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Il Remigration Summit scuote l’Europa: a Gallarate la nuova frontiera del pensiero identitario

17 Mag 2025 - Italia

Mentre a Gallarate si discute pacificamente della salvezza dell’identità europea, Milano brucia per la rabbia cieca della sinistra radicale. Il Remigration Summit 2025 ha segnato un punto di svolta nel dibattito sulle politiche migratorie e sull’autodeterminazione dei popoli europei.

Il Remigration Summit scuote l’Europa: a Gallarate la nuova frontiera del pensiero identitario

Un evento senza precedenti per la nuova destra europea

Il Remigration Summit, tenutosi sabato 17 maggio 2025 a Gallarate, in provincia di Varese, ha rappresentato un momento di straordinaria rilevanza per i movimenti patriottici, identitari e conservatori del continente europeo. Organizzato con rigore e massima attenzione alla sicurezza, l’incontro ha attirato oltre 400 partecipanti da Austria, Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Olanda.

Il titolo dell’incontro è già un manifesto politico: “Riprenderci l’Europa”. Sul palco, pensatori, attivisti e accademici hanno affrontato con serietà e argomenti solidi la questione più scottante del nostro tempo: la crisi demografica europea e la conseguente perdita di identità culturale causata da decenni di immigrazione incontrollata.

Martin Sellner: il pensatore più censurato d’Europa

Protagonista indiscusso del summit è stato Martin Sellner, attivista austriaco, fondatore del Movimento Identitario e autore della più articolata critica alla trasformazione etnica in corso in Europa. Laureato in filosofia e noto per la sua eloquenza, Sellner è stato più volte oggetto di censure e espulsioni, nonostante non abbia mai incitato alla violenza né sostenuto posizioni razziste. La sua colpa? Avere formulato una teoria semplice, ma potente: la “Grande Sostituzione”.

Secondo Sellner, le élite progressiste e globaliste stanno deliberatamente favorendo un rimpiazzo delle popolazioni autoctone europee con nuovi flussi migratori, incompatibili sul piano culturale e spesso refrattari all’assimilazione. Le prove sono visibili in ogni città: quartieri interi ormai privi di riferimenti europei, scuole dominate da lingue e costumi estranei, e un’insicurezza crescente che si accompagna alla perdita di coesione sociale.

La proposta: remigrazione, non odio

Ciò che rende innovativa e seria la proposta identitaria è la strategia di remigrazione: un progetto politico che punta a favorire il ritorno nei paesi d’origine degli immigrati che rifiutano l’integrazione o che risultano incompatibili con i valori fondamentali dell’Occidente. Il tutto attraverso misure giuridiche chiare e incentivi economici. Non si tratta di “deportazioni” come i media mainstream amano insinuare, ma di una politica seria e umanamente sostenibile che mira a preservare l’armonia nazionale e la sicurezza.

Il summit ha incluso interventi tecnici e scientifici. Economisti hanno mostrato l’impatto dell’immigrazione incontrollata sui salari e sul welfare; demografi hanno presentato dati allarmanti sulla natalità europea; filosofi hanno richiamato alla memoria il pensiero di Spengler, Evola e Carl Schmitt, mettendo in guardia da una civiltà che si rifiuta di difendere se stessa.

Una comunità in costruzione

Oltre a Sellner, tra i relatori si sono distinti Jean-Yves Le Gallou, ex europarlamentare francese, fondatore del think tank Polémia, e Dan Eriksson, presidente della conferenza svedese Europa Terra Nostra. Le loro relazioni hanno toccato temi fondamentali come il recupero delle tradizioni, il diritto dei popoli a non essere cancellati, la lotta contro il mondialismo e il ritorno al concetto di “civiltà radicata”.

L’atmosfera nel teatro era composta, riflessiva, assolutamente pacifica. A dimostrazione che il vero pensiero conservatore non è odio, ma amore per la propria patria, per la storia dei propri avi e per il futuro dei propri figli.

Milano sotto assedio: l’altra faccia della medaglia

Mentre a Gallarate si parlava, a Milano – come prevedibile – si scatenava la furia dell’intolleranza sinistrorsa. In centinaia si sono mossi verso il centro città per “protestare” contro il summit. Ma la protesta si è trasformata presto nell’ennesima offensiva violenta: caschi, bastoni, petardi, bottiglie incendiarie e fumogeni hanno accompagnato l’avanzata del corteo da Largo Cairoli fino a Cadorna.

Le forze dell’ordine, costrette a intervenire, hanno dovuto fronteggiare un’aggressività cieca e organizzata, come sempre tollerata da certa politica e da parte dei media. Si è trattato dell’ennesimo sfogatoio dell’estremismo rosso che, incapace di controbattere nel merito, cerca di intimidire chi dissente.

Complicità istituzionale e retorica ipocrita

In piazza San Babila, nel frattempo, si svolgeva la classica passerella “antifascista” promossa da Pd, Cgil, Arci e Anpi. Microfoni aperti, lettura della Costituzione, dichiarazioni indignate… ma nessuna presa di distanza dagli scontri in corso. Anzi, tra i fischi al sindaco Sala e gli applausi agli slogan più estremi, si è avuta la chiara impressione che anche la sinistra istituzionale non abbia più il coraggio – né la volontà – di distinguersi dai centri sociali violenti.

Il vero bivio europeo

Il Remigration Summit 2025 ha segnato una svolta. Ha dimostrato che un’altra Europa esiste: quella che non si vergogna della propria storia, che vuole vivere in sicurezza, che rivendica il diritto a dire “basta” al declino. Ma ha anche mostrato l’altra faccia dell’Europa attuale: quella che reprime con la violenza ogni voce dissidente, che protegge il caos per alimentare il disordine.

Il bivio è chiaro: o continuiamo a cedere alla decadenza travestita da tolleranza, oppure ritroviamo l’orgoglio di essere ciò che siamo. Gallarate, il 17 maggio 2025, ha offerto una risposta. Sta a noi raccoglierla.

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