528 Visualizzazioni

Draghi avverte l’Europa: “Rischiamo di restare soli e sotto attacco economico”

18 Feb 2025 - Italia

L’ex presidente della BCE lancia l’allarme: gli USA si disimpegnano dalla sicurezza europea, mentre dazi e concorrenza cinese minacciano l’economia dell’UE. Necessario un cambio di rotta per evitare il declino.

Draghi avverte l’Europa: “Rischiamo di restare soli e sotto attacco economico”

Le dichiarazioni di Mario Draghi alla European Parliamentary Week a Bruxelles dipingono un quadro allarmante per il futuro dell’Unione Europea. L’ex presidente della BCE ha avvertito che l’Europa potrebbe essere costretta a garantire da sola la propria sicurezza, sia in Ucraina che nel resto del continente, a causa del disimpegno statunitense. Una situazione che, unita alla stagnazione economica e alle nuove misure protezionistiche di Washington, potrebbe mettere in ginocchio l’industria europea.

Europa sempre più sola: l’ombra del disimpegno USA

Le parole di Draghi suonano come un campanello d’allarme per i leader europei: gli Stati Uniti stanno rivedendo le proprie priorità strategiche, e l’Europa non sembra più essere tra queste. La prospettiva di un’Unione Europea lasciata sola a fronteggiare la crisi ucraina e le tensioni internazionali impone una riflessione urgente sul futuro della difesa comune.

L’ex presidente della BCE ha sottolineato che, per affrontare queste sfide, l’UE dovrà agire sempre più come un unico Stato, abbandonando le esitazioni e le divisioni interne. Tuttavia, ciò comporta un livello di coordinamento politico, economico e militare che oggi appare ancora lontano dalla realtà. Nel frattempo, i governi europei continuano a finanziare una guerra di cui non vedono la fine, mentre Washington si prepara a ridimensionare il proprio impegno.

La minaccia economica dei dazi USA e della Cina

Non bastasse il problema della sicurezza, Draghi ha anche evidenziato l’impatto devastante che avranno i nuovi dazi statunitensi sulle importazioni europee e cinesi. Se da un lato le misure protezionistiche di Washington limiteranno l’accesso dell’UE al suo più grande mercato di esportazione, dall’altro la sovraccapacità produttiva cinese finirà per riversarsi in Europa, soffocando ulteriormente le imprese del continente.

Le politiche economiche degli Stati Uniti, basate su una tassazione più bassa, energia più economica e deregolamentazione, rischiano di attrarre capitali e aziende europee oltreoceano, aggravando la crisi industriale dell’UE. Se Bruxelles non risponderà con una strategia forte e unitaria, il Vecchio Continente rischia di trovarsi schiacciato tra l’egemonia economica americana e l’invasione commerciale cinese.

Intelligenza artificiale: l’Europa è già tagliata fuori?

Draghi ha poi affrontato un tema centrale per il futuro: l’intelligenza artificiale. Mentre Stati Uniti e Cina dominano il settore con otto dei dieci più grandi modelli linguistici sviluppati da aziende americane, l’Europa continua a rimanere indietro, incapace di colmare il divario tecnologico.

Tuttavia, Draghi ha anche sottolineato come il calo dei costi di sviluppo dell’IA potrebbe offrire all’UE un’opportunità per recuperare terreno, a patto che si adottino politiche ambiziose e mirate. Ma senza un mercato dei capitali integrato e senza incentivi reali all’innovazione, il rischio è che l’Europa rimanga spettatrice del progresso altrui.

Un’Europa ostaggio della burocrazia finanziaria

L’ex presidente della BCE ha evidenziato un’altra debolezza strutturale dell’UE: l’inefficienza dei suoi mercati dei capitali. La mancanza di un sistema finanziario integrato e competitivo spinge i capitali europei a cercare sbocchi più redditizi altrove, riducendo così le possibilità di investimenti in settori chiave per la crescita e l’innovazione.

La soluzione? Secondo Draghi, servono riforme radicali per rendere l’Europa più attrattiva, abbassare i costi di produzione e creare economie di scala reali all’interno del mercato comune. Ma la realtà è che la classe dirigente europea sembra più interessata a preservare il proprio apparato burocratico piuttosto che adottare misure concrete per rilanciare la competitività del continente.

L’energia, una crisi tutta europea

Infine, Draghi ha toccato il nodo dell’energia, denunciando come molti dei problemi attuali siano auto-inflitti. Oltre alla dipendenza dal gas estero, l’UE soffre di una tassazione eccessiva, di reti energetiche sottosviluppate e di un mercato caratterizzato da speculazioni finanziarie sui prezzi.

Draghi ha avvertito che la decarbonizzazione non potrà mai essere sostenibile se i suoi benefici non diventeranno tangibili per cittadini e imprese. Ma, ancora una volta, la burocrazia europea si dimostra più propensa a imporre vincoli che a trovare soluzioni praticabili per abbassare i costi dell’energia.

L’Europa tra immobilismo e tempesta economica

Le parole di Draghi tracciano un quadro inquietante: l’Europa rischia di restare sola nella sua difesa, schiacciata economicamente tra USA e Cina, priva di una strategia tecnologica e ostaggio delle proprie inefficienze finanziarie ed energetiche. Il tempo per reagire sta scadendo e, senza un’inversione di rotta, l’UE rischia di avviarsi verso un declino irreversibile.

La domanda che rimane è: la leadership europea avrà il coraggio di affrontare queste sfide con politiche concrete o continuerà a rifugiarsi in dichiarazioni di principio, lasciando che il continente affondi sotto il peso della propria inazione?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per rimanere aggiornato/a iscriviti al nostro canale whatsapp, clicca qui: