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Hamas libera tutti gli ostaggi: Israele esulta, Tel Aviv esplode di gioia

- Medio Oriente

Poco prima delle 10 Hamas ha rilasciato anche gli ultimi tredici prigionieri israeliani. I venti rapiti ancora in vita dal 7 ottobre 2023 sono ora liberi. In piazza a Tel Aviv un boato ha accolto l’annuncio: è la fine di un incubo lungo due anni.

Hamas libera tutti gli ostaggi: Israele esulta, Tel Aviv esplode di gioia

📋 Riassunto dell'articolo

Il 13 ottobre 2025 Hamas ha rilasciato tutti i venti ostaggi israeliani ancora in vita. Poco prima delle 10 anche gli ultimi tredici prigionieri sono stati consegnati alla Croce Rossa. La folla a Tel Aviv ha accolto l’annuncio con un boato. La liberazione, frutto della pressione militare israeliana e della diplomazia di Donald Trump, segna una svolta storica: la fine di due anni di terrore e l’inizio di una pace costruita sulla forza.

Un momento storico per Israele

È ufficiale: tutti i venti ostaggi israeliani ancora in vita sono stati liberati da Hamas. Poco prima delle 10, le autorità israeliane e la Croce Rossa hanno confermato che anche gli ultimi tredici prigionieri sono stati consegnati e trasferiti verso il territorio israeliano.
La notizia è esplosa come un tuono nella Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv, dove migliaia di persone hanno seguito in diretta le fasi del rilascio. Quando sul maxischermo è apparso l’annuncio “Tutti liberi”, la folla è esplosa in un grido liberatorio, tra pianti, abbracci e bandiere sventolate in cielo.
Dopo 738 giorni di prigionia, la lunga ferita del 7 ottobre 2023 trova finalmente una chiusura simbolica. Vent’anni non cancellano le cicatrici, ma per Israele oggi è il giorno in cui il dolore si trasforma in forza nazionale.

Il ruolo decisivo della diplomazia di Trump

Il rilascio completo dei venti ostaggi non è un gesto di generosità di Hamas, ma il risultato diretto della pressione militare israeliana e della strategia diplomatica del presidente Donald Trump, che in pochi mesi ha ottenuto ciò che due anni di compromessi e mediazioni avevano fallito.
La nuova Casa Bianca ha imposto una linea netta: niente tregua senza la restituzione di tutti i prigionieri. Gli Stati Uniti hanno lavorato in coordinamento con Egitto e Qatar, ma senza concessioni politiche. L’accordo è stato chiaro e unilaterale: o la consegna immediata degli ostaggi, o la fine definitiva di Hamas come entità armata.
Il rilascio di oggi segna il successo di una diplomazia fondata sulla forza, non sulla paura. In Israele molti commentatori parlano apertamente di “momento storico”, paragonando l’intervento di Trump a quello che negli anni Ottanta permise il rilascio degli ostaggi americani in Iran.
Mentre i sostenitori del presidente americano esultano, i critici devono ammettere che la combinazione tra deterrenza militare e fermezza negoziale ha funzionato.

Le immagini della gioia a Tel Aviv

Le strade di Tel Aviv si sono trasformate in un coro collettivo. Sulla Piazza degli Ostaggi, da due anni epicentro del dolore e della speranza, il boato dell’annuncio ha fatto tremare i vetri dei palazzi. Le famiglie hanno mostrato le foto dei loro cari, gridando i nomi uno per uno, mentre le televisioni israeliane trasmettevano in diretta l’arrivo dei convogli della Croce Rossa.
Molti dei liberati – tra cui i gemelli Gali e Ziv Berman, il sottufficiale Matan Angrest e il pianista Alon Ohel – sono apparsi stremati ma coscienti. I medici hanno parlato di condizioni fisiche critiche ma stabili.
Il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Abbiamo riportato a casa tutti i nostri figli. Israele non dimenticherà mai chi ha tentato di distruggere la nostra speranza. E non dimenticherà chi ci ha aiutato a vincere”.

Una pace ancora fragile

Il rilascio dei venti ostaggi rappresenta il punto più alto della tregua in corso, ma non ancora la fine del conflitto. Restano da definire le fasi successive del cessate il fuoco, il ritiro completo delle truppe israeliane da alcune aree e il futuro politico della Striscia di Gaza.
Israele, rafforzato da questa vittoria morale, non sembra disposto a concedere molto: l’obiettivo resta smantellare definitivamente Hamas e impedire che l’organizzazione possa riorganizzarsi.
Nel frattempo, la popolazione israeliana vive ore di commozione collettiva. Le immagini dei volti liberati scorrono in ogni casa, mentre una sola frase domina gli schermi e i social:
“Siamo tornati a casa.”

Fonti

AP NewsThe GuardianThe Washington PostIl Fatto QuotidianoSky TG24Reuters

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