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Gaza, ore decisive: verso il cessate il fuoco

13 Gen 2025 - Medio Oriente

Israele e Hamas vicini a un accordo grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e USA. Attesa la risposta della fazione palestinese nelle prossime 24 ore.

Gaza, ore decisive: verso il cessate il fuoco

Nella Striscia di Gaza si giocano ore cruciali per il futuro del conflitto e il possibile rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Israele, insieme ai mediatori internazionali Qatar, Egitto e Stati Uniti, ha raggiunto un’intesa su una bozza di accordo per un cessate il fuoco, inviata al movimento palestinese. A riportarlo è Barak Ravid di Axios, citando due funzionari israeliani e una fonte informata sui negoziati.

L’attesa risposta di Hamas

La decisione finale, secondo fonti israeliane, sarà presa da Mohammed Sinwar, capo dell’ala militare di Hamas a Gaza e fratello dell’ex leader Yahya Sinwar. La risposta è attesa entro le prossime 24 ore. Un funzionario israeliano ha dichiarato:

“Sembra che siamo diretti verso un accordo. Israele è stato molto flessibile negli ultimi giorni su una serie di questioni, ma stiamo aspettando la risposta di Hamas e solo allora avremo la certezza”.
Hamas ha confermato i progressi nei colloqui, ribadendo il proprio impegno verso il rilascio dei prigionieri palestinesi. “Rinnoviamo il patto con il nostro popolo fedele e paziente e con i nostri eroici prigionieri”, ha dichiarato il movimento.

I punti critici dell’accordo

Secondo quanto riportato da Al-Quds Al-Arabi, Israele avrebbe richiesto una zona cuscinetto di 1,5 chilometri lungo il confine con Gaza, da mantenere sotto il proprio controllo. Questa misura amplierebbe l’area di sicurezza precedentemente fissata a 300 metri, dove le Forze di Difesa Israeliane (IDF) avevano il permesso di colpire chiunque vi accedesse.

Il possibile accordo include il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi, compresi detenuti per terrorismo, in cambio della liberazione dei 94 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Tuttavia, restano punti critici da risolvere, come il numero esatto di prigionieri da liberare e le condizioni per porre fine al conflitto. Israele, infatti, ha espresso riluttanza a impegnarsi formalmente per la cessazione delle ostilità, lasciando agli Stati Uniti il compito di gestire la pressione diplomatica.

La mediazione internazionale e le tensioni regionali

La svolta nei colloqui è avvenuta a Doha, con il Qatar in prima linea come mediatore. Tuttavia, le posizioni rimangono divergenti, con Israele che continua a richiedere garanzie sull’incolumità degli ostaggi prima di accettare l’accordo. A rafforzare la pressione internazionale è intervenuto anche il presidente americano Joe Biden, che ha telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu per discutere i progressi nei negoziati.

Nel frattempo, le tensioni nella regione restano elevate. L’esercito israeliano ha recentemente intercettato un drone lanciato dallo Yemen, abbattendolo nei pressi della comunità meridionale di Gvulot. Questo evento sottolinea come la questione di Gaza sia inserita in un contesto geopolitico più ampio, con l’Iran e i suoi proxy regionali pronti a sfruttare ogni occasione per destabilizzare Israele.

Una svolta possibile o un’illusione?

Il possibile accordo rappresenta un banco di prova per Hamas e Israele. Da un lato, il movimento palestinese potrebbe consolidare il proprio controllo sulla Striscia e ottenere concessioni significative. Dall’altro, Israele cerca di equilibrare la necessità di liberare i propri cittadini con l’obiettivo di mantenere la sicurezza lungo i confini.

Qualunque sia il risultato, il ruolo delle grandi potenze, in primis gli Stati Uniti, sarà determinante per definire il futuro di un conflitto che continua a essere il fulcro delle tensioni in Medio Oriente.

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