Blackout Iberico, il fallimento delle rinnovabili?
29 Apr 2025 - Europa
Il maxi blackout che ha paralizzato Spagna, Portogallo e Francia accende il dibattito: l'eccesso di energia verde potrebbe aver destabilizzato la rete elettrica.

Il blackout iberico: la fragilità del mito ecologista
Il 28 aprile 2025 passerà alla storia per il blackout senza precedenti che ha paralizzato Spagna, Portogallo e parte della Francia meridionale. Bastati appena cinque secondi per mandare in tilt un sistema elettrico intero, causando il blocco totale di servizi essenziali, infrastrutture critiche e trasporti. Sebbene il governo spagnolo di Pedro Sánchez abbia istituito una commissione d’inchiesta e richiesto persino il supporto di Bruxelles, una spiegazione chiara e definitiva tarda ancora ad arrivare.
Il ruolo delle rinnovabili: eccesso di produzione e instabilità
Mentre si ipotizzano sabotaggi informatici e guasti tecnici, emerge con forza una pista poco gradita ai sostenitori della cosiddetta “rivoluzione verde”: l’eccessiva e intermittente produzione di energia rinnovabile. Secondo alcune analisi preliminari di Red Eléctrica, infatti, l’origine del blackout potrebbe risiedere proprio in un improvviso picco della produzione fotovoltaica, che avrebbe immesso nella rete una quantità di elettricità superiore alla domanda reale. Il conseguente sbalzo di tensione avrebbe provocato un effetto domino che ha rapidamente destabilizzato l’intero sistema.
Questo scenario è coerente con quanto sostenuto da diversi esperti, tra cui l’economista energetico Davide Tabarelli, il quale sottolinea che la massiccia introduzione di fonti intermittenti come solare ed eolico ha reso le reti elettriche estremamente vulnerabili. Tali fonti, prive della stabilità e inerzia garantita dalle centrali nucleari o termiche tradizionali, non sono in grado di gestire repentini squilibri tra offerta e domanda.
La verità scomoda: le rinnovabili non bastano da sole
Contrariamente a quanto affermato dal premier Sánchez, il problema non è la carenza di energia nucleare, bensì la scarsa capacità delle rinnovabili di assicurare una fornitura stabile e prevedibile. Questo episodio dovrebbe essere un campanello d’allarme per l’Italia e per tutta l’Europa: affidarsi in maniera dogmatica alle energie verdi, ignorando tecnologie affidabili come quella nucleare o del gas naturale, rischia di compromettere seriamente la sicurezza energetica dei nostri Paesi.
Anche l’allarme lanciato dalla raffineria Repsol di Cartagena pochi giorni prima del blackout, a causa di “gravi problemi tecnici con l’alimentazione elettrica”, potrebbe essere stato un ulteriore sintomo di una rete elettrica già al limite, incapace di sostenere sbalzi improvvisi.
Verso una transizione energetica realista e pragmatica
Se l’Europa vuole evitare che simili blackout si ripetano, deve urgentemente rivedere la sua politica energetica, puntando su un mix equilibrato e diversificato. Investimenti in tecnologie come nucleare di nuova generazione e gas naturale sono indispensabili per bilanciare l’instabilità delle rinnovabili, garantendo così la sicurezza energetica e proteggendo cittadini e imprese da future crisi.
Il caso iberico deve insegnare qualcosa all’Italia, che ancora rincorre ideologie ambientaliste senza una reale analisi costi-benefici. La sovranità energetica passa dalla capacità di garantire continuità, stabilità e indipendenza, non certo dai dogmi ecologisti che mostrano oggi tutta la loro fragilità.