COP29: 300 miliardi, ma i Paesi poveri protestano
24 Nov 2024 - Mondo
A Baku i Paesi ricchi promettono un aumento dei fondi per il clima, ma l'accordo è criticato come "poco ambizioso". Restano dubbi su fossili e azioni concrete.
Alla COP29 di Baku, i Paesi sviluppati hanno concordato di aumentare i finanziamenti per aiutare le nazioni in via di sviluppo ad affrontare il cambiamento climatico, impegnandosi a mobilitare almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035. Questo incremento rappresenta un passo avanti rispetto all’obiettivo precedente di 100 miliardi di dollari annuali, ma è stato accolto con insoddisfazione da molte nazioni vulnerabili, che lo considerano insufficiente per affrontare le sfide climatiche imminenti.
Reazioni dei Paesi in via di sviluppo
Il rappresentante dei 45 Paesi meno sviluppati ha definito l’accordo “poco ambizioso”. Chandni Raina, delegata indiana, ha criticato duramente l’intesa, descrivendo l’importo proposto come “pietosamente basso” e “ridicolo”, esprimendo delusione per la presidenza azera della COP29.
Dettagli dell’accordo finanziario
L’accordo prevede che i Paesi sviluppati, tra cui Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e membri dell’Unione Europea, aumentino i loro contributi finanziari a favore delle nazioni in via di sviluppo, passando dagli attuali 100 miliardi di dollari a “almeno 300 miliardi di dollari” all’anno entro il 2035. Questi fondi sono destinati a supportare l’adattamento ai cambiamenti climatici, come inondazioni, ondate di calore e siccità, e a promuovere investimenti in energie a basse emissioni di carbonio, evitando lo sviluppo economico basato su carbone e petrolio.
Critiche alla presidenza azera e alla gestione della conferenza
La conduzione della COP29 da parte dell’Azerbaigian ha suscitato polemiche. Dichiarazioni del presidente azero contro la Francia, arresti di attivisti ambientali e presunte vessazioni nei confronti di parlamentari americani hanno contribuito a un clima teso. Marina Silva, ministro dell’Ambiente brasiliano, ha descritto l’esperienza a Baku come “dolorosa”.
Assenza di impegni sulla riduzione dei combustibili fossili
L’accordo finale non menziona esplicitamente la transizione dai combustibili fossili, un punto critico per molti partecipanti. Al contrario, i “carburanti di transizione”, termine spesso associato al gas naturale, ricevono una menzione specifica. Gli europei, che auspicavano un impegno più deciso nella riduzione delle emissioni di gas serra, non hanno ottenuto la creazione di un sistema di monitoraggio annuale degli sforzi di transizione dai combustibili fossili.
Reazioni delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso sentimenti contrastanti sull’accordo, esortando gli Stati a considerarlo come “fondamenta da consolidare” e auspicando un risultato più ambizioso sia finanziariamente che in termini di mitigazione. Ha invitato i governi a trasformare rapidamente gli impegni in azioni concrete. L’Unione Europea ha accolto positivamente l’accordo, con il commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, che ha dichiarato: “La COP29 sarà ricordata come l’inizio di una nuova era per la finanza climatica”.
Prospettive future
Nonostante l’accordo raggiunto, molti Paesi in via di sviluppo ritengono che gli impegni finanziari siano insufficienti per affrontare le sfide climatiche. La prossima conferenza sul clima, prevista in Brasile, sarà cruciale per monitorare l’implementazione degli impegni presi e per discutere ulteriori azioni necessarie per sostenere le nazioni più vulnerabili.