Caso Ramy, la Procura: “Nessuna violazione dei protocolli dai carabinieri”
18 Gen 2025 - Italia
Le indagini non rilevano irregolarità nell’inseguimento. Rimane aperta l’ipotesi di dolo eventuale. Accuse di delegittimazione delle forze dell’ordine.

Un episodio controverso che agita il dibattito pubblico
La morte di Ramy Elgaml, avvenuta il 24 novembre 2024 a Milano durante un inseguimento condotto dai carabinieri, continua a tenere banco nei media. Una tragedia che, come spesso accade, è stata trasformata in un caso politico per colpire l’operato delle forze dell’ordine, ignorando il contesto di insicurezza urbana che richiede interventi tempestivi e decisi.
Le valutazioni della Procura sull’inseguimento
Nelle ultime ore, la Procura di Milano ha chiarito che, sulla base delle evidenze raccolte finora, non sono state rilevate violazioni di protocolli operativi da parte dei carabinieri durante l’inseguimento. Non esistono, infatti, norme specifiche che stabiliscano quando e come interrompere un inseguimento, lasciando quindi ai militari un margine di discrezionalità necessario per valutare le situazioni sul campo.
Le indagini hanno confermato che i militari stavano reagendo a una chiara resistenza e al tentativo di fuga, circostanze che spesso mettono in pericolo non solo i sospettati ma anche gli altri utenti della strada.
Le responsabilità in gioco: la posizione della Procura
La Procura ha avviato procedimenti per omicidio colposo stradale sia nei confronti del carabiniere alla guida della pattuglia sia del conducente dello scooter, Fares Bouzidi. Tuttavia, la possibilità di contestare l’omicidio volontario con dolo eventuale rimane una mera ipotesi che richiede ulteriori approfondimenti.
Inoltre, sono in corso verifiche sulla posizione di altri carabinieri per accertare eventuali reati come frode processuale o depistaggio, ma è fondamentale non giungere a conclusioni affrettate, rispettando la presunzione di innocenza e il contesto operativo in cui i militari si trovano ad agire.
Un attacco alle forze dell’ordine?
Come spesso accade in casi simili, il dibattito pubblico si è rapidamente trasformato in un attacco diretto all’Arma dei Carabinieri, con accuse e speculazioni che rischiano di delegittimare chi opera ogni giorno per garantire la sicurezza dei cittadini. Dichiarazioni come quelle dell’ex capo della Polizia Franco Gabrielli, che ha criticato apertamente l’operato dei militari, contribuiscono a creare un clima di sfiducia e a destabilizzare le istituzioni, favorendo una narrazione parziale e ideologica.
Sicurezza e sostegno alle forze dell’ordine: una priorità nazionale
Questo episodio evidenzia l’urgenza di sostenere le forze dell’ordine, garantendo loro strumenti adeguati e una cornice normativa che ne tuteli l’operato. La sicurezza non può essere sacrificata sull’altare delle polemiche politiche: occorre ribadire con forza che l’ordine pubblico è un pilastro essenziale della nostra società.
Le indagini faranno il loro corso, ma è fondamentale evitare strumentalizzazioni e delegittimazioni, riconoscendo il lavoro svolto da chi ogni giorno affronta situazioni critiche con coraggio e professionalità. La priorità deve restare la tutela della sicurezza di tutti i cittadini, senza ambiguità né compromessi.