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Il grande riarmo tedesco: Berlino torna potenza militare

17 Apr 2025 - Europa

Berlino rompe i tabù del dopoguerra e lancia un riarmo senza precedenti: 400 miliardi per ricostruire la Bundeswehr e guidare la nuova difesa europea. Crescono i timori nei Paesi dell’Est.

Il grande riarmo tedesco: Berlino torna potenza militare

Un cambiamento di paradigma: dal pacifismo postbellico alla potenza militare continentale

Per oltre settant’anni la Germania ha vissuto sotto il peso della sua storia, incarnando un modello di potenza economica priva di velleità militari. Ma nel 2025 lo scenario è radicalmente mutato. A partire dal discorso della “Zeitenwende” pronunciato da Olaf Scholz il 27 febbraio 2022, pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, Berlino ha avviato una trasformazione strutturale del proprio apparato difensivo. Con uno stanziamento straordinario di 100 miliardi di euro (inizialmente), la Germania ha annunciato l’intenzione di superare il 2% del PIL in spese militari, ponendosi tra i maggiori investitori nella difesa a livello globale.

Nel 2025, questo piano si è espanso ulteriormente. Il Bundestag ha approvato un fondo di 400 miliardi di euro destinato esclusivamente alla Bundeswehr, mentre altri 500 miliardi sono indirizzati alla resilienza infrastrutturale e all’autonomia energetica. Non si tratta solo di un semplice aggiornamento tecnico, ma di una vera e propria strategia di potenza.

La nuova Bundeswehr: struttura, tecnologia e capacità operative

La Bundeswehr, un tempo considerata una forza obsoleta, è oggi in pieno processo di modernizzazione. Entro il 2030, il ministero della Difesa tedesco prevede di:

  • Integrare oltre 130 caccia multiruolo Eurofighter Typhoon di nuova generazione;
  • Acquisire 45 elicotteri d’attacco Tiger Mk III potenziati per il combattimento in scenari europei ad alta intensità;
  • Immettere nei ranghi oltre 400 mezzi corazzati Boxer, dotati di tecnologie di comando e controllo avanzate;
  • Costruire 6 fregate multifunzione classe MKS 180, concepite per operazioni in ambito NATO e proiezione di potenza nei mari del Nord e Baltico;
  • Rafforzare la componente sottomarina con 2 nuovi U-212CD sviluppati con la Norvegia, dotati di capacità stealth e propulsione indipendente dall’aria.

Ma il vero punto di svolta è industriale: Berlino sta promuovendo una nuova “economia di guerra” in tempo di pace, con incentivi diretti all’industria bellica nazionale (Rheinmetall, Krauss-Maffei Wegmann, ThyssenKrupp Marine Systems) per assicurare la produzione su larga scala di munizioni, droni, sistemi d’artiglieria e missilistica difensiva.

Una potenza continentale con ambizioni autonome

Il riarmo tedesco non si limita al potenziamento delle forze armate: si inserisce in un più ampio disegno di autonomia strategica europea, dove la Germania mira a diventare la “colonna vertebrale” della difesa del continente. Questa ambizione si riflette nella volontà, già dichiarata da più ministri della Difesa e dagli ambienti strategici berlinesi, di ridurre progressivamente la dipendenza dal supporto militare statunitense, promuovendo una NATO “europeizzata” e, in prospettiva, una forza armata europea sotto guida tedesca.

La partecipazione di Berlino a programmi come il Future Combat Air System (FCAS, con Francia e Spagna), il Main Ground Combat System (MGCS, con Parigi), e la leadership nella difesa antiaerea europea (con il programma “European Sky Shield”) ne sono la manifestazione concreta.

Le implicazioni per la sicurezza europea e i timori del blocco orientale

Mentre Francia e Paesi Bassi vedono positivamente il rafforzamento tedesco in chiave anti-russa, più complessa è la reazione dei Paesi dell’Est. La Polonia, in particolare, guarda con sospetto a questo ritorno tedesco come attore militare egemone. Varsavia ha avviato a sua volta un imponente programma di riarmo (con fondi fino al 4% del PIL) e cerca oggi il supporto degli Stati Uniti per bilanciare la crescente influenza di Berlino.

Anche in Europa meridionale, il riarmo tedesco solleva interrogativi: l’Italia, pur cooperando in molti programmi congiunti, teme una marginalizzazione strategica e una subordinazione tecnologica. La Spagna mantiene invece una posizione più defilata ma attenta.

Germania nel Baltico, nel Mare del Nord e nella “nuova linea di contatto” con Mosca

Nel Mar Baltico, Berlino ha già rafforzato la sua presenza, con basi navali rinnovate a Kiel e Rostock, pattugliamenti congiunti con la Svezia e la Finlandia, e lo spiegamento anticipato di truppe in Lituania nell’ambito della NATO. L’obiettivo è chiaro: fare della Germania il perno logistico e operativo di un eventuale fronte difensivo NATO sul fianco nord-orientale.

In parallelo, la dottrina militare tedesca è mutata: si parla esplicitamente di capacità di “difesa avanzata” e “proiezione di stabilità”. Le forze armate tedesche non saranno più solo una forza di intervento all’estero sotto ombrello NATO-ONU, ma una forza di deterrenza autonoma in grado di operare in scenari ad alta intensità nel cuore del continente.

Un ritorno alla politica di potenza?

Il riarmo tedesco nel 2025 è un fatto epocale che cambia la natura stessa della Germania nel contesto europeo e globale. Da potenza economica a potenza strategico-militare, Berlino si riprende un ruolo centrale nel sistema di sicurezza del continente, ma lo fa con una proiezione di forza che non tutti accolgono con entusiasmo.

Il rischio non è solo una corsa agli armamenti intra-europea, ma anche la creazione di nuove asimmetrie strategiche all’interno dell’Unione Europea. Il ritorno della Germania come potenza militare non è neutrale: ridefinisce le alleanze, rimescola gli equilibri e apre un nuovo capitolo nella storia della sovranità europea.

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