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Gallarate, il summit europeo della Remigrazione: “Riprendiamoci l’Europa, con coraggio e identità”

18 Mag 2025 - Approfondimenti Politici

Dal Giappone modello all’agenda immigrazionista di Bruxelles, tra citazioni di Carlo Martello, Lepanto e Martin Luther King: il Remigration Summit ha lanciato un messaggio forte contro l’immigrazione di massa e per il diritto all’identità dei popoli europei.

Gallarate, il summit europeo della Remigrazione: “Riprendiamoci l’Europa, con coraggio e identità”

Un teatro pieno per dire basta alla sostituzione etnica

Nel cuore della provincia di Varese, a Gallarate, si è tenuto ieri il Remigration Summit, un incontro internazionale che ha riunito rappresentanti di movimenti patriottici e identitari provenienti da tutta Europa. Il Teatro Condominio ha ospitato circa 400 persone, due terzi della capienza, in un evento blindato dalla sicurezza ma privo di incidenti. All’esterno, le forze dell’ordine bloccavano gli accessi, mentre una folla di giornalisti rimaneva fuori, esclusa dai lavori del summit.

«Extra omnes», ha ironizzato al termine dell’evento Martin Sellner, ideologo austriaco del concetto di remigrazione, paragonando sarcasticamente l’incontro a un conclave, dopo che diversi media avevano cercato di delegittimarlo.

La teoria della remigrazione: un’alternativa legale e civile

Sul palco, Andrea Ballarati ha introdotto gli ospiti internazionali. A rappresentare le varie anime del movimento, è stato Dries Van Langenhove, giovane leader fiammingo già noto per le sue battaglie contro le politiche migratorie dell’Unione Europea: «Bruxelles ha un’agenda immigrazionista che ci porterà alla dissoluzione identitaria. La remigrazione è una strategia civile e legale per salvare l’Occidente». Il piano prevede tre fasi: il rimpatrio degli immigrati illegali, di coloro che non si sono integrati e, infine, di quelli che restano fedeli a ideologie o interessi stranieri.

Il Giappone come esempio: crescita senza immigrazione

Cyan Quinn, attivista americana, ha smontato slide dopo slide alcuni dei “miti progressisti” sull’immigrazione, a partire da quello secondo cui gli stranieri farebbero aumentare il PIL. «Il Giappone, con una percentuale di immigrati irrisoria, continua a crescere economicamente e culturalmente. L’Occidente dovrebbe imparare da chi ha saputo dire no», ha affermato, lodando le politiche migratorie di Donald Trump, definite come modello alternativo alla deriva liberal-globalista.

Libertà di parola e opposizione al pensiero unico

Tra i presenti anche Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione Lombardia, che ha commentato: «In Italia esistono ancora la libertà di pensiero e parola. Ed è giusto che anche queste posizioni possano essere espresse pacificamente. Non sarà certo la sinistra a stabilire chi può parlare e chi no».

Da Lepanto a Martin Luther King: l’identità europea come missione spirituale

Il tono si è alzato ulteriormente con gli interventi appassionati di Pedro Faria dal Portogallo e John McLoughlin dall’Irlanda. «Non lottiamo solo per i nostri confini ma per le nostre anime», ha dichiarato il portoghese, citando episodi simbolo della storia europea come la battaglia di Lepanto e le vittorie di Carlo Martello.

Afonso Gonçalves, anch’egli portoghese, ha evocato Martin Luther King con una reinterpretazione: «Anche noi abbiamo un sogno. Una nuova Reconquista, una riscossa culturale e spirituale per l’Europa».

Jackie Eubanks e la critica alla sharia negli Stati Uniti

A chiudere l’incontro, Jackie Eubanks, attivista repubblicana vicina al fronte identitario americano, ha messo in guardia sulla crescente influenza della legge islamica in Occidente, spiegando come la sharia sia «in netta contraddizione con la Costituzione degli Stati Uniti».

Un’Europa dei popoli, non dei burocrati: identità, radici e visione per il futuro

Al centro del messaggio del Remigration Summit c’è una visione alternativa dell’Europa: non quella dei tecnocrati di Bruxelles, ma un’Europa dei popoli, salda nelle sue radici greco-romane, cristiane e germaniche. Un continente che riconosce la propria civiltà come frutto di una storia millenaria, di valori ereditati dalla filosofia greca, dal diritto romano, dalla tradizione cristiana e dalla forza morale e guerriera dei popoli germanici. Non un mosaico di consumatori sradicati e intercambiabili, ma una comunità di nazioni consapevoli della propria identità. Questa Europa, fondata sulla memoria storica e sulla responsabilità verso le generazioni future, è chiamata a parlare ai propri cittadini con coraggio, verità e spirito di appartenenza. È un’Europa che rigetta il progetto globalista e relativista. È un’Europa che combatte chi promuove la sostituzione etnica come inevitabile e desiderabile, in quanto questa visione rappresenta la negazione e il lento suicidio della nostra millenaria civiltà.La remigrazione si pone come strumento di riequilibrio e di salvezza culturale, offrendo un’alternativa pacifica, legale e profonda per tornare a essere padroni del proprio destino.

Scegliere da che parte stare

Il Remigration Summit di Gallarate non è stato soltanto un evento politico, ma un segnale forte lanciato all’Europa intera: esiste un’altra strada. Una strada fatta di identità, coraggio, radici e verità. In un tempo in cui il conformismo progressista tenta di zittire ogni voce dissidente, chi ha a cuore il destino dell’Europa non può più permettersi di restare in silenzio. È tempo di scegliere da che parte stare: dalla parte della dissoluzione o da quella della rinascita. La remigrazione non è odio, è autodifesa. Non è violenza, è legittima sopravvivenza. Non è utopia, è l’unica alternativa realista per chi non vuole che l’Europa diventi una periferia senza volto del mondo globalizzato. E ieri, da Gallarate, questa voce si è levata chiara, limpida e inarrestabile.

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Articolo scritto da:
Antonio Antipari

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