Gaza, la voce ferma del Quirinale: Mattarella richiama l’Europa al dovere della giustizia
2 Giu 2025 - Medio Oriente
Nel giorno della Repubblica, il Capo dello Stato rifiuta l’indifferenza e indica una linea chiara: cessate il fuoco immediato, accesso umanitario garantito, rispetto dei diritti fondamentali. Un discorso che riafferma i principi di ordine e responsabilità internazionale.

Il richiamo del Presidente: non si affama un popolo
Nel giorno che celebra i valori fondanti della Repubblica, Sergio Mattarella ha scelto la chiarezza. Dal Quirinale, nel suo intervento del 2 giugno, ha denunciato senza esitazioni la drammatica condizione della popolazione civile nella Striscia di Gaza. “È disumano che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani”, ha affermato.
Non un’espressione generica, ma un giudizio preciso su una situazione che continua a sfuggire a ogni regola, anche la più basilare del diritto umanitario. È una presa di posizione che, pur restando nella misura istituzionale, non lascia spazio all’ambiguità.
L’ordine come fondamento: accesso umanitario e diritto alla casa
Mattarella ha chiesto l’accesso immediato agli aiuti: “L’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali per la ripresa di piena assistenza umanitaria”. È un richiamo all’ordine internazionale, a quella rete di regole che deve impedire che il caos diventi la nuova normalità.
E ha aggiunto, in modo ancora più incisivo: “I palestinesi hanno diritto al loro focolare, entro confini certi”. Un’affermazione che non scivola nella retorica, ma che si radica nel principio di sovranità e identità. Perché la stabilità nasce dal riconoscimento reciproco, non dall’annullamento dell’altro.
Contro ogni ambiguità: nessuna occupazione è misura di sicurezza
Nel passaggio più diretto del suo discorso, il Capo dello Stato ha affermato: “L’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza”.
Questa frase, limpida nella sua formulazione, richiama l’Europa a una coerenza che troppo spesso è venuta meno. Non è questione di schierarsi: è una questione di regole, e di non cedere all’idea che la forza possa riscrivere ciò che è stato conquistato con il diritto.
Una posizione che restituisce all’Italia autorevolezza
In un tempo in cui molte cancellerie oscillano tra silenzi tattici e dichiarazioni generiche, le parole del Presidente della Repubblica riportano l’Italia in una posizione di dignità. Non c’è ostilità, ma lucidità. Non c’è ideologia, ma la riaffermazione di un principio: l’umanità non si può sospendere.
Il nostro Paese, anche attraverso la linea del governo, ha più volte mostrato di voler difendere il diritto internazionale senza appiattimenti. L’intervento di Mattarella si inserisce in questa traiettoria, restituendo senso e direzione a una politica estera che ha bisogno di fermezza e visione.
Quando la giustizia precede la pace
Ci sono momenti in cui tacere significa legittimare. Il discorso del 2 giugno ha mostrato che l’Italia istituzionale, pur nel rispetto dei propri alleati, non rinuncia alla propria voce quando sono in gioco la dignità delle persone e il rispetto delle regole.
La pace non nasce dal calcolo, ma dal riconoscimento del limite. E la civiltà si misura proprio quando si ha il coraggio di pronunciare parole semplici, ma decisive: non si affama un popolo, non si occupano terre, non si rinuncia alla giustizia.
Da oggi, chi in Europa vorrà parlare di ordine e di pace, non potrà più farlo fingendo di non aver udito il richiamo del Quirinale.