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Biden ha graziato Hunter per proteggere gli affari di famiglia in Ucraina?

22 Feb 2025 - USA

Poco prima di lasciare la Casa Bianca, Joe Biden ha concesso una grazia totale e preventiva al figlio Hunter, bloccando ogni possibile indagine sui suoi affari in Ucraina. Un atto di clemenza o una mossa per mettere a tacere uno scandalo?

Biden ha graziato Hunter per proteggere gli affari di famiglia in Ucraina?

Lo scandalo degli affari della famiglia Biden in Ucraina ha avuto un epilogo che sa di beffa. Joe Biden, prima di lasciare la Casa Bianca, ha concesso una grazia totale e preventiva a suo figlio Hunter, blindandolo da qualsiasi futura accusa federale. Un atto senza precedenti, che arriva dopo anni di indagini, fughe di notizie e tentativi di insabbiamento da parte dell’establishment democratico. Ma cosa c’è davvero dietro questa storia?

L’intreccio di affari torbidi tra Burisma, oligarchi ucraini e il clan Biden è ormai noto, ma la vera domanda è se Joe Biden abbia utilizzato il potere presidenziale per garantire l’impunità alla sua famiglia, coprendo un gigantesco conflitto di interessi.

Il ruolo di Burisma: un contratto dorato per Hunter Biden

Nel 2014, Hunter Biden entra nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, una delle principali compagnie energetiche private dell’Ucraina, fondata dall’oligarca Mykola Zlochevsky. Quest’ultimo, già sotto inchiesta per corruzione e riciclaggio di denaro, assume Hunter Biden senza che quest’ultimo avesse alcuna esperienza nel settore energetico o nella regione. Eppure, il figlio del vicepresidente degli Stati Uniti ottiene uno stipendio di circa 83.000 dollari al mese per il suo ruolo simbolico.

I motivi sono evidenti: Burisma stava cercando protezione politica e quale miglior modo per ottenerla se non attraverso il figlio di colui che gestiva la politica americana verso Kiev? La situazione si complica ulteriormente quando nel 2016 il procuratore generale ucraino Viktor Shokin, che aveva avviato un’inchiesta su Burisma, viene improvvisamente rimosso.

Joe Biden minaccia l’Ucraina per proteggere Burisma

Joe Biden stesso ha raccontato l’episodio in un’intervista pubblica, vantandosi di aver imposto un ultimatum al governo ucraino: se Shokin non fosse stato rimosso, gli Stati Uniti avrebbero bloccato un miliardo di dollari di aiuti a Kiev. Poche ore dopo, Shokin fu licenziato.

L’argomentazione ufficiale della Casa Bianca era che Shokin fosse inefficiente nel combattere la corruzione. Ma questa spiegazione non regge, perché più fonti ucraine hanno confermato che il procuratore stava raccogliendo prove su transazioni sospette tra Burisma e la rete di Hunter Biden. A questo punto la domanda sorge spontanea: Joe Biden ha usato il suo incarico per proteggere gli affari della sua famiglia?

Flussi di denaro e società di comodo: come la famiglia Biden ha guadagnato dall’Ucraina

Le inchieste del Senato USA hanno portato alla luce trasferimenti di denaro sospetti che passano attraverso una rete complessa di società di comodo. Alcuni di questi flussi finanziari rivelano pagamenti per milioni di dollari da Burisma a società riconducibili a Hunter Biden e ai suoi soci d’affari, con movimenti di denaro che attraversano più paesi nel tentativo di renderne difficile il tracciamento.

Le e-mail emerse durante le indagini mostrano conversazioni tra Hunter Biden e i dirigenti di Burisma, in cui questi ultimi chiedevano espressamente “influenza” sulla politica americana. Il coinvolgimento della famiglia Biden negli affari esteri si allarga ulteriormente quando emergono prove delle operazioni finanziarie di James Biden, fratello di Joe, anch’egli coinvolto in una fitta rete di contratti e transazioni opache tra Ucraina, Cina e altri paesi. Il cognome Biden si trasforma in un vero e proprio passaporto per ottenere accesso privilegiato alla politica e al denaro.

Il caso Smirnov e il tentativo di depistaggio

Nel 2024, un informatore dell’FBI, Alexander Smirnov, ha ammesso di aver fornito informazioni false su presunti pagamenti diretti a Joe e Hunter Biden da parte di Burisma. La rivelazione è stata immediatamente sfruttata dai media progressisti per screditare l’intera inchiesta, ignorando il fatto che le prove documentali su operazioni finanziarie sospette tra Burisma e la rete Biden restano solide.

Il Dipartimento di Giustizia, sotto l’amministrazione Biden, ha utilizzato ogni mezzo per limitare l’indagine, occultando documenti chiave e rallentando le audizioni dei testimoni. Un atteggiamento che solleva ancora più sospetti: perché tutto questo accanimento se non c’è nulla da nascondere?

La grazia preventiva: una fuga dalla giustizia?

Prima di lasciare la Casa Bianca, Joe Biden ha concesso una grazia totale e preventiva a Hunter Biden, chiudendo così ogni possibile indagine federale sul suo operato. Questo significa che, anche se emergessero nuove prove, Hunter Biden non potrà mai essere processato per i suoi affari in Ucraina.

Si tratta di un atto senza precedenti nella storia americana moderna e che evidenzia il timore della famiglia Biden che il nuovo presidente possa autorizzare indagini indipendenti. La grazia preventiva appare come una vera e propria ammissione di colpa mascherata, un tentativo disperato di sigillare il dossier Burisma prima che altre verità compromettenti possano venire alla luce.

Gli Stati Uniti hanno assistito a un insabbiamento di Stato?

Lo scandalo Burisma non è solo un caso di corruzione familiare, ma rappresenta il più grande conflitto di interessi della politica americana moderna. Un vicepresidente che usa il suo potere per proteggere una compagnia che paga suo figlio, milioni di dollari in tangenti nascoste dietro contratti di consulenza, un apparato mediatico e giudiziario compiacente che ha lavorato per insabbiare lo scandalo e una grazia presidenziale preventiva che mette fine a ogni possibilità di processo.

Con l’uscita di scena di Joe Biden, i repubblicani al Congresso promettono di riaprire il dossier e fare luce sulle responsabilità della famiglia Biden. Tuttavia, con Hunter già graziato, il vero interrogativo è se emergeranno nuove prove che potrebbero compromettere altri membri della rete Biden. La sensazione è che questa storia sia tutt’altro che chiusa e che la verità, nonostante i tentativi di seppellirla, prima o poi verrà a galla.

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