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Democrazia sotto assedio: ma i popoli si riprendono la parola

6 Mag 2025 - Approfondimenti Politici

Dalla Romania alla Germania, le élite europee tentano di fermare i movimenti sovranisti con manovre giudiziarie e repressione politica. Ma le urne parlano chiaro: il potere torna ai cittadini.

Democrazia sotto assedio: ma i popoli si riprendono la parola

Romania, la sovranità vince: i popoli non si piegano ai diktat di Bruxelles

In Romania si è consumato uno degli episodi più gravi e insieme più rivelatori dell’attuale deriva tecnocratica dell’Unione Europea. Dopo che il candidato sovranista Călin Georgescu, noto per la sua opposizione alle ingerenze di Bruxelles e per la sua visione multipolare, ha trionfato al primo turno delle presidenziali, il sistema si è subito attivato. La Corte Costituzionale ha annullato il voto con la scusa di presunte “interferenze russe”, invocando un mix tra campagne social e presunti attacchi informatici. Una narrativa già vista, utile a delegittimare qualsiasi alternativa al pensiero unico europeista.

Ma il popolo rumeno non si è piegato. Dopo settimane di proteste, con centinaia di migliaia di cittadini scesi in piazza per difendere il diritto a votare chi vogliono, le nuove elezioni hanno consegnato la vittoria a George Simion, leader del partito nazionalista AUR, che ha già annunciato l’intenzione di reintegrare Georgescu in un ruolo centrale nel governo. Il messaggio è chiarissimo: l’élite può provare a manipolare, ma alla fine sono i popoli a decidere.

Germania: il caso AfD e il cortocircuito della democrazia controllata

Lo stesso copione si ripete in Germania, dove l’AfD, oggi seconda forza del Paese con il 21% dei consensi, è sotto attacco continuo da parte dell’apparato di potere. Il servizio di intelligence interno ha classificato il partito come “estremista di destra”, aprendo alla possibilità di sorveglianza e limitazioni politiche. Un attacco diretto alla democrazia, messo in atto con l’avallo di quella stessa élite che si riempie la bocca di “valori europei” mentre tenta di cancellare l’opposizione con strumenti di polizia.

Non a caso la denuncia più forte è arrivata dagli Stati Uniti, e non certo dalla sinistra liberal: il Segretario di Stato Marco Rubio ha definito la decisione del governo tedesco “una vergogna per la democrazia”. In effetti, quando un partito di milioni di elettori viene trattato alla stregua di una minaccia alla sicurezza nazionale, vuol dire che il sistema ha paura. E se ha paura, è perché sente che il vento sta cambiando.

Popoli in rivolta: la sovranità come risposta all’arroganza tecnocratica

Il parallelismo tra Romania e Germania è lampante. In entrambi i casi, il potere prova a squalificare le forze sovraniste con mezzi giudiziari, amministrativi e mediatici. Ma i popoli stanno dimostrando di non voler più essere governati da Bruxelles. Vogliono tornare padroni a casa loro, con governi che rispondano al proprio elettorato, non alla Commissione Europea.

Il voto in Romania non è stato solo una consultazione nazionale: è stato un referendum sulla legittimità di un sistema che tenta in ogni modo di evitare il cambiamento. E ha perso. Come sta perdendo in Germania, dove l’AfD cresce malgrado (o forse proprio grazie a) la demonizzazione sistematica.

I popoli non si fanno più mettere il bavaglio. Le élite lo capiscano: non c’è algoritmo, tribunale costituzionale o campagna stampa che possa sostituirsi alla volontà popolare. La stagione del consenso imposto è finita. Ora parla la democrazia. Quella vera.

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