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Fordow nel mirino: Israele pronto a colpire senza gli USA

20 Giu 2025 - Medio Oriente

Fordow nel mirino: Israele pronto a colpire senza gli USA

La decisione sospesa di Trump e l’importanza strategica di Fordow

Il presidente Donald Trump, per ora, ha deciso di non decidere. “Entro due settimane”, ha dichiarato, valuterà se autorizzare un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in un’azione militare contro l’Iran. Al centro della valutazione c’è un obiettivo ben preciso: il sito di arricchimento dell’uranio di Fordow, uno degli impianti nucleari più blindati e inaccessibili al mondo, scavato nella roccia delle montagne dell’Alborz, a circa 30 chilometri da Qom.

Il sito non è soltanto simbolico: è il cuore di un programma di arricchimento che ha già superato il 60% di purezza, una soglia che, pur rimanendo formalmente sotto quella bellica del 90%, consente un rapido salto qualitativo in caso di decisione politica. Proprio per questo, Fordow è ritenuto da Stati Uniti e Israele un potenziale “punto di non ritorno” nel dossier nucleare iraniano.

La GBU-57 MOP: l’unica arma che può sfondare Fordow

Per annientare una struttura come Fordow non basta un attacco convenzionale. Serve la GBU-57A/B Massive Ordnance Penetrator (MOP), la cosiddetta “bunker buster” americana. Questo ordigno da 13,6 tonnellate, trasportato esclusivamente dai bombardieri stealth B-2 Spirit, può penetrare oltre 60 metri di cemento armato o roccia prima di detonare. Contiene circa 2,5 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale.

Tuttavia, le reali profondità del sito di Fordow sono tuttora classificate. Alcuni report parlano di una struttura sviluppata oltre i 70–80 metri sotto il livello del suolo, con protezioni multiple anti-penetrazione. In questo scenario, persino la MOP potrebbe richiedere l’impiego multiplo o sequenziale per ottenere un risultato realmente distruttivo.

Il piano B israeliano: C-130 e cooperazione limitata

Se l’amministrazione Trump decidesse di non impiegare direttamente i propri velivoli stealth, Israele potrebbe optare per un piano alternativo: l’utilizzo di aerei da trasporto C-130 Hercules per il lancio delle GBU-57, qualora venissero comunque fornite dagli Stati Uniti.

Qui, però, emergono problemi tecnici di non poco conto:

  • Il C-130 non è un aereo stealth e opera a quota sensibilmente più bassa del B-2. Questo aumenta esponenzialmente il rischio di intercettazione da parte delle batterie antiaeree iraniane, come i sistemi S-300 e Tor-M1, già dispiegati a difesa del complesso.
  • Il lancio a bassa quota riduce la velocità d’impatto e la penetrazione cinetica della MOP, rendendo incerta la capacità distruttiva contro Fordow. In compenso, alcuni analisti ipotizzano il lancio di più ordigni in sequenza o in saturazione.
  • L’attacco richiederebbe una superiorità aerea garantita lungo una finestra di almeno 30 minuti sull’area bersaglio, durante la quale lo spazio aereo dovrebbe essere ripulito da radar, intercettori e contraerea a lungo raggio.

Israele sostiene da giorni di “controllare” i cieli iraniani attraverso operazioni cyber e neutralizzazioni preventive. Ma un’operazione diretta su Fordow sarebbe di ben altra scala, paragonabile – per complessità – all’operazione Opera del 1981 contro Osiraq, o all’attacco del 2007 contro il reattore siriano Deir ez-Zor. Con una differenza sostanziale: Fordow è più inaccessibile, più difeso e più profondo.

Il piano C: l’arma dell’imprevisto

In un’intervista a Merit TV, l’ambasciatore israeliano Yechiel Leiter ha lasciato intendere che esista una terza opzione, definita “Piano C”:

“Quando la polvere si poserà, vedrete sorprese. Faranno sembrare quasi semplice l’operazione dei cercapersone.”
Il riferimento è al sofisticato attacco del 2023 contro Hezbollah in Libano, dove l’esplosivo fu nascosto in dispositivi di comunicazione come pager e walkie-talkie. Questo lascia presagire operazioni di sabotaggio diretto tramite agenti infiltrati o micro-cariche posizionate all’interno del sito. Anche attacchi cyber, droni ad alta penetrazione o ordigni a detonazione differita rientrerebbero nel ventaglio delle “sorprese” evocate da Leiter.

Lo scontro è già iniziato, ma l’escalation è sospesa

Il tempo scorre. La finestra concessa da Trump potrebbe rappresentare un tentativo calcolato di spingere Teheran a un passo indietro, oppure un modo per lasciare a Israele mano libera senza compromettere ufficialmente la posizione americana. La fornitura della GBU-57 senza il B-2 potrebbe segnare il compromesso: nessun coinvolgimento operativo USA, ma disponibilità tecnologica per chi è disposto a rischiare.

In ogni caso, se Fordow dovesse essere attaccato, non sarà una semplice missione aerea. Sarà il segnale che il conflitto ha toccato il suo nervo più profondo: la capacità nucleare iraniana, e il punto limite oltre il quale nessun compromesso è più possibile.

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Articolo scritto da:
Redazione - Il Politico

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