Guerra aperta tra Israele e Iran: la seconda notte di missili e accuse internazionali
14 Giu 2025 - Medio Oriente
Dopo l'attacco israeliano a Teheran, l'Iran risponde con un'ondata di missili balistici: decine di feriti e tre morti. I negoziati sul nucleare con gli USA si interrompono, mentre Hamas esulta e gli equilibri regionali si fanno sempre più fragili.

Missili su Tel Aviv, sirene a Teheran
È stata la seconda notte consecutiva di guerra aperta tra Israele e Iran. Il bilancio provvisorio dell’attacco iraniano conta almeno tre morti e ottanta feriti, diversi dei quali in gravi condizioni. I missili balistici lanciati da Teheran hanno raggiunto numerosi obiettivi nel centro di Israele, con esplosioni a Tel Aviv e nuovi allarmi anche a Gerusalemme. L’Iran sostiene di aver lanciato centinaia di ordigni, ma il ministero della Difesa israeliano ne stima meno di cento. Le immagini del cratere lasciato a Neve Tzedek e i video delle detonazioni hanno invaso i social israeliani.
Nel frattempo, nella capitale iraniana si sono uditi forti scoppi nelle vicinanze del distretto Pastour, dove risiedono l’ayatollah Khamenei e il neo presidente Pezeskhian. Anche l’aeroporto Mehrabad è stato colpito, tra colonne di fumo e panico. La nuova ondata di attacchi, la terza dall’inizio delle ostilità, ha portato ancora una volta gli israeliani nei rifugi antiaerei.
Operazione Vera Promessa 3: l’Iran risponde colpo su colpo
Il governo iraniano ha battezzato la sua risposta “Vera Promessa 3”, in aperto contrasto con l’operazione israeliana “Rising Lion”, ordinata da Netanyahu per “colpire al cuore” il programma nucleare iraniano. Quest’ultimo, secondo Tel Aviv, è ormai orientato alla costruzione di un’arma atomica. In questa fase, l’Iran ha anche affermato di aver abbattuto droni di ricognizione israeliani nel nord-ovest del Paese, nelle vicinanze della regione di confine di Salmas.
Il negoziato sul nucleare con gli USA si arena
La risposta di Teheran non è solo militare, ma anche diplomatica. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha dichiarato che l’attacco israeliano non sarebbe stato possibile senza l’avallo statunitense. Per questo motivo, ha annunciato la cancellazione del sesto round di colloqui sul nucleare previsto in Oman: “Non si può affermare di negoziare mentre si dà il via libera al regime sionista per colpire il nostro territorio”, ha dichiarato Baqaei. La finestra diplomatica si chiude, almeno temporaneamente, con gravi conseguenze sul piano regionale e globale.
Hamas applaude: “Israele ha fallito”
A commentare la notte di sangue è arrivata anche Hamas. Izzat al-Risheq ha elogiato l’efficacia dell’attacco iraniano, sottolineando come “tutto il clamore sull’Iron Dome e i sistemi Fionda di David sia crollato di fronte alla realtà dei fatti”. Il leader palestinese ha dichiarato che Israele “soffrirà per l’incendio che da tempo ha acceso tra i popoli della regione”. Un messaggio che sottolinea quanto l’asse di resistenza anti-israeliana stia vivendo un momento di rafforzamento simbolico e propagandistico.
Escalation fuori controllo o strategia calcolata?
Con due notti di raid aerei, missili, blackout diplomatici e mobilitazioni propagandistiche, la regione del Medio Oriente si ritrova in un equilibrio sempre più instabile. Ci si interroga ora se questa spirale sia davvero frutto di un’escalation incontrollata o se, da ambo le parti, vi sia una logica di lungo periodo: Israele per impedire il consolidamento nucleare dell’Iran, Teheran per riaffermare la propria centralità regionale in un contesto di debolezza americana e divisioni nel fronte arabo.