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Due pesi, due misure: se l’aggressore è Israele (e non la Russia), il diritto tace

23 Giu 2025 - Medio Oriente

Israele e Stati Uniti colpiscono l’Iran senza mandato ONU, ma l’Occidente resta silenzioso. Dove sono finiti i principi di sovranità e legalità tanto invocati contro Mosca? Il diritto internazionale non può essere piegato alle alleanze.

Due pesi, due misure: se l’aggressore è Israele (e non la Russia), il diritto tace

Israele e Stati Uniti all’attacco: chi sono oggi gli aggressori?

L’operazione militare condotta da Israele contro obiettivi sensibili in territorio iraniano, seguita da un intervento diretto degli Stati Uniti con bombardieri strategici B-2 e missili da crociera lanciati da unità navali nel Golfo Persico, pone una questione cruciale non solo strategica, ma soprattutto giuridica: chi è l’aggressore e chi l’aggredito? È una domanda che la comunità internazionale sembra non voler affrontare con coerenza.

Il principio di non aggressione e la Carta dell’ONU

L’articolo 2 paragrafo 4 della Carta delle Nazioni Unite vieta chiaramente “l’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. Il solo margine ammesso è quello della legittima difesa, individuale o collettiva, come stabilito dall’articolo 51, in caso di attacco armato. Ma in questo caso l’attacco da parte dell’Iran — sia su Israele che sugli Stati Uniti — non è dimostrato né dichiarato. Nessun missile iraniano era in volo, nessun’esercitazione minacciava un’invasione. Eppure, è Israele che colpisce per primo. E l’America che segue, senza un mandato del Consiglio di Sicurezza.

Due pesi e due misure: la retorica su Ucraina e Russia

Lo stesso Occidente che ha fatto della retorica anti-russa un pilastro della propria politica estera, denunciando l’invasione dell’Ucraina come “violazione dell’ordine internazionale”, oggi giustifica — o peggio ignora — un’operazione bellica che viola quegli stessi principi. Quando Mosca ha deciso l’intervento militare, l’Occidente ha parlato di “aggressione imperialista”. Ora che Israele e Stati Uniti agiscono al di fuori del diritto internazionale, tutto viene derubricato a “azione preventiva” o “difesa della sicurezza nazionale”.

Il pericolo della propaganda: l’etica selettiva dell’Occidente

Lungi dall’essere guidata da un universalismo giuridico, l’azione occidentale è oggi condizionata da una visione ideologica e geopolitica. L’alleato ha sempre ragione, il nemico è sempre nel torto. In questa logica binaria, il diritto internazionale diventa un’arma da brandire contro i nemici e da ignorare per proteggere gli amici. Ma così facendo, si discredita la legittimità del sistema globale e si favorisce una visione multipolare basata non sulla legge, ma sul puro equilibrio di potenza.

La coerenza come fondamento dell’ordine globale

Il diritto internazionale nasce per vincolare gli Stati, non per essere usato come alibi ideologico. Se la Russia è stata definita “Stato aggressore” per aver varcato i confini ucraini, allora Israele e Stati Uniti devono essere giudicati con lo stesso metro quando attaccano uno Stato sovrano senza legittimazione preventiva e senza un’aggressione subita. Il silenzio delle cancellerie europee — e la timidezza del diritto — rischiano di svuotare il sistema di ogni residua credibilità.

Un ordine giuridico, non un ordine di convenienza

Chi difende l’ordine internazionale deve farlo con coerenza, altrimenti si trasforma in ciò che dice di combattere. Il diritto alla pace, alla sovranità e all’integrità territoriale non è privilegio di alcuni Stati: è principio universale. E se oggi Israele e Stati Uniti scelgono la via della forza, non possono aspettarsi che altri — domani — non facciano lo stesso, appellandosi alle stesse ragioni. Chi semina impunità, raccoglie instabilità.

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Articolo scritto da:
Antonio Antipari

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