Amazon archivia il “woke”: stop a benefit e privilegi divisivi
25 Gen 2025 - USA
Con il ritorno di Trump, il colosso dell’e-commerce abbandona le politiche DEI. Via le sezioni dedicate a minoranze e benefit specifici, focus su equità e meritocrazia.

Amazon archivia il “woke”: l’era del buonsenso si fa strada
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sta segnando un cambio di passo significativo anche nel mondo delle grandi aziende, con il declino delle politiche “woke” che per anni hanno dominato la narrativa aziendale. Tra i giganti che stanno ridefinendo il proprio approccio spicca Amazon, che ha recentemente deciso di eliminare o modificare molte delle sue iniziative legate alla Diversità, Equità e Inclusione (DEI).
Stop alle politiche di divisione
Secondo quanto riportato da fonti internazionali, Amazon ha progressivamente rimosso dai propri siti menzioni e programmi legati a specifici gruppi di minoranza, consolidandoli in dichiarazioni più generali sull’equità. Le sezioni precedentemente intitolate “Equità per le persone nere” e “Diritti LGBTQ+” sono scomparse, sostituite da un impegno generico a favore di un trattamento equo per tutti i dipendenti.
Questa decisione rappresenta un ritorno al buon senso, allontanandosi da politiche divisive che privilegiavano alcuni gruppi a scapito di altri. Ora, la nuova sezione aggiornata afferma chiaramente che “il trattamento iniquo di chiunque, comprese le persone nere, le persone LGBTQ+, gli asiatici, le donne e altri, è inaccettabile”. Si parla finalmente di inclusione reale, senza discriminazioni al contrario.
L’eliminazione dei privilegi “di nicchia”
Amazon ha anche rimosso i riferimenti a benefit specifici che negli anni erano stati introdotti per soddisfare le richieste di gruppi ristretti. Tra questi, spicca la cancellazione dei benefit sanitari legati alla cosiddetta “affermazione di genere”, precedentemente basati sugli standard della controversa World Professional Association for Transgender Health (WPATH). Inoltre, l’azienda ha abbandonato la promessa di sostenere attivamente legislazioni federali o statali a favore di protezioni speciali per i transgender.
Un messaggio chiaro: basta con il “woke”
Questa inversione di marcia non è casuale. Dopo anni di politiche aziendali influenzate da ideologie che dividevano anziché unire, il segnale inviato da Amazon è chiaro: il focus torna sull’efficienza, sulla meritocrazia e sull’inclusione autentica, senza cedere a pressioni ideologiche esterne.
Le reazioni, prevedibilmente, non si sono fatte attendere. Alcuni dipendenti hanno espresso preoccupazione per il futuro di benefit e programmi specifici. Tuttavia, la maggioranza degli osservatori riconosce che queste politiche rappresentano un passo necessario per restituire neutralità e giustizia alle dinamiche aziendali, eliminando costosi privilegi di nicchia che pesavano sui bilanci e generavano malcontento tra la forza lavoro.
Il vento del cambiamento
L’era Trump sta riportando il buon senso non solo nella politica, ma anche nel mondo aziendale. Amazon si sta posizionando come un esempio di come le grandi realtà possano prosperare abbandonando l’ideologia woke per concentrarsi su ciò che conta davvero: un ambiente di lavoro equo per tutti, senza discriminazioni né favoritismi.