Friedrich Merz eletto cancelliere: l’ultima mossa disperata di un sistema che barcolla
7 Mag 2025 - Europa
Dopo un primo turno fallito, Merz riesce al secondo col sostegno traballante del Bundestag. L’AfD resta esclusa mentre l’élite europea applaude un sistema che ignora il voto popolare.

Merz eletto cancelliere al secondo turno: una vittoria dimezzata
Alla fine ce l’ha fatta. Friedrich Merz è stato eletto cancelliere federale della Germania nella seconda votazione del Bundestag, con 325 voti favorevoli contro 289 contrari, un’astensione e tre schede nulle. Una vittoria che arriva dopo l’umiliante fallimento al primo turno della mattinata, quando Merz non era riuscito a ottenere la maggioranza assoluta dei voti nonostante il sostegno formale della sua stessa coalizione. Un esordio tutt’altro che brillante per un leader che avrebbe dovuto rappresentare la “stabilità” del sistema.
Una cancelleria per l’Europa, non per i tedeschi
Non sorprende che le prime congratulazioni a pioggia siano arrivate dalle istituzioni dell’Unione Europea, non certo dal popolo tedesco. Ursula von der Leyen, Antonio Costa, Roberta Metsola: tutti uniti nel salutare “l’amico fidato”, “il leader determinato”, “il garante della competitività europea”. Nessuna parola sullo scollamento tra istituzioni e cittadini. Nessun cenno al fatto che il Bundestag continua a ignorare la seconda forza politica del Paese, l’AfD, esclusa per principio da ogni dialogo, nonostante milioni di voti popolari.
La Germania che governa senza popolo
Il “sistema” ha trovato il suo uomo. Non un vincitore netto delle elezioni, ma il frutto di un compromesso di palazzo tra CDU, SPD e quei partiti che ormai sopravvivono solo a colpi di alchimie parlamentari. Merz non è l’uomo del cambiamento: è l’ultima diga di un establishment che non vuole arrendersi all’evidenza. La Germania reale – quella dei lavoratori, delle famiglie, delle imprese soffocate dalle regole di Bruxelles – non è rappresentata in questa cancelleria. È rappresentata altrove, nei sondaggi che danno l’AfD in continua crescita.
La benedizione dell’élite europeista e progressista
Mentre in patria si apre una stagione politica all’insegna dell’instabilità, l’establishment europeo ha festeggiato con toni trionfalistici. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha parlato di “leadership e determinazione”, Giorgia Meloni ha auspicato “una rinnovata collaborazione bilaterale e in ambito G7 e NATO”, Antonio Tajani ha evocato “un’unione industriale forte tra Italia e Germania”. Ma nessuno sembra preoccuparsi del fatto che questa nomina poggi su una maggioranza fragile, costruita senza consultare realmente i cittadini.
Il popolo osserva. L’AfD cresce.
Di fronte a tutto questo, cresce la consapevolezza – e con essa il consenso – verso l’unica forza politica che da anni denuncia l’ipocrisia del sistema: l’Alternativa per la Germania. Un partito sistematicamente escluso, perseguitato mediaticamente, minacciato da tentativi di messa al bando. Eppure, il popolo lo ascolta. E cresce. La vera sfida al potere non si gioca oggi con la nomina di Merz, ma domani, quando milioni di elettori chiederanno di contare davvero. Perché una democrazia che si fonda sull’esclusione e sulla paura, è una democrazia già in crisi.