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Giorgia Meloni infiamma Fenix: “Amore e libertà contro l’odio della sinistra”

- Italia

Dal Laghetto dell’Eur, la premier chiude la festa di Gioventù Nazionale con un discorso di identità, merito e libertà: “Noi costruiamo, non distruggiamo”.

Giorgia Meloni infiamma Fenix: “Amore e libertà contro l’odio della sinistra”

📋 Riassunto dell'articolo

Giorgia Meloni chiude Fenix 2025 al Laghetto dell’Eur con un discorso di forte identità politica: condanna la cultura dell’odio, difende libertà e merito, annuncia riforme su scuola e università, ribadisce lo Stato forte contro l’illegalità. Lancia un messaggio ai giovani: costruire un’Italia libera, giusta e orgogliosa delle sue radici.

Un discorso che galvanizza la base

La cornice suggestiva del Laghetto dell’Eur ha fatto da sfondo all’edizione 2025 di Fenix, la festa nazionale di Gioventù Nazionale, dove Giorgia Meloni ha chiuso i lavori con un intervento di forte impatto politico e simbolico. Davanti a una platea gremita di militanti e simpatizzanti, il Presidente del Consiglio ha voluto ribadire che la destra italiana non si piega e non si farà intimidire da nessuno.
Il messaggio è stato chiaro: non una celebrazione sterile, ma un momento per riaffermare la centralità dei valori che muovono il governo e il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Con parole appassionate, Meloni ha spiegato che quella piazza non è composta da una “gioventù meloniana” che si limita a seguire il leader senza spirito critico, ma da giovani liberi, capaci di pensare con la propria testa, di confrontarsi e di mettere in discussione. Una generazione che, nel segno della destra, rifiuta il conformismo imposto dal politicamente corretto e dalle ideologie progressiste.

Il tema della libertà contro la cultura dell’odio

Il cuore del discorso è stato dedicato alla difesa della libertà, intesa come bene supremo che oggi più che mai viene minacciato da chi predica tolleranza e in realtà diffonde odio. Meloni ha voluto citare il caso del leader americano Charlie Kirk, assassinato di recente e insultato post mortem da chi si definisce antifascista. Un episodio che, ha sottolineato la premier, dimostra quanto sia ipocrita una sinistra che si indigna per ogni critica a senso unico, ma resta in silenzio di fronte a provocazioni disumane.
È stato un passaggio che ha scaldato la piazza, perché ha riportato l’attenzione su quella doppia morale che in Italia e in Occidente ormai domina il dibattito pubblico: una sinistra che può permettersi tutto, anche dileggiare i morti, e una destra che invece viene censurata per ogni parola fuori dal coro.

Merito, scuola e futuro della nazione

Non è mancato un affondo sulle politiche educative. Meloni ha ribadito che il merito deve tornare a essere l’unico vero ascensore sociale, l’unico strumento capace di garantire uguaglianza di opportunità a chi parte da condizioni svantaggiate. Per questo ha annunciato l’impegno a cambiare i test di accesso a Medicina, che oggi tagliano fuori giovani brillanti con un sistema iniquo, e a riformare la Maturità, simbolo di una scuola che negli anni è stata ingabbiata da ideologie fallimentari come quelle del Sessantotto.
In queste parole non c’era solo una promessa politica, ma una visione di lungo periodo: costruire un’Italia dove la scuola non sia più terreno di sperimentazione per le utopie progressiste, ma la fucina di una classe dirigente preparata, orgogliosa della propria identità e capace di servire la nazione.

Sicurezza e Stato forte

Meloni ha poi voluto ribadire un concetto che da sempre appartiene alla destra: senza sicurezza non c’è libertà. Lo Stato deve tornare ad essere presente laddove per anni si è ritirato, lasciando campo libero a mafie, illegalità diffusa e soprusi. Ha parlato di occupazioni abusive, di truffe, di criminalità che mina la vita quotidiana dei cittadini onesti. Ha ricordato l’importanza di strumenti come il carcere duro, che non è una misura punitiva fine a sé stessa ma il segnale di uno Stato che non arretra e che difende i suoi cittadini.
Il messaggio è stato netto: la legalità non è un optional e chi viola le regole deve sapere che pagherà un prezzo alto. Solo così si restituisce fiducia ai cittadini, solo così si difendono i più deboli da chi vive nell’illegalità.

L’amore come risposta politica

In un passaggio carico di pathos, Giorgia Meloni ha contrapposto l’amore all’odio. L’amore per la propria nazione, per le proprie radici, per i propri valori. Ha detto con chiarezza che la destra non si lascerà mai trascinare nella spirale dell’odio alimentata dagli avversari politici, perché chi governa non può permettersi di odiare. Al contrario, l’energia che muove questa comunità politica è l’amore, la volontà di costruire e non di distruggere, di rispettare anche chi non la pensa allo stesso modo, senza rinunciare alle proprie idee.
È stata forse la parte più alta e ispirata del discorso, quella che ha ricordato come la politica possa essere vissuta come missione e non come carriera, come sacrificio e non come opportunismo.

Un mosaico in costruzione

Meloni ha concluso guardando al futuro. Ha parlato di un mosaico fatto di tanti tasselli, molti già messi, altri ancora da collocare. Un progetto difficile, che richiede coraggio, sacrificio e determinazione, ma che può dare vita a un’Italia nuova, capace di difendere la sua identità e di prosperare in un tempo in cui tutto sembra congiurare contro le nazioni sovrane.
Il discorso a Fenix non è stato un semplice appuntamento di partito: è stato un manifesto politico e morale. Giorgia Meloni ha ricordato ai suoi che questa è un’occasione storica, che non bisogna farsi spaventare dalle minacce e dalle campagne d’odio, perché chi crede nei propri valori non si lascia intimidire. La destra italiana è pronta a continuare il suo cammino, con i giovani in prima linea, per costruire un’Italia più forte, più libera e più giusta.

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