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Arabia Saudita: al via, domani, i colloqui USA-Russia per la pace in Ucraina, ma Kiev ed Europa restano fuori

17 Feb 2025 - Mondo

Negoziati riservati tra emissari americani e russi per mettere fine al conflitto, senza la partecipazione né del governo ucraino né dei Paesi europei

Arabia Saudita: al via, domani, i colloqui USA-Russia per la pace in Ucraina, ma Kiev ed Europa restano fuori

Gli Stati Uniti puntano a chiudere la guerra in Ucraina

Gli Stati Uniti non perdono tempo e muovono concretamente i primi passi per porre fine alla guerra in Ucraina. Già questa settimana inizieranno i primi colloqui, ma la notizia più rilevante è che né l’Ucraina né i Paesi europei sono stati coinvolti in questa fase iniziale. L’inviato della Casa Bianca per il Medioriente, Steve Witkoff, accompagnato dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, si recherà infatti in Arabia Saudita per incontrare una delegazione russa e capire se ci siano margini per un cessate il fuoco, ma ciò avverrà senza la presenza di rappresentanti di Kiev o dell’Unione Europea.

La posizione di Kiev e le parole di Rubio

Secondo una fonte governativa ucraina citata dalla Bbc, Kiev non ha ricevuto alcun invito ufficiale e dunque non sarà presente ai colloqui in Arabia Saudita. È un’assenza che ha suscitato perplessità anche negli Stati Uniti, dove il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato, in un’intervista alla Cbs, che si capirà nelle prossime settimane se Vladimir Putin è realmente serio riguardo a un accordo di pace. Rubio ha ricordato la telefonata del 12 febbraio tra Donald Trump e lo stesso Putin, affermando che dovrà tradursi in azioni concrete e che saranno proprio i prossimi giorni a stabilire se le intenzioni di Mosca sono autentiche. Ha poi sottolineato che, quando i negoziati entreranno nel vivo, l’Ucraina dovrà inevitabilmente essere coinvolta poiché è il Paese invaso, e gli europei dovranno avere voce in capitolo perché hanno imposto sanzioni contro la Russia.

Perché l’Europa è stata esclusa

La scelta di non invitare l’Europa in questa fase sembra rispondere a tre ordini di motivi, che molti osservatori interpretano come un chiaro segnale di come gli Stati Uniti vogliano condurre il negoziato. In primo luogo, riducendo il numero degli attori, si semplifica la ricerca di un accordo dopo due anni di retorica fortemente ostile verso la Russia. In secondo luogo, gli Stati Uniti sembrano trattare l’Europa come una propria colonia, mostrandolo apertamente al mondo e costringendo il vecchio continente a prendere coscienza di questo squilibrio di potere finché non emergerà una classe dirigente europea più autonoma. Infine, c’è chi ritiene che Washington e Mosca stiano già definendo un’eventuale spartizione delle risorse presenti nel sottosuolo ucraino, che includono metalli come ferro, manganese e titanio, grandi giacimenti di carbone e petrolio, significative riserve di gas naturale e terre rare fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate. Tutti elementi che, in prospettiva, possono garantire non solo enormi profitti nel settore energetico e industriale ma anche un maggiore controllo strategico sulle forniture destinate ai mercati globali, e soprattutto a quelli europei.

Prospettive e dubbi sul futuro

Resta da vedere se questa strategia porterà davvero a una pace duratura o se produrrà soltanto un accordo di facciata. È plausibile che, senza il coinvolgimento di Kiev, un’eventuale intesa non possa reggere nel lungo periodo. Al tempo stesso, l’Europa assiste impotente a un tavolo negoziale dal quale è stata estromessa, nonostante le conseguenze dirette del conflitto sul continente. Le prossime settimane saranno determinanti per capire se l’iniziativa statunitense incontrerà una reale volontà di compromesso da parte di Vladimir Putin, oppure se rimarrà un semplice tentativo di diplomazia segreta destinato a rimanere incompiuto o a tradursi in un ulteriore elemento di pressione geopolitica.

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