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Caos nel PD: Schlein sotto assedio sulla Difesa europea

14 Mar 2025 - Italia

Dopo lo strappo di Strasburgo, la segretaria dem affronta il test parlamentare sul Consiglio Europeo. Riformisti in pressing, rischio spaccatura sulla mozione. L’ombra di un congresso anticipato si fa più concreta.

Caos nel PD: Schlein sotto assedio sulla Difesa europea

Il Partito Democratico si appresta ad affrontare una settimana cruciale, con la segretaria Elly Schlein chiamata a testare la tenuta della sua maggioranza interna su un tema che sta creando profonde spaccature nel partito: la politica di difesa europea. Il 18 marzo al Senato e il 19 alla Camera, la presidente del Consiglio riferirà in vista del vertice del Consiglio Europeo del 20-21 marzo a Bruxelles. In quell’occasione, il PD dovrà chiarire una posizione che appare sempre più fragile e contraddittoria, dopo lo strappo consumatosi a Strasburgo sulla risoluzione per il riarmo europeo.

Spaccatura su ReArm Europe: Schlein in difficoltà

Il voto al Parlamento Europeo sul Libro Bianco della Difesa ha messo in luce una profonda divisione tra l’ala riformista e la segreteria del partito. Se la linea iniziale di Schlein era orientata verso un chiaro ‘no’, alla fine è prevalsa una soluzione di compromesso: astensione per la maggioranza della delegazione dem, ma con dieci eurodeputati che hanno votato a favore, in netta discontinuità con la posizione ufficiale. Tra questi ultimi, spiccano nomi di peso come Stefano Bonaccini e Pina Picierno, segnale evidente che la frattura interna è tutt’altro che risolta.

La stessa Schlein ha tentato di giustificare la scelta dell’astensione affermando che “la difesa comune europea è una cosa ben diversa dal riarmo dei singoli 27 Stati membri e non deve avvenire a discapito degli investimenti nel sociale”. Una posizione che, però, non ha convinto i riformisti del partito, sempre più insofferenti verso quella che considerano un’ambiguità di fondo della segretaria sul posizionamento internazionale del PD.

Tensioni sulla mozione parlamentare: rischio nuovi strappi

L’attenzione ora si sposta sul Parlamento italiano, dove il PD dovrà presentare una mozione che stabilisca la sua linea sul Consiglio Europeo. Tuttavia, fonti interne al partito rivelano che il testo non è ancora stato definito, segno della difficoltà nel trovare una sintesi tra le varie anime dem. Il rischio è quello di un nuovo “incidente di percorso”, con una spaccatura che potrebbe emergere ancora più chiaramente nel voto in Aula.

La strategia, per evitare un ulteriore terremoto interno, è quella di lavorare a un testo condiviso che possa garantire il massimo della compattezza. Tuttavia, se nel partito la tensione resta alta, nel centrodestra si osserva con attenzione la possibilità di mettere ulteriormente in difficoltà il PD, magari con una risoluzione dai toni fortemente europeisti che potrebbe spaccare i riformisti dalla segreteria. Uno scenario che, peraltro, potrebbe complicare anche la tenuta della stessa maggioranza di governo, dove esistono sensibilità differenti, in particolare da parte della Lega, poco incline a un’integrazione avanzata in materia di difesa.

I riformisti del PD in pressing: la segretaria può reggere?

Se da una parte i fedelissimi di Schlein minimizzano la portata della spaccatura, dall’altra l’ala riformista appare sempre più determinata a marcare le proprie differenze. Piero Fassino ha definito la scelta dell’astensione “incomprensibile”, sottolineando che “il posizionamento internazionale di un partito ne definisce identità, profilo e credibilità”. Di diverso avviso Gianni Cuperlo, secondo cui la linea di Schlein è coerente con il percorso deciso nell’ultima direzione.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la vera questione è un’altra: Schlein ha il controllo del partito o il PD è ormai avviato a una resa dei conti? L’ala riformista, pur non dichiarando apertamente l’intenzione di sfidare la leadership, sta alzando il livello dello scontro. E c’è chi ipotizza che figure come Pina Picierno potrebbero assumere un ruolo più incisivo nei prossimi mesi, proprio in vista della partita europea su ReArm e Ucraina.

Congresso straordinario all’orizzonte?

Se fino a qualche settimana fa l’ipotesi di un congresso anticipato sembrava impensabile, ora la prospettiva non è più un tabù. L’ex senatore Luigi Zanda è stato il primo a evocare questa possibilità, anche se la maggioranza del PD sembra convinta che Schlein abbia ancora il controllo del partito, grazie soprattutto alla forza nei territori e all’aumento dei tesseramenti.

Tuttavia, il dibattito interno resta acceso: Andrea Orlando ha proposto un congresso tematico, senza conta interna, per affrontare i nodi politici più spinosi. Altri, invece, rilanciano l’idea di un referendum tra gli iscritti su temi chiave come la politica europea, la guerra e le alleanze. Entrambe le ipotesi servirebbero a dare l’impressione di un partito coeso, ma il rischio è che emergano ancora più chiaramente le divisioni di fondo.

Conclusione: il PD può reggere questa tensione?

La crisi interna al Partito Democratico è ormai evidente e difficilmente risolvibile con semplici mediazioni. La frattura tra l’ala riformista e la segreteria Schlein rischia di acuirsi nelle prossime settimane, specialmente se la linea sulla difesa europea dovesse rimanere ambigua. Con il centrodestra che osserva e attende un ulteriore passo falso, e la maggioranza interna sempre più in bilico, il PD si trova davanti a un bivio: cercare una sintesi che possa tenere insieme tutte le anime o prepararsi a un possibile scontro congressuale che ridisegni gli equilibri interni.

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