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Il muro di Merz contro il popolo tedesco

- Europa

Il successo dell’AfD scuote la Germania: mentre cresce il consenso popolare, Merz e i partiti tradizionali alzano muri invece di ascoltare la voce del Paese.

Il muro di Merz contro il popolo tedesco

📋 Riassunto dell'articolo

L’AfD tocca il 27 % e diventa la seconda forza politica in Germania. Ma il cancelliere Merz preferisce allearsi con i socialisti piuttosto che riconoscere la volontà popolare. Il cordone sanitario contro il partito patriottico diventa il simbolo di una democrazia che ha paura del voto.

Il popolo cresce, la politica s’imbavaglia

Con il 27 % dei consensi registrato dall’ultimo sondaggio INSA per Bild, l’Alternativa per la Germania si conferma come la vera forza emergente del Paese. È un risultato che non può più essere ignorato, eppure la reazione dell’establishment politico tedesco è sempre la stessa: costruire muri, evocare paure, criminalizzare il dissenso. L’AfD rappresenta milioni di cittadini che chiedono sicurezza, sovranità, identità. Eppure, invece di ascoltarli, Merz e i suoi alleati scelgono di escluderli dal dibattito politico.

Il muro di Merz: la paura della democrazia

Il cancelliere Friedrich Merz continua a invocare il cosiddetto Brandmauer, il “muro di protezione” contro l’AfD. Un’espressione che ormai sa di regime più che di democrazia. In una Repubblica che si definisce libera e pluralista, un leader politico che usa il potere per squalificare l’avversario e impedire ogni collaborazione parlamentare dimostra solo debolezza. Se il voto popolare premia un partito, la vera democrazia non costruisce muri: si confronta, argomenta, governa. Merz, invece, preferisce allearsi con i socialisti della SPD — gli stessi che da anni hanno portato la Germania a un declino economico e culturale — pur di mantenere il potere e tenere fuori il movimento patriottico.

Una coalizione di paura

Il dato politico più grave non è solo la perdita di consenso della CDU/CSU (-0,5 %, ora al 24,5 %), ma la sua deriva. La cosiddetta “grande coalizione” tra conservatori e socialdemocratici è ormai una convenzione di palazzo, un’alleanza contro il popolo, un patto di autoconservazione. Mentre la Germania reale affronta inflazione, immigrazione fuori controllo e deindustrializzazione, i partiti tradizionali discutono su come isolare chi osa parlare di identità e sovranità. È questa la “democrazia” che Merz vuole difendere? Un sistema chiuso, dove la libertà vale solo se si pensa come il governo?

Weidel: “Noi combattiamo per la Germania”

Alice Weidel, leader di AfD, ha risposto con parole che suonano come una lezione di democrazia: «Loro combattono contro di noi, noi combattiamo per la Germania». È la sintesi di una battaglia politica che va oltre gli schieramenti: difendere il diritto del popolo a scegliere, senza filtri e senza paure. Il consenso crescente verso AfD non nasce dall’odio, ma dalla stanchezza per un potere che parla solo a sé stesso.

Un establishment in crisi di legittimità

Merz ha promesso di “difendere la forza politica dominante della Germania”. Ma un potere che si difende invece di convincere è già sconfitto. Nel rifiutare qualsiasi apertura verso AfD, il cancelliere dimostra che il suo problema non è la destra “radicale”, ma la perdita di contatto con la realtà. Il muro che vuole alzare non separa estremisti da moderati, ma élite da popolo. Ed è per questo che, settimana dopo settimana, quel muro si incrina.

Un segnale per l’Europa

La Germania del 2025 sta vivendo un cambio di paradigma: la fine del monopolio dei partiti tradizionali e l’emergere di un nuovo asse identitario e sovranista. Da Dresda a Berlino, da Erfurt a Lipsia, AfD raccoglie il voto di chi non si riconosce più in una politica imposta dall’alto. L’Europa dovrebbe osservare con attenzione, perché quello che accade in Germania è il sintomo di un fenomeno più profondo: il ritorno della democrazia reale, quella che nasce dal basso e non dai salotti di Bruxelles.

Una Germania che vuole essere ascoltata

Non è l’AfD a minacciare la democrazia: è chi nega al popolo il diritto di cambiare classe dirigente. Il muro di Merz non protegge la Germania, la divide. Ma i numeri dicono che il vento sta cambiando: e quando un popolo decide di farsi sentire, nessun muro è mai abbastanza alto.

Fonti:

Bild
Tagesschau
Die Welt

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