Ignoranza virale: il caso De Crescenzo e la proposta di Daspo digitale
19 Mag 2025 - Italia
Dopo le gravi affermazioni della tiktoker contro medici e avvocati, l’avvocato Pisani lancia una proposta di legge per fermare chi usa i social come arma di diffamazione. Ma il vero problema è culturale: l’Italia ha tollerato troppo a lungo l’improvvisazione e l’ignoranza.

Un caso emblematico dell’Italia che tollera l’ignoranza
La recente querela sporta dall’avvocato Angelo Pisani contro la tiktoker Rita De Crescenzo non è soltanto un fatto di cronaca. È il simbolo di un male ben più profondo che affligge la nostra società: l’ignoranza che si fa megafono, l’arroganza che si sostituisce al sapere, il nulla che pretende di dettare legge sui social e nella vita pubblica. In un video delirante, De Crescenzo ha affermato che “medici e avvocati fanno uso di droga”, un’accusa infamante lanciata senza prove e con la leggerezza tipica di chi non ha mai portato alcuna responsabilità sulle spalle.
La proposta di Daspo digitale: una risposta di civiltà
L’avvocato Pisani, presidente dell’associazione “Noi Consumatori”, ha deciso di reagire, avviando un’azione legale per diffamazione e lanciando contestualmente una proposta che dovrebbe trovare ampio consenso tra i cittadini responsabili: l’introduzione del Daspo digitale. La proposta prevede pene concrete per chi commette crimini online, dalla sospensione dei profili social alla possibilità di misure preventive ed educative per un uso responsabile della rete. Un’iniziativa di buonsenso, che mette al centro la tutela della dignità umana, della sicurezza dei minori e del rispetto delle professioni.
Dalla farsa grillina alla degenerazione civile
Ma non si può comprendere la deriva rappresentata da figure come De Crescenzo senza ricordare le radici culturali di questa decadenza. È stata la retorica anti-sistema dei Cinque Stelle a rompere ogni argine tra merito e incompetenza, tra preparazione e qualunquismo. Una classe politica che ha sdoganato l’idea che “uno vale uno” anche quando uno non vale niente. È in quel clima che ha prosperato una cultura dell’improvvisazione, che ha abbattuto i filtri minimi di decoro, competenza e responsabilità.
Una società seria avrebbe già detto basta
In qualsiasi nazione che si rispetti, dichiarazioni come quelle della tiktoker napoletana l’avrebbero relegata ai margini della società civile. In Italia, invece, trovano spazio e visibilità. Non si tratta più di “colore locale” o di folklore digitale: è un problema culturale che mette in pericolo la tenuta stessa della convivenza democratica. Il diritto all’opinione non può diventare il diritto alla diffamazione. L’Italia ha bisogno di una presa di coscienza collettiva che spazzi via, con coraggio e rigore, la finta celebrità costruita sull’ignoranza.
Un appello alla dignità
Pisani lancia il suo appello non solo ai giuristi e ai medici, ma a tutti i genitori, cittadini, educatori: “Difendiamo la nostra dignità da chi usa i social per offendere e distruggere”. È tempo che le istituzioni recepiscano questo grido di allarme e agiscano. Il Daspo digitale potrebbe essere solo l’inizio: serve una vera e propria rivoluzione etica, che ristabilisca il primato del sapere, della competenza e del rispetto come fondamenta del vivere comune.