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Houellebecq: “La Francia verso la sottomissione”

11 Dic 2024 - Europa

L’autore di Sottomissione riflette su islamizzazione, crisi occidentale e limiti della destra francese in un’intervista al Corriere della Sera.

Houellebecq: “La Francia verso la sottomissione”

Michel Houellebecq e la Francia: un’analisi tra Islam, identità e sottomissione

In un momento di crescente crisi identitaria e geopolitica, Il Corriere della Sera ha intervistato Michel Houellebecq, uno degli scrittori più controversi e visionari della contemporaneità, a quasi dieci anni dalla pubblicazione del suo romanzo Sottomissione. La sua analisi si intreccia con temi cruciali come l’islamizzazione, il declino dell’Occidente e la reazione della destra francese, offrendo spunti di riflessione fondamentali per comprendere il futuro politico e culturale della Francia e dell’Europa. Questo libro, uscito in concomitanza con l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015, è stato al centro di polemiche e analisi per la sua rappresentazione di una Francia in cui un presidente musulmano guida una società che si adatta lentamente all’islamizzazione.

Una profezia di mutamenti inesorabili

Il romanzo di Houellebecq è stato descritto dall’autore stesso come una profezia non tanto per la rapidità degli eventi, ma per il loro inesorabile avanzamento. L’intervista mette in luce come, secondo Houellebecq, l’islamizzazione della Francia non sia un fenomeno improvviso, bensì il risultato di un lento ma continuo mutamento sociale e culturale. Gli immigrati di allora erano diversi da quelli di oggi: l’autore sottolinea l’arrivo più recente di ceceni e afghani, aggiungendo un nuovo capitolo alla complessa narrativa dell’immigrazione in Europa.

L’educazione come fulcro del controllo sociale

Un tema centrale del romanzo, e dell’intervista, è il ruolo delle università nella penetrazione dell’islam nella società occidentale. Già nel 2014, Houellebecq notava segnali premonitori nei campus francesi, come l’aumento di ragazze velate e il boicottaggio delle università israeliane. L’educazione, afferma l’autore, è il fulcro del controllo sociale: chi controlla l’educazione dei giovani, controlla il futuro. La Francia, teatro degli attentati a Samuel Paty e Dominique Bernard, sembra vivere quotidianamente questa drammatica realtà.

La pulsione suicida dell’Occidente

Houellebecq non risparmia critiche alla cultura occidentale, che descrive come preda di una sorta di “pulsione suicida”. Per lui, l’Occidente è dominato da un senso di colpa che lo porta ad accettare la propria scomparsa, un tema che riecheggia anche nelle dinamiche tra sinistra e antisemitismo. L’autore riflette su come, rispetto alla sua giovinezza, la sinistra sia cambiata profondamente, passando da un marxismo strutturato a un’ideologia frammentata e incline al sostegno di cause controverse come quella palestinese, anche a costo di tradire valori fondanti.

Il ruolo e le sfide della destra francese

Houellebecq dedica parte dell’intervista a riflettere sul ruolo della destra francese. Pur sorprendendosi che Marine Le Pen e Jordan Bardella non abbiano ancora raggiunto il potere, riconosce che la loro crescita è il risultato diretto di un’insoddisfazione crescente verso la classe politica tradizionale. Per Houellebecq, il Rassemblement National rappresenta una reazione alla frammentazione culturale e sociale della Francia, ma non è esente da limiti. Egli suggerisce che il partito debba affrontare sfide decisive, inclusa una narrativa che lo oppone all’islamizzazione senza cadere nelle trappole dell’estremismo.

Una Francia disillusa e senza direzione

Houellebecq dipinge una Francia depoliticizzata e disillusa, dove molti cittadini preferirebbero l’assenza di un governo piuttosto che un esecutivo che prenda decisioni sbagliate. La rassegnazione è palpabile, ma non priva di contraddizioni: la riapertura di Notre-Dame, per esempio, rappresenta un momento di forte emozione e simbolismo, ma l’autore non crede che ciò segni un risveglio religioso.

Islam e cattolicesimo a confronto

Il confronto tra islam e cattolicesimo è uno dei fulcri della riflessione di Houellebecq. Se l’islam celebra il mondo terreno così com’è, il cattolicesimo, con la sua visione trascendentale e la figura di Cristo che salva il mondo, rappresenta un’idea più complessa e, per certi versi, più rivoluzionaria. Tuttavia, la società francese sembra incapace di ritrovare le proprie radici cristiane, preferendo adattarsi a un’evoluzione che la conduce verso la sottomissione.

La riflessione finale: nulla da rimpiangere

L’ultima frase del romanzo, “Non avrei avuto niente da rimpiangere”, rappresenta per Houellebecq una riflessione ambivalente sulla condizione umana e sulle scelte che definiscono la nostra vita. Il libro non è solo una provocazione, ma un’analisi profonda delle dinamiche sociali, politiche e culturali che plasmano il nostro tempo. A distanza di dieci anni, Sottomissione rimane un’opera capace di scuotere le coscienze e sollevare interrogativi scomodi, ma necessari.

Un profeta del nostro tempo

L’intervista di Houellebecq al Corriere della Sera offre una straordinaria occasione per riflettere sul presente e sul futuro dell’Occidente. Attraverso il prisma della sua narrativa e delle sue opinioni, emerge una Francia in bilico tra resistenza e resa, un Occidente che deve decidere se accettare il proprio declino o riscoprire le proprie radici e il proprio orgoglio culturale. In questo senso, Houellebecq non è solo un narratore, ma anche un profeta del nostro tempo, capace di anticipare le sfide che ci attendono e di ricordarci che il futuro dipende, in ultima analisi, dalle scelte che facciamo oggi.

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