese pubbliche. Un messaggio chiaro anche per l’Italia, dove si continua a sostenere che “ci pagheranno le pensioni”.

Immigrazione, il conto salato: in Francia costa il 3,4% del Pil

Francia, uno studio indipendente svela: l’accoglienza pesa per il 3,4% sul Pil

Dalla Francia arriva un dato che dovrebbe far riflettere anche chi, in Italia, continua a ripetere – quasi fosse un dogma – che “gli immigrati ci pagheranno le pensioni”. Un’analisi condotta dall’Osservatorio sull’Immigrazione e la Demografia (OID), un think tank francese specializzato in studi economici e sociali, ha stimato che l’immigrazione ha un impatto negativo sulle finanze pubbliche pari al 3,4% del Prodotto Interno Lordo nazionale. In un Paese come la Francia, che da decenni ha fatto dell’accoglienza un pilastro ideologico e legislativo, il saldo fiscale è pesantemente in rosso.

Immigrazione e bilancio pubblico: una narrazione che non regge ai numeri

Il rapporto, pubblicato a fine giugno, evidenzia come le tasse versate dagli immigrati non siano sufficienti a coprire il costo dei servizi pubblici di cui beneficiano. Dalla sanità all’istruzione, dai sussidi abitativi agli assegni familiari, l’apparato assistenziale si rivela un carico sproporzionato per le casse pubbliche. L’occupazione tra i migranti in età lavorativa è più bassa rispetto ai cittadini francesi, e le competenze spesso non risultano adeguate alle esigenze di un’economia avanzata. Il risultato? Un sistema sbilanciato, dove il contributo economico promesso non si realizza e, anzi, si trasforma in debito collettivo.

L’Italia ascolti e osservi: l’accoglienza acritica ha un prezzo

Perché questo studio riguarda anche noi? Perché in Italia da anni una certa sinistra insiste a proporre la narrazione secondo cui l’immigrazione sarebbe l’unica soluzione al problema demografico e alla tenuta del nostro sistema previdenziale. Secondo questa visione, chi arriva da lontano dovrebbe, con il proprio lavoro, sostenere il pagamento delle pensioni dei nostri anziani. Ma se in Francia, dove la struttura sociale è più solida e le politiche di integrazione sono state avviate da decenni, il risultato è un buco di bilancio pari a oltre il 3% del Pil, cosa dobbiamo aspettarci noi?

Le cifre dell’OID ci pongono davanti a un bivio: continuare a raccontarci favole rassicuranti o iniziare a guardare la realtà per ciò che è. L’accoglienza indiscriminata non è gratuita, né moralmente neutra. Ha un impatto economico diretto, spesso nascosto sotto la superficie di slogan generici e campagne mediatiche. E prima ancora che una questione contabile, è una questione politica: perché riguarda la direzione che vogliamo dare al nostro Paese, le priorità che scegliamo e il rispetto dovuto a chi, in questa nazione, ha lavorato e contribuito per una vita intera.

Un modello al capolinea

Il caso francese è solo il più recente tra i segnali di un sistema in crisi. L’idea che l’Europa possa assorbire milioni di persone ogni anno senza porsi il problema del costo, della compatibilità culturale e della sostenibilità sociale, sta mostrando tutti i suoi limiti. La solidarietà è un valore, ma quando diventa ideologia cieca, finisce per danneggiare proprio quei cittadini che lo Stato dovrebbe tutelare per primi. È tempo di cambiare paradigma, senza isterie ma con lucidità. E magari, la prossima volta che ci diranno che “gli immigrati ci pagheranno le pensioni”, potremo rispondere con un semplice dato: in Francia, costano il 3,4% del Pil.

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Articolo scritto da:
Antonio Antipari

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